mercoledì 31 agosto 2022

Dylan Dog #91 - Metamorfosi

 

Bellezza, ricchezza, un'esistenza costellata da successi. Rebecca Stanford ha proprio tutto... tranne il proprio corpo! Guardandosi nello specchio, Rebecca scopre all'improvviso le fattezze deformi di Maude Randall. Uno scambio mentale, una fusione telepatica, una specie di stregoneria?

Chiaverotti riprende il discorso sulla bellezza intavolato con Delirium, albo di cui questo n. 91 rappresenta una sorta di piccola variazione sul tema. Nel Club dell’Orrore (inedito) vengono citati Ovidio e Kafka, unicamente con riferimento al titolo. La vera fonte ispiratrice non dichiarata è infatti il romanzo Scambio Mentale di Robert Sheckley, che il Claudione indirettamente omaggia con il nome di una delle vittime. Rifuggendo i pistolotti moralistici insostenibilmente propinati in altre occasioni e scivolando solo parzialmente nella retorica, lo sceneggiatore torinese sforna stavolta un filler piacevole da leggere, al netto di alcuni passaggi poco convincenti (su tutti la spiegazione finale sulla scissione fisico-psichica “eterologa”). I temi dell’ipocrisia sociale, dell’immagine e della solitudine sono presenti, ma ben presto restano confinati sullo sfondo a favore di una sequela di efferati omicidi che raggiungono un numero insospettabilmente elevato, considerate le premesse. L’assassina di turno è una vorace predatrice, anche sessuale, tale da far impallidire quelle dei I delitti della mantide (albo comunque decisamente superiore a questo) e del film Basic Instinct (citato in corso d’opera per rimarcare la somiglianza tra Rebecca e Sharon Stone). Il contro-finale, sorprendentemente a lieto fine rispetto agli standard chiaverottiani, risente forse della deriva buonista imboccata dalla testata post #81. In mezzo si fanno notare alcune suggestive sequenze oniriche, come quelle del volo con le ali d’angelo. Il dinamico duo Montanari&Grassani si conferma in fase calante, ma con ancora qualche buona freccia al suo arco (es: pagg. 74 e 78). Tuttavia, e lo considero il difetto più macroscopico dell’albo, raffigurano la povera Maude Randall in modo troppo caricaturale per poter suscitare quello che nelle intenzioni del soggetto avrebbe dovuto essere empatia/compassione. Forse più adatti al contesto sarebbe stati i disegni di un Freghieri. Indubbiamente meglio l’inquietante Maude concepita da Stano per la bella copertina.

Curiosità: (1)Secondo albo consecutivo in cui viene citata la scrittrice britannica Barbara Cartland. Evidentemente Chiaverotti non la digeriva proprio. (2) A pag. 37 Dylan si conferma un pessimo suonatore di clarinetto, sbagliando l’impugnatura dello strumento, come puntualizzato da Groucho. (3) A pag. 29 desta molta perplessità il fatto che, malgrado gli innumerevoli schizzi di sangue, il lenzuolo indossato da Rebecca rimanga immacolato.

BODYCOUNT: 12

TIMBRATURA: Sì (1, Rebecca)

CITAZIONE: “In fondo, nella tua fine… è il mio principio

VOTO: 6,5

Soggetto: Chiaverotti (24)           

Sceneggiatura: Chiaverotti (25)

Disegni: Montanari&Grassani (21)

martedì 30 agosto 2022

Almanacco della Paura 1994 - C'era una volta...

 

Cappuccetto Rosso attraversa il bosco seguita dal sussurro del vento notturno, un mostro sanguinario si muove alle sue spalle e attende l'occasione per divorarla. Per fortuna, ha incontrato Dylan Dog e, insieme a lui, può raggiungere sana e salva la casa della nonna… E trovare la morte!

Esordio solista di Medda che, dopo i tre albi scritti insieme agli altri due membri del “trio sardo” e usciti sulla serie regolare, approda anche sull’Almanacco. A differenza dei colleghi Serra e Vigna il suo contributo alla causa dell’indagatore dell’incubo si manterrà costante per diverso tempo, se pur non sempre frequente. Così come per le storie brevi uscite precedentemente sul primo e terzo almanacco, anche in questo caso il tema è in linea con il dossier principale dell'albo, ovvero, per quanto concerne il 1994, i lupi mannari. Medda, nelle venti pagine a sua disposizione, cerca di riattualizzarli con una versione in chiave moderna e horror della favola di Cappuccetto Rosso, provando a sfornare la chicca ma riuscendovi solo in parte. Forse il finale avrebbe avuto tutt'altro effetto se OCCHIO ALLO SPOILER oltre alla nonna, la licantropa fosse stata la nostra novella Red Hood FINE SPOILER, ma il colpo di scena funziona comunque. L’ironia è veicolata bene attraverso le didascalie e trova il suo culmine nelle sequenze di presentazione dei due “cacciatori”. Piccatto si dimostra ancora in forma da “primi 100” ed è il disegnatore perfetto per una storia come questa. Peccato per la copertina di Stano che, pur avendo più spazio a disposizione, finisce col risultare fin troppo essenziale e quindi anonima, ad eccezione della sinistra magione che compare sul retro.

A chiudere un commento sugli articoli. Il dossier principale sui lupi mannari, scritto da Mauro Boselli, è ben realizzato e tutto sommato esaustivo, pur essendo forzatamente meno ricco di contenuti rispetto a quelli dedicati a vampiri, fantasmi e H.P. Lovecraft apparsi sui numeri precedenti. Resta valido, se pur in formato ridotto, anche il riepilogo dell’annata a livello cinematografico e letterario, mentre quello musicale subisce una notevole contrazione che di fatto ne sancisce la definitiva scomparsa già a partire dall’almanacco successivo. Lodevole il dossier sul Grand Guignol, concepito dal compianto scrittore Andrea G. Pinketts, mentre quello sulle streghe, a firma di Savina Bonomi (in seguito curatrice di Julia), avrebbe giovato di un maggior numero di pagine per essere sviscerato a dovere.

Curiosità: Per l’ultima volta l’Almanacco ospita due storie, anziché una sola, all’interno delle sue pagine. Occorreranno oltre vent’anni, quando la collana verrà ribattezzata “Magazine” nel 2015, per ritrovare una formula analoga.

BODYCOUNT: 3

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “C’era una volta… in una casa ai confini del bosco, una ragazzina… Si chiamava Reba Wood…”

VOTO: 7

Soggetto: Medda (4)                     

Sceneggiatura: Medda (4)

Disegni: Piccatto (16)

Almanacco della Paura 1994 - Risvegli

 

La moglie, il marito e l'amante. Classico triangolo e classico complotto omicida. Sullo sfondo della campagna inglese, si muove, però, qualcosa di imprevisto; un essere senza forma, animato da una fame ancestrale, si risveglia dal suo lungo sonno… In una sola notte, Dylan incontrerà assassini maldestri, resurrezioni impossibili, tradimenti e doppi giochi. Una sarabanda noir pronta a dissolversi nelle viscere del mostro.

Sclavi diverte, Cossu sorprende. Così si può sintetizzare il mio giudizio su questa storia. Tiziano mischia gustosamente Blob – Fluido mortale (1958, per la regia di Yrvin S. Yeaworth) al thriller Blood Simple-Sangue Facile girato dai fratelli Coen nel 1984. Ne viene fuori una tragicommedia con tre improbabili protagonisti e un Dylan leggermente in secondo piano rispetto al sanguinolento triangolo amoroso pre e post mortem. Non viene mai chiarito perché i morti non muoiano (ho sempre ipotizzato un’influenza della “cosa” che però non viene mai esplicitata), ma ciò non inficia la sceneggiatura che si mantiene costantemente frizzante e ricca di colpi di scena. Sclavi anticipa qui il modello della commedia nera e surreale cui si dedicherà spesso, con grande mestiere, nel secondo decennio di vita editoriale dylaniata. La gelatinosa creatura da lui ideata, oltre al blob ricorda Katinka dei n. 64-65 (espressamente citati) e richiama in qualche modo, forse per il suo cibarsi anche di topi oltre che di carne umana, anche Dal Profondo. Dal canto suo il conte Ugolino offre una prova piacevole, tra le sue migliori in assoluto e in sintonia con il mood della vicenda, distinguendosi in particolare nelle sequenze notturne, abilità di cui aveva già dato ottima dimostrazione anche in Ombre.

Un brusco risveglio è stato invece quest'Almanacco della Paura, non per le storie, quanto per la confezione e la grafica. Rispetto ai primi tre usciti, in Bonelli si opta per un materiale lucido, immagini in bianco e nero e caratteri più grandi che riducono giocoforza i contenuti. Con la nuova impostazione del frontespizio almeno Stano avrà, per diversi anni, più spazio per realizzare le cover, uno spazio che si estenderà anche alla quarta di copertina.  

Curiosità: (1)Dylan si reca a Scotland Yard per consultare l’archivio, ottenendo irregolarmente il permesso dal vecchio agente Potts. La stessa cosa era successa nel n. 6, La Bellezza del demonio, benché non vi siano espliciti richiami all’albo. (2) A pag. 66 (32° tavola) Dylan, credendo di avere a che fare con uno zombi, cita Xabaras. (3) Dopo essersi congedato dallo Speciale l’anno precedente, Sclavi saluta anche l’Almanacco con questa storia che sarà l’ultima da lui scritta per la collana.

BODYCOUNT: 4

TIMBRATURA: Sì (1, Babs)

CITAZIONE: “La cosa dormiva... dormiva da venticinque anni ormai… in quella casa… nelle sue profondità… protetta da sguardi indiscreti… e ora si stava svegliando, a poco a poco…

VOTO: 8

Soggetto: Sclavi (88)      

Sceneggiatura: Sclavi (88)

Disegni: Cossu (3)