giovedì 19 novembre 2020

Dylan Dog #39 - Il signore del silenzio

 

Ci son più cose fra il Cielo e la Terra... Ci sono cose che sarebbe meglio non sapere, verità spiacevoli e pericolose. Ma Justine Singer non resiste alla forza della curiosità, deve indagare e sapere a qualsiasi costo. Qual è il mistero che l'antico saggio Uskebasi incontrò, cercando il significato della vita? Perché lo nascose nel suo ostinato silenzio? Dylan Dog deve scoprirlo in fretta, perché chi cerca la risposta trova soltanto... la morte!

Gli anni ottanta volgono al termine anche per Dylan Dog e il 1989 si conclude con un albo straordinario, il migliore dei tre scritti da Ferrandino, ma anche l’ultimo, prima di dedicarsi ad altro. Considerati i risultati ottenuti c'è da rimpiangere che il sodalizio con la serie dell’indagatore dell’incubo sia stato di così breve durata. Il soggetto da lui concepito trae ispirazione dal romanzo Il maestro del giudizio universale dello scrittore austriaco Leo Perutz, cui viene agganciata la leggenda di Uskebasi, un saggio interpellato dal Re Salomone d’Israele sul significato della vita. L'idea ricorda anche Il Re  giallo di Robert Chambers, il famoso libro le cui verità ivi contenute portano rapidamente alla follia chi le legge, mentre la soluzione finale non può non richiamare alla mente Il nome della rosa di Eco (anche se il debito fu negato nella Post di qualche albo dopo). Ottimo il prologo, beffardo l’epilogo, stupendi i dialoghi, con alcune frasi particolarmente profonde. Larry Shelter è un antagonista tra i meglio caratterizzati della serie, a partire dall’aspetto repellente con quel suo sorriso da Joker che Casertano, autore di un’altra prova eccellente ai disegni, riesce a rendere davvero antipatico. Il suo "dylanbello" avrebbe fatto perdere le staffe anche a un santo. Diversi sono i momenti e i particolari rimasti impressi nella memoria dei lettori: la lunga e silente allucinazione di Larry che culmina con il cuore strappato a mani nude, il coniglio allo spiedo con quel ghigno quasi di morte, il terrificante sacrario della Sig.ra Ellington, l’inquietante figura di Uskebasi, il “signore del silenzio”, a cavallo della lepre gigante. Dolorose le riflessioni sugli anni che passano (il vero mostro.. la battuta sulla vecchia fiamma del liceo che non ci sta più, ecc..) che affliggono un Dylan particolarmente malinconico. Alla fine l’unico vero scudo contro le grandi domande sul senso della vita è un po’ di cinismo, almeno a parole. Lo sa Bloch, che di dolori ne ha avuti nel suo passato (anche se all’epoca si potevano solo supporre) e lo sa anche Dylan. Meglio concentrarsi su problemi più materiali come il mutuo della casa, citato più volte e da personaggi diversi nel corso della storia. A contrastare l’amarezza con un po’ di ironia ci pensano un Groucho, in vena di grandi battute,  Jenkins con i suoi irresistibili siparietti con Bloch e Wells che torna, dopo qualche mese di assenza, in grande spolvero. Copertina semi-spoiler di Villa, bravo a ricreare l’atmosfera autunnale (che già mette tristezza di suo) grazie a quel volo di foglie secche che a una prima occhiata potrebbe apparire casuale.

Per me la miglior storia di Dylan Dog non scritta da Sclavi.

Curiosità: (1)Questo è uno dei rari casi in cui si tira in ballo il passato di Dylan precedente al periodo di servizio a Scotland Yard. (2)Groucho prende in giro Bloch per i capelli tinti. In effetti, benché presentato come uomo alle soglie della pensione, i suoi capelli sono sempre stati disegnati neri tranne che da Trigo e Dell'Uomo nei primi albi. (3) Per la prima volta si scopre che Wells ha un “vizietto” simile a quello di Dylan. Scopriamo anche la sua “magione segreta” piena di audioanimatroni, più pittoreschi e simpatici di quelli già visti nella serie alla sede del “Club dell’Orrore” nel primo speciale.  

BODYCOUNT: 4

TIMBRATURA: NO

CITAZIONE: “Sono gli anni, i mostri.. gli anni che passano”

VOTO: 10

Soggetto: Ferrandino (2)

Sceneggiatura: Ferrandino (3)

Disegni: Casertano (5)

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