venerdì 26 agosto 2022

Dylan Dog #89 - I cavalieri del tempo

 

Nella mente di chi scrive, c'è sempre un germe di fantasia dal potere enorme… Ma questa volta si esagera. La povera Sabrina vede i personaggi delle sue favole medievali trasformati in mostri. Draghi, streghe e cavalieri sanguinari irrompono nella realtà. Per cacciarli via, lei e Dylan Dog dovranno inseguirli fin nel villaggio fatato di Rockland e affrontare il potere dei sogni

Albo che segna il provvisorio ideale passaggio di testimone a Chiaverotti che, all’epoca nemmeno trentenne, stante la latitanza di Sclavi, si trova improvvisamente investito del ruolo di sceneggiatore principale della serie a fumetti più popolare in Italia tra i giovani. L’incremento forzato della sua produzione determinerà però anche un calo qualitativo della media delle sue storie. Ne abbiamo subito prova con questo n. 89, albo di lodevoli intenzioni e ambizioni che però si appiattisce gradualmente, facendosi apprezzare più per il tema e l’ambientazione fantasy che per il risultato complessivo. Ed è un peccato, perché l'idea del romanzo medioevale che da rosa che si tinge di rosso-horror era assai promettente. Tuttavia lo spunto non viene seguito sino in fondo, perdendosi tra banali dissertazioni sul concetto di fantasia e un comodo ricorso alla ormai trita e abusata teoria del multiverso cara a Sclavi per concludere la vicenda. Non manca la consueta ridda di citazioni: direttamente da Il nome della Rosa (precisamente dal film più che dal romanzo di Eco) abbiamo nientemeno che il terribile inquisitore Bernardo Gui, qui ribattezzato Aloysius (ma il volto è sempre quello dell’attore F.Murray Abraham); da Highlander troviamo Kurgan, qui ribattezzato Ulrich (ma sempre disegnato con le fattezze di Clancy Brown); da Conan il Barbaro ecco il vessillo di Thulsa Doom (il simbolo della torre a pag. 70). Altre sequenze richiamano immediatamente L'armata delle tenebre e sicuramente tanto altro mi sfugge. A salvare in parte la baracca ci pensano i disegni di Brindisi, molto particolareggiati e zeppi di dettagli e omaggi. L’ottimo Bruno si mostra a suo agio a passare in maniera disinvolta dalle atmosfere fantasy più classiche a quelle maggiormente orrorifiche. Apprezzabili i pochi momenti splatter, su tutti l’esplosione della testa del cavaliere a pag. 11.  Chiaverotti non rinuncia neppure qui a uno dei suoi marchi di fabbrica, il sangue dalla bocca, e ribadisce ancora una volta (non fa mai male e bisognerebbe ricordarlo anche nelle storie odierne) che l’ironia, per Dylan, è l’unica arma per non impazzire dinanzi all’orrore. Ma in quest’occasione il nostro si dimostra fin troppo spiritoso, tanto da non prendere davvero mai sul serio né la sua cliente né quello che sta accadendo loro. Neppure la sua interpretazione sul significato della fantasia pare convincente a dire il vero. Il tocco poetico dell’ultima pagina non basta quindi a strappare una risicatissima sufficienza all’albo, che si ferma a mezzo passo (falso) dal traguardo. Su un tema analogo aveva detto più e meglio, in meno pagine, Gnut di Sclavi, sempre per i disegni di Brindisi. Discreta la copertina di Stano che riesce a creare un buon effetto di profondità sfruttando gli edifici sullo sfondo.

Curiosità: (1)Benché pubblicato a fine gennaio 1994, la genesi dell’albo dovrebbe risalire a circa due anni prima come si evince dalla data apposta da Brindisi in calce alla sua firma nell’ultima vignetta e come desumibile anche dal calendario sullo sfondo della terza vignetta di pag. 28. (2) Su un post pubblicato sulla propria pagine facebook, Brindisi ha rivelato che l’ultima vignetta di pag. 81 fu inizialmente censurata perché Dylan e Sabrina erano nudi. Decisamente osè anche la prima vignetta di pag. 37 che però passo il vaglio della redazione. (3)Brindisi si regala un piccolo cameo nei panni dello psicanalista di Sabrina.

BODYCOUNT: 6

TIMBRATURA: Sì (1, Sabrina)

CITAZIONE: “Ma cos’è poi la fantasia? Scientificamente, forse, una differenza di potenziale tra le cellule nervose... sì però da cosa nasce? Da una forma di paura? o di amore? O dal desiderio di fuggire?”.

VOTO: 5,5

Soggetto: Chiaverotti (22)                          

Sceneggiatura: Chiaverotti (23)

Disegni: Brindisi (7)

3 commenti:

  1. Eh, più che non concordare riguardo questa storia (che comunque mi è piaciuta abbastanza), non concordo sul calo della qualità media delle storie di quel periodo.

    Sarà che ho iniziato a leggere "Dyd" all'epoca in cui la ristampa era arrivata a quei numeri, e quindi sono tra le prime storie che ho letto, ma trovo che la qualità media sia molto alta e una di queste storie sia addirittura un capolavoro (ma non ti dico quale, sennò ti arrabbi!!!).

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    1. Punto un nichelino su La donna che uccide il passato. O metamorfosi?

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  2. La prima che hai detto :).

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