domenica 15 novembre 2020

Dylan Dog Fuoriserie - L'orrore

 

Che cos'è l'orrore? Mostri senza tempo, allucinazioni e chimere, visioni di morte… Forse soltanto la fredda meccanica del quotidiano, con i suoi piccoli non-sensi. Per Dylan Dog, la domanda più difficile!

Gli anni ’80 volgevano ormai al termine e la popolarità dell’indagatore dell’incubo era in progressiva e inarrestabile ascesa, destinata a trasformarsi in vero e proprio fenomeno di costume nella prima metà del decennio successivo. Era inevitabile, dunque, che anche la stampa cominciasse ad interessarsi di questo fumetto horror sì, ma dalle mille altre sfaccettature. E così anche le riviste (anche quelle non specializzate), perché, anche se Sclavi non l’aveva previsto, volente o nolente, Dylan Dog era diventato di moda. L’orrore è la prima di una serie di storie che, nel corso degli anni, sono state ospitate in anteprima fuori dalla Sergio Bonelli Editore, infatti fu pubblicata originariamente sulla rivista Per lui (del gruppo Vogue Italia) n. 74, uscita nel settembre del 1989. La storia era a colori e in un formato di quattro strisce per pagina, a differenza delle canoniche tre, per un totale di 8 tavole. L’anno successivo venne poi ripubblicata in bianco e nero in un albetto (la cui copertina, realizzata da Giampiero Casertano, apre questa recensione) allegato al Catalogo Dylan Dog Glamour n. 1; lo stesso anno trovò spazio anche sull’agenda 1991 pubblicata dalla De Agostini Ragazzi. Nel 1999 la Bonelli finalmente la collocò sul Superbook #9, rimontata in tre strisce ed in parte ridisegnata passando alla lunghezza di 14 tavole che è poi anche l’unica versione in mio possesso. Dato l’esiguo numero di pagine, più che storia si può definire una specie di sintesi, un bigino in cui è condensato lo spirito di un tipico albo dylaniato. C’è la classica denuncia sclaviana della maleducazione, della burocrazia, di chi non rispetta gli altri. Il vero mostro forse è proprio la violenza latente che risiede in ciascuno di noi, pronta ad esplodere per ribellarsi alle piccole, grandi, ingiustizie della vita quotidiana. L’unico antidoto all’orrore, secondo Dylan, è l’amore. C'è anche un'evidente citazione di Attraverso lo specchio da cui è ripresa la scena dell’apriscatole. Malgrado, le poche vignette a disposizione, Dylan suona il clarino, risolve il caso e si zompa la ragazza di turno, mentre Groucho non risparmia battute, producendosi nel solito lancio della pistola. Se è una specie di manifesto è giusto che l’abbiano firmato Sclavi e Casertano, la “coppia” che ha sfornato le migliori storie del primo quinquennio dylaniato.

Curiosità: (1)Gli ultimi passaggi di questa storia sono stati sui Classici del Fumetto di Repubblica nel 2003 e sul n. 10 de Il Nero della Paura, collana patrocinata dalla Gazzetta dello Sport nel 2016. Quindi dovrebbe essere facilmente reperibile, se ve la siete persa in passato. (2)A proposito di manifesti, nella quinta tavola, seconda vignetta, Casertano riproduce quello che vedeva Dylan testimonial della campagna di prevenzione dell’AIDS promossa dal Comune di Milano negli anni '90. Tale particolare doveva quindi essere assente nella prima versione apparsa su Per lui.

BODYCOUNT: 6

TIMBRATURA: Sì (1, Hazel)

CITAZIONE: “E’ nei piccoli delitti di tutti i giorni che sta il vero orrore, il germe di satana..”

VOTO: 7

Soggetto: Sclavi (34)

Sceneggiatura: Sclavi (30)

Disegni: Casertano (4)

2 commenti:

  1. La campagna contro l'aids è del 1998, quindi nell'originale non poteva esserci. Devo averlo letto nell'angolo della posta di un albo, ma non chiedermi quale perché non lo ricordo!

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    1. Credo anche io si riferisca a quegli anni perchè me li ricordi i manifesti in metro a Milano quando frequentavo l'università. Lo do per buono e correggo.
      Grazie

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