Sybil Warwick, una donna che
visse duecento anni fa a Brentford, un tranquillo paesino della provincia
inglese, era sempre stata vecchia; le pareti della sua casa erano gli alberi
del bosco, il suo tetto un cielo di stelle. Niente di più facile che una persona
così si guadagnasse l'infamante appellativo di strega. E infatti Sybil, un
brutto giorno, fu condannata a una pena orribile: fu sepolta nel bosco, ma
ancora viva! Da qui nacque la sua sinistra fama. Si dice che rispuntò dalla
terra orrendamente trasformata e, ancora oggi, secondo qualcuno, il suo
fantasma si aggira tra i tronchi nodosi degli alberi di Brentford in cerca di
vittime. Una leggenda, certo, ma Dylan Dog sa bene che le leggende, a volte,
possono anche uccidere!
La risposta dylaniata a The Blair
Witch Project, film del 1999 (diretto da Daniel Myrick e Eduardo Sanchez)
citato più volte nel corso dell’ albo, è una storia tutto sommato discreta scritta
da Chiaverotti. Malgrado la trama non brilli certo per originalità, sia per le
continue citazioni al modello di riferimento fin dall’incipit, sia perché ci
troviamo di fronte all'ennesimo giallo, con soluzione peraltro già vista (leggasi
Jekyll!), con grande mestiere il Chiave tira fuori alcuni momenti
orrorifici piuttosto inquietanti (le sorelline, l'aggressione di Claire ad opera
della strega, ecc..) coadiuvato dall'indispensabile Mari, preziosissimo nel
creare da solo la giusta atmosfera. I disegni di Nicola sono sublimi, regalano
squarci di puro terrore e mantengono elevata una certa inquietudine in tutte le
tavole, riuscendo a far diventare quasi un protagonista aggiunto il lugubre
vento (“che porta le voci dei fantasmi bambini”) che sibila nei boschi intorno
a Brentford. Nel narrarci la mitologia e le origini della strega, Chiaverotti
torna a confezionare una “storia nella storia” con didascalie e cornicette come
si usava fare a volte nei primi 100 (vedasi Dal Profondo, ecc..). Il
risvolto soprannaturale è apprezzabile anche perché mette una pezza ad alcune perplessità
emerse nella “confessione” del colpevole. La strega però è un po’ troppo loquace,
spiegando il perché e il per come, mentre l’albo avrebbe giovato di una
conclusione improntata a un maggior ermetismo, lasciando qualche dubbio al
lettore. La copertina di Stano promette quella dose di orrore che poi verrà mantenuta
all’interno. La sua strega levitante e con quei raggi che sprigiona dalle dita
ricordano più, invero, le sue “colleghe” affrontate da Dylan in Le nottidella luna piena; apprezzabile la colorazione dello sfondo, l’unica cosa
che non mi convince sono le dita della mano sinistra di Dylan che sembrano tutte
rotte.
Curiosità: (1) A pag. 64 gli
occhi della strega alle spalle di Claire (ma anche le sue braccia nella tavola
successiva) ricordano la scena del primo omicidio in Suspiria di Dario
Argento. (2) A pag. 35 Dylan ci ricorda il suo cattivo rapporto con i telefoni
cellulari, anche se qualche pagina più avanti ne ammetterà l’utilità (almeno
qualche volta).
BODYCOUNT: 7
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “L-la strega
strappa le anime… come fossero cuori… cuori colmi di tenebra… La tenebra ha
tanti volti… ma i suoi lineamenti sono sempre gli stessi… bisogna saperli
riconoscere…”.
VOTO: 7
Soggetto: Chiaverotti (53)
Sceneggiatura: Chiaverotti (54)
Disegni: Mari (10)