sabato 7 novembre 2020

Dylan Dog #30 - La casa infestata

 

I giocattoli del piccolo Danny Lloyd sono decisamente strani: enormi mostri zannuti, piatti e bottiglie che galleggiano a mezz'aria, teste mozzate chiuse nel frigorifero. Urge un intervento drastico e Dylan chiede consiglio all'erudito Lord Wells, ma il caso rimane intricato. Quale presenza infesta la casa dei Lloyd? Lo spirito del padre di Danny, morto in un macabro suicidio? Un maligno poltergeist? O forse qualcosa di ancora più oscuro e innominabile?

Albo che si ricorda soprattutto per i disegni stratosferici  dell’esordiente Claudio Castellini. Riconosciuta la magnificenza del suo lavoro, così ricco di particolari, devo però anche constatare che il suo stile mal si sposava con un fumetto come Dylan Dog. A quel che si dice lo pensava anche Sclavi. Personalmente non sono mai riuscito a digerire appieno che i personaggi di questa storia sembrino tutti una sfilza di culturisti, persino Lord Wells qui al suo ritorno dopo la prima apparizione nel n. 5. Horror Paradise si presta sicuramente meglio ai virtuosismi del disegnatore romano che troverà la sua giusta collocazione, tempo dopo, approdando alla Marvel (dopo aver concluso la sua esperienza in Bonelli con l’importante ruolo da copertinista di Nathan Never di cui illustrò anche il n.1). In funzione di Castellini, Sclavi scrive una sceneggiatura al servizio dei disegni, anziché il contrario, come avviene di solito. Sono pochissimi i momenti di pausa nella storia e per lo più servono a ricaricare la tensione tra un colpo di scena e l’altro. Non a caso quest'albo ci regala alcuni dei momenti più squisitamente horror della serie: Shelly che si scarnifica allo specchio (citazione di uno dei modelli di riferimento di questo #30, Poltergeist-Demoniache Presenze), la pancia squarciata del Dr. Jones (chiaro omaggio ad Alien), il parto del neonato macrocefalo, il suicidio di “Jack" (che non puo’ non ricordare alla lontana Profondo Rosso). La struttura è volutamente semplice e lineare, il soggetto estremamente derivativo. Oltre al già citato Poltergeist, ultra-evidenti sono i richiami a Shining, anche nei nomi dell’allegra famiglia: Jack come Jack Torrance con le fattezze di Nicholson, Danny e Shelly, come la Duvall che interpreta Wendy nel film di Kubrick. Il debito più grande però è insospettabilmente nei confronti di Shock di Mario Bava. Insomma, latita l'originalità a causa di questa pioggia torrenziale di citazioni, cui dobbiamo aggiungere almeno l'immancabile Ghostbusters (l'uovo, la scena del frigo anche se il contenuto è diverso), Incontri ravvicinati del terzo tipo di Spielberg e il riferimento a Ma come si può uccidere un bambino? film del 1976 di Narciso Ibañez Serrador. Sull’altare dell’esaltazione dei disegni Sclavi sacrifica Bloch e Groucho, che appaiono davvero pochissimo, e persino Dylan, insolitamente serio e messo in ombra dagli altri personaggi della storia. La mammina Shelly è una delle compagne dylaniate più hot ed è rimasta nell'immaginario di molti lettori. Peccato si innamori sempre degli uomini sbagliati, il nostro compreso. Jack Lloyd è la figura più terrificante e inquietante dell’albo, non solo per la somiglianza con il suo più famoso alter-ego. C’è poi il carismatico medium indiano, destinato a rivedersi ancora nella serie, Godfrey soprannominato God (per il divertimento dei giochi di parole di Wells) richiamando, altra citazione, il nostrano Dio/Diomede interpretato dal mitico Bud Spencer in Quattro Mosche di velluto grigio di Argento. E c’è ovviamente Danny, apparentemente vittima, ma in realtà (come si intuisce subito) carnefice, ennesimo rappresentante  del rapporto morboso figlio/madre narrato spesso da Sclavi. E’ stupefacente come il Tiz riesca ancora una volta a tirare fuori qualcosa di fresco e appassionante da materiale del tutto riciclato. Stupendo e coraggioso il finale che aggiunge mezzo punto alla mia valutazione finale. Inusuale copertina senza sfondo per Villa, con la splendida realizzazione del mostro minaccioso pronto ad aggredire l’indagatore dell’incubo. Consiglio di leggere l’albo in b/n; la versione a colori pubblicata sulla “Collezione Storica” non rende giustizia al lavoro di Castellini.

Curiosità: (1) Dopo averne fatto cenno in passato senza definirlo esattamente, per la prima volta Dylan fa esplicito riferimento al famigerato "quinto senso e mezzo". (2)La prima tavola della storia è disegnata da Pino Rinaldi cognato  e maestro di Castellini, per motivi ignoti. (3) Nell’inedito, a inizio storia Shelly indossava degli hot pants e subito dopo dei jeans lunghi. Tale errore è stato corretto già a partire dalla prima ristampa. (4) Un disegno di quest'albo (ma non ho informazioni ulteriori) in versione ingrandita è stato utilizzato come busta interna dell'EP d'esordio della band metal italiana Mad Poltergeist.

BODYCOUNT: 4

TIMBRATURA: Sì (1, Shelly)

CITAZIONE: “C’è un solo modo.. uno solo.. ma come si può.. uccidere.. un bambino?”

VOTO:  8,5

Soggetto: Sclavi (29)

Sceneggiatura: Sclavi (25)

Disegni: Castellini (1)

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