venerdì 13 novembre 2020

Dylan Dog Special #3 - Orrore Nero

 

Buffalora, un piccolo paese da qualche parte in Italia e oltre i confini del possibile. A Buffalora la gente vive, muore e torna a vivere! Francesco Dellamorte fa la guardia al cimitero e di certo non ha il tempo d'annoiarsi… Cosa lega questo dimenticato avamposto della follia con le indagini di un singolare Indagatore londinese? Chi è il killer spietato che segue la scia dei morti viventi? Qual è il segreto delle resurrezioni di Buffalora? Centotrenta pagine di orrore nero!

Primo speciale ad abbandonare la formula a episodi; dei primi sei, quello che preferisco meno. Che non significa che non mi sia piaciuto. Iniziamo dal protagonista: chi è? Dylan Dog? No! Francesco Dellamorte? Neanche! E' Tony "Lobianco" White! Dylan scompare e riappare in versione giustiziere per vendicare chi? Joey, un ragazzino qualunque che non si fa in tempo a prendere in simpatia o a odiare che è già stato fatto fuori. Il particolare più sconcertante è che Dylan pianifica un omicidio a sangue freddo e Bloch lo giustifica pure. Per l’occasione smentisce anche la sua fama di pessimo pedinatore. Si avverte molto, inoltre, la differenza tra la parte poliziesca, sceneggiata da Mignacco, con un’inedita infiltrazione mafiosa a Londra e quella ambientata a Buffalora, affidata alle cure di Sclavi. Più canonica la prima con alcuni passaggi poco convincenti (Dylan e Bloch che conversano tranquillamente di morti ammazzati davanti a un dodicenne), più poeticamente nichilista la seconda in cui sono racchiusi i momenti migliori dell’albo. Idea vincente aver utilizzato come trait d’union tra le due il richiamo al mitico n. 1. Lo zampino di Xabaras, anche se indiretto, aggiunge quel profumino di zolfo che rende la storia più appetitosa.  Passando agli altri aspetti positivi, non possiamo non partire da Francesco Dellamorte , gran personaggio che Sclavi teneva nel cassetto da anni e che, nelle intenzioni del Tiz, avrebbe dovuto essere protagonista della serie poi divenuta Dylan Dog. I due hanno diversi in punti in comune, anche se in quest’albo non sono ancora così evidenti. All'uscita dello speciale nessuno sapeva chi fosse il becchino di Buffalora: libro e film Dellamorte Dellamore sarebbero usciti solo successivamente. Forse per questo resta un po’ avulsa dal contesto la scena in cui "si porta avanti con il lavoro". Ha un assistente, Gnaghi, che rivedremo apparire a sorpresa accanto a Dylan dopo il n. 400. Tony White è invece antagonista di spessore; imperversa a ruota libera con la sua lucida follia e con la sua voglia di uccidere (che gli da piacere fisico!). Come Dylan e Dellamorte, anche lui ha la sua spalla, Falstaff, altro personaggio azzeccato, con la sua filosofia spicciola. Sclavi e Mignacco mettono su una bella carneficina; ancora una volta il Tiz, ormai novello erode, non risparmia bimbi e ragazzini. Esordio in sordina di uno dei disegnatori più longevi, amati e prolifici della serie, Giovanni Freghieri. La sua prova è senza picchi, lontano dalle sue peggiori, ma anche da quelle migliori. I lineamenti di Dylan risultano troppo marcati rispetto al viso morbido cui ci abituerà. A questo proposito, come segnalato dal mio affezionato e attento lettore Leprecano, lo stesso Freghieri non fusoddisfatto di come aveva ritratto Dylan e così ridisegnò le vignette in cui appariva per la ristampa della storia sul cartonato Mondadori; poi sul "Super book" venne confermata la versione Mondadori. Ho confrontato le versioni ed in effetti è così. Il lavoro di restyling in alcune vignette è minimale, in altre piuttosto deciso. Basta confrontare le due versioni della 21° tavola: sembra che il nostro abbia fatto una rinoplastica! Bella la copertina di Villa, l’ultima realizzata per gli Speciali, con il ritornante alla finestra e l’immancabile margine strappato, in questa occasione da un colpo di pistola.

Nel complesso una storia molto buona, che avrà una piccola “coda” in Stelle cadenti realizzata in occasione della ri-pubblicazione a colori su cartonato gigante Mondadori, di cui parleremo a tempo debito. Non si può non citare poi il volumetto dell’Enciclopedia della Paura, allegato allo speciale, questa volta dedicato al Cinema Horror dalla A alla Z. In epoca pre-internettiana una piccola chicca, anche se bisognerebbe tirare le orecchie ai curatori Medda, Serra e Vigna per non aver inserito un capitoletto su John Carpenter.

Curiosità: (1)Nella mia fine è il mio principio, titolo  di un capitolo di questa storia, era il motto di Maria Stuart e celebre verso di una poesia di Thomas Eliot nonché il titolo di un romanzo di Agatha Christie. (2)Di nuovo la celebre frase di Zombi citata a pag. 4 (3)Pare che a Dylan non piacciano gli Iron Maiden.. non era appassionato anche di heavy metal?? (4)Inedita e mai più rivista su pagine dylaniate l’onomatopea “splatter” utilizzata a pag. 20.

BODYCOUNT: 44 (ritornanti compresi) oltre a un numero imprecisato di scagnozzi del boss Castello

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Quanto è sottile, sottilissimo, eppure immenso come lo spazio e tutte le sue stelle che non si possono contare, lo spazio che separa la vita dalla morte. E neanche in sogno c’è un altro posto dove poter fuggire”.

VOTO: 8

Soggetto: Sclavi (33)

Sceneggiatura: Sclavi (29), Mignacco (3)

Disegni: Freghieri (1)

6 commenti:

  1. Segnalo una curiosità piuttosto importante: Freghieri non era soddisfatto di come aveva ritratto Dylan e così ridisegnò le vignette in cui appariva per la ristampa della storia sul cartonato Mondadori; poi sul "Super book" venne confermata la versione Mondadori. Non ricordo la fonte, ma ricordo che avevo confrontato il mio "Super book" con alcune tavole originali trovate in rete ed effettivamente si notava che il volto di Dylan era diverso.

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    1. Possiedo sia il cartonato Mondadori che l'originale ma non mi ero mai accorto della cosa. Confronto al volo e se confermato, aggiungo la tua segnalazione. Grazie!

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    2. Confermato! E inserito segnalazione a tuo nome! Ti devo assumere come consulente :) Se volessi collaborare al blog più attivamente, anche con la pubblicazione di articoli, sei il benvenuto. L'unica cosa che ti impedirei di fare sono le classifiche! :lol:

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  2. Fai tu, che scrivi meglio di me! Io mi limito a fornire qualche curiosità :) !

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  3. Riletta oggi, m’è sembrata ancor meglio del solito: trovo eccezionale anche la parte londinese. Memorabile la sequenza non mostrata dell’omicidio di Joey: si passa dalla vignetta col suo primo piano sgomento a quelle in cui a essere sgomenti sono Dylan e Groucho, per la sua morte.

    Sulla questione del capitoletto non dedicato a John Carpenter, ti segnalo che gli stessi Medda, Serra e Vigna lo hanno poi inserito nel libretto sul cinema di fantascienza allegato al primo speciale di “Nathan Never”, e hanno scritto testuali parole: “Regista discontinuo, spesso fuori misura, incompreso in patria e sopravvalutato in Europa”. E poi: “”La cosa” (1982) è invece un mediocre remake del film “La cosa dall’altro mondo” (1981)”.

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    1. Questa era meglio se non me la segnalavi! Evidentemente il trio sardo non amava molto il cinema dello zio John. Spero che nel frattempo si siano ricreduti!

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