lunedì 29 agosto 2022

Dylan Dog #90 - Titanic

 

Chi sono gli Innuats? Demoni leggendari, forze emergenti dal fondo della mente? Lender Pierce li ha incontrati ed è morto. Ora tocca a Dylan scoprire i loro segreti, ma dovrà affrontarli su un terreno per lui ostile, il mare. Una crociera verso la morte, sospesa sopra acque buie. Cosa si nasconde sotto il ponte del sinistro Titanic? Qual è il legame di sangue che tiene insieme i suoi passeggeri?

 "Ils ne sont pas, ils sont des inuats"

Questa è la frase che più mi è rimasta impressa di un misconosciuto e sottovalutato horror degli anni '80: Nomads diretto da John McTiernan (sì proprio quello di Predator e Die Hard) che narra di spiriti temuti dalle popolazioni eschimesi, gli Innuats appunto. Chiaverotti evidentemente il film lo conosceva, tanto da dedicargli l'incipit dell'albo con pure un antropologo come personaggio principale (che non a caso si chiama Pierce, come Brosnan l’attore protagonista di Nomads). Il prologo prometteva una nuova trasferta transatlantica e un’avventura soprannaturale per Dylan. Il nostro però in Canada non arriverà mai e in più alla fine scopriremo che il “Chiave” ha anche giocato un po’ sporco coi lettori. L’interessante spunto iniziale viene presto vanificato da una virata “gialla” improbabile tanto quanto i passeggeri della nave e il loro background. La spiegazione finale poi fa davvero a pugni con la logica e cercare uno straccio di coerenza con quanto letto in precedenza richiede uno sforzo di fantasia notevole. I difetti di scrittura non si fermano qui. L’intenzione di Chiaverotti era forse quella di scrivere una sceneggiatura surreale-grottesca come nella miglior tradizione dylaniata e la scelta di Piccatto come disegnatore deporrebbe in questo senso. Tuttavia la storia diverte poco, affidandosi più a una comicità slapstick che a un umorismo di tipo sclaviano e più che surreale risulta sgangherata. Quantomeno ha il pregio di non annoiare. Vi è poi il ricorso continuo ad elementi e suggestioni di albi passati. Il viaggio in nave verso il Nord America richiama Cagliostro, modello principale a cui il Chiave probabilmente guardava in quest’occasione.  L’espediente dei marinai fratelli gemelli ricorda Ossessione, anche se a ben vedere qui è assolutamente fine a sé stesso. L’idea (OCCHIO ALLO SPOILER) del club dei suicidi ha le sue radici in Grand Guignol (FINE SPOILER). L’impianto giallo alla Ten Litte Niggers di Agatha Christie era invece già ben collaudato in Dyd, a partire da Il castello della paura e passando per Sette anime dannate. Tutte storie nettamente superiori. Dylan si dimostra cialtrone più come mai. Se non altro finisce col dare ragione a Bloch quando gli dice che come investigatore è scarso. Qui si supera e fa davvero di tutto per non risolvere il caso e lasciare che la mattanza sulla nave continui. Neppure gli viene in mente di riunire tutto l’equipaggio in un unico locale. Subito dopo aver dichiarato il proprio amore a una donna, si getta poi senza ritegno tra le braccia di un’altra. Da salvare almeno la sequenza dell’incubo con i passeggeri zombi. Passando al comparto disegni, Piccatto che aveva già cominciato ad allontanarsi dai fasti apprezzati negli anni precedenti, fornisce comunque una prova di buon livello. La vera chicca è però la copertina, da annoverarsi tra le migliori realizzate da Stano per Dyd. Mi ha invogliato a leggere la storia ancora una volta, anche se a fin dei conti è fuorviante, così come il titolo. Il Titanic sarà invece protagonista, solo un paio di anni dopo, di un albo (il n. 120) decisamente più riuscito di questo.

Curiosità: (1)L’Horror Post dell’inedito fu rimpiazzata da una pagina di presentazione del film Dellamorte Dellamore di Michele Soavi, tratto dall’omonimo romanzo di Sclavi. Nell’articolo i Tangerin Dream, che avrebbero dovuto comporre la colonna sonora (ma furono poi rimpiazzati in extremis da Manuel De Sica), vengono definiti “gruppo pop tedesco”!!?!. (2)A pag. 77 c’è un errore abbastanza clamoroso. Una trentina di pagine prima (alla n. 33 per la precisione) Dylan aveva scoperto a sue spese che la porta della cabina di Mara si apriva verso l’esterno. Nella pagina incriminata invece  la stessa aperta si apre verso l’interno! (3) A pag. 47 viene nominato il Dottor Bronsky. (4) A pag. 34 Chiaverotti, per bocca del personaggio di Albert Griffin, espone la sua scarsa considerazione per la scrittrice di romanzi rosa Barbara Cartland.

BODYCOUNT: 12

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “O forse… forse siamo già morti… e questo è un viaggio di anime perdute con i loro dolori e le loro malinconie… un viaggio verso l’infinito”.

VOTO: 5

Soggetto: Chiaverotti (23)           

Sceneggiatura: Chiaverotti (24)

Disegni: Piccatto (15)

5 commenti:

  1. Ma che cattivo che sei!!!

    Per me è una storia ottima: la cosa che più mi ha colpito è che ci sono tantissimi personaggi, ma che Chiaverotti è riuscito a gestirli benissimo e a dar loro una certa introspezione psicologica, nonostante le sole 94 tavole a disposizione.

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    1. Ma poi quali sarebbero i tantissimi personaggi? 5 sono gemelli!

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  2. Cattivo?? Non hai ancora visto nulla :)

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  3. Mi pare che a bordo della nave si fossero imbarcati in dodici!

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