mercoledì 11 novembre 2020

Dylan Dog #33 - Jekyll!

 

Il professor Jekyll ha sulle spalle il fardello di un nome imbarazzante. Ma, come se non bastasse, insieme a quel nome ha ereditato anche la follia del signor Hyde, una metà oscura che si aggira sghignazzante per i vicoli di Londra. È veramente lui il demoniaco “uomo che fa paura”, libero di insanguinare la notte? Non c'è nessuna certezza dove tutti hanno due facce, pensa Dylan Dog

Il CAPOLAVORO di Corrado Roi sulla serie regolare. Se considero quest'albo tra i migliori dell’epopea dylaniata, il merito va principalmente attribuito a lui. Nelle prime tavole in cui compare Mr. Hyde, intravedo, a costo di essere blasfemo (o suonato), anche qualche richiamo a Dino Battaglia. Lo stesso Roi si auto-omaggia a pag. 46 con l’articolo in cui compaiono disegni “ad opera di Conrad Roy”.  Molti fan lamentano, invece, un finale forzatissimo. E forse hanno ragione. Ma che importa quando ci si può lasciare trasportare tra le strade di una Londra che pare tornata indietro nel tempo, con Hyde che imperversa insieme al suo temibile corvo, tra sangue, decapitazioni, vetri infranti e bulbi oculari estirpati, con il sottofondo dell'inquietante filastrocca dell'"uomo che fa paura"? Quando sfogliamo pagine tra le più erotiche mai viste su Dylan Dog? Quando assistiamo a un'inesorabile discesa nella follia, cullati dalle citazioni di Poe e Stevenson (a proposito.. il suo Strano caso del Dr. Jekyll & Mr. Hyde è ancora fresco e piacevole da leggere nonostante i cento e rotti anni sul groppone). Il corvo, oltre allo scrittore di Boston, naturalmente richiama alla mente anche Opera di Dario Argento. Sclavi indaga ancora il tema del doppio, anche se qui sarebbe più corretto parlare di “quadruplo”, con maggiori implicazioni psicanalitiche rispetto agli albi precedenti. Da una parte assistiamo a una progressiva perdita della personalità e all’identificazione nel mostro che tutti sospettavano essere. Dall’altra abbiamo un disturbo dissociativo dell’identità presente ab origine ma che solo nell’epilogo viene rivelato, anche se vi sono indizi per arrivarci già prima (il cognome di Fay). A proposito di onomastica, Lesley, che in fatto di fascino e sensualità batte 4-0 la sua controparte, deve sicuramente il nome all’attrice britannica Lesley-Ann Down. La sceneggiatura di Sclavi alterna momenti di puro horror, con picchi di crudeltà inusuali in un fumetto “popolare” (ancora una volta osa con l’uccisione di un bambino) ad altri più leggeri, affidati al solito Groucho che per l’occasione tira pure in ballo i suo “fratelli” in una gag nonsense come poche altre. Tra i tanti momenti indimenticabili dell’albo, mi piace citare pag. 38 con le vignette del piccolo Timmy che non arriva alla maniglia, speculari a quelle dell’arrivo di Lesley sul luogo del delitto e con al centro Mr. HYde che, di spalle, si allontana nel buio di Londra. Ottima ed in linea con il titolo la copertina di Villa.

Curiosità: (1)Dylan torna ad Harlech. Era già successo nel numero precedente senza che fosse dato risalto all’evento però. (2) Non è la prima volta che Roi disegna Bloch intento a fumare, ma qui il buon ispettore esagera. (3)A Dylan non piace Hellraiser di Clive Barker per il troppo sangue e la mancanza di ironia. (4) La storia abbraccia un periodo di tempo narrativo piuttosto ampio: inizia a maggio del 1988 e si conclude diversi mesi dopo il maggio del 1989.

BODYCOUNT: 5

TIMBRATURA: Sì (1, Fay)

CITAZIONE: “Viene la notte, la notte nera, con ali di corvo vola leggera..  viene la notte, la notte scura e viene l’uomo che fa paura”

VOTO: 10

Soggetto: Sclavi (32)

Sceneggiatura: Sclavi (28)

Disegni: Roi (6)

2 commenti:

  1. Ma intendi che è l'unica volta che fuma a ripetizione o intendi che è l'unica volta che fuma in generale? Perché Bloch che fuma il sigaro c'era praticamente in tutte le storie disegnate da Roi nei primi anni.

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    1. Che fuma a ripetizione. Però ho scritto male. Correggerò.

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