martedì 24 marzo 2020

Dylan Dog #16/17 - Il castello della paura / La dama in nero






















Un maniero cadente, un omicidio senza spiegazione, un ricco testamento da spartire... Un giallo dai foschi colori del gotico. Chi ha ucciso il malvagio Lord Blendings? I parenti si danno battaglia tra le ombre del suo castello, ma sono soltanto pedine di un gioco di spettri e di un maledizione antica. La donna fantasma che uccide uno a uno gli ospiti del castello dei Blendings conosce tutte le risposte. Dylan Dog deve darle la caccia, deve fermare la vendetta della Dama in Nero!

Partenza col botto per l’annata 1988 con questa prima storia doppia, indubbiamente la migliore dell’intera epopea dylaniata.
Il soggetto è debitore del classico filone cinematografico delle Old Dark House (che si potrebbe riassumere con la formula “antiche magioni popolate da finti spettri”) portato alla ribalta da Paul Leni nel lontano 1927 con Il Castello degli spettri (The Cat and the Canary, che, guarda caso, tira in ballo anche un’eredità) e in seguito manipolato con successo da altri esperti cineasti del periodo del b/n come James Whale e William Castle. Non manca il topos per eccellenza del romanzo giallo: il delitto commesso in una camera chiusa dall’interno.  Un'altra fonte ispiratrice è probabilmente da rinvenire nel film di Mario Bava Gli orrori del castello di Norimberga, per le similitudini che legano la figura del Barone Otto Von Kleist  a quella del primo Lord Blendings. Qualche lieve assonanza, nel titolo e nel prologo di ambientazione gotica, anche con La Dama Rossa uccide sette volte di Emilio Miraglia. A far la differenza non è però di certo il soggetto, ma, as usual, la sceneggiatura e, soprattutto in questo caso, la caratterizzazione dei personaggi, quasi perfetta grazie anche al più ampio respiro concesso dal numero di pagine: Desmond uber alles, indimenticabile figura tragicomica dallo spirito anarchico e rivoluzionario (notare il ritratto di Bakunin nella sua stanza), ma anche l'inquietante e enigmatico cugino Peter con le sue profezie e le sue citazioni bibliche che raggelano i presenti nei momenti meno opportuni. Quota rosa decisamente interessante e diversificata. Si va dall’austera Miss Mildred “serva dei padroni” che batte qui il record di schiaffoni anti-svenimento (un classico dylaniato) alla fragile e dolce Amabel (che almeno una volta riuscirà a ricambiare una bella sventola); dalla forte e risoluta Honor (che scopriamo essere una vera “Charlie’s Angel”) alla sexy Petulia. Quest’ultima è indubbiamente il personaggio femminile più interessante dell’albo: vita da romanzo d’appendice con un infanzia da Cenerentola, eppure avida come tutti i chiamati all’eredità, apparentemente bisognosa di aiuto/conforto, ma capace di reagire alle avversità; donna moderna, emancipata e autentica nelle sue contraddizioni. Indimenticabile il suo look da femme fatale in pelliccia, body e autoreggenti per sedurre un Dylan in calore come non mai (“doppietta” e “tripletta” sfiorata per lui). Piuttosto riuscita anche la figura del primo Lord Blendings: sadismo, follia e raccapriccianti torture affrescano il flashback dedicato al passato dell’originario padrone del castello. E poi, naturalmente, c’è lei, la Dama in nero, con le sue fugaci apparizioni, i suoi delitti, la sua sinistra presenza costantemente in agguato. Unico personaggio realmente sacrificato è quello di Logan che trova il suo momento di massimo splendore solo nella morte, almeno così come ci viene narrata nella visione di Miss Mildred. Dylan qui particolarmente attivo, non solo sessualmente; si dimostra ancora una volta un investigatore più “emozionale” che razionale. Groucho assente per buona parte della storia e degnamente rimpiazzato, in quanto a battute, dal buon Desmond; da notare che ancora una volta azzecca (involontariamente) la soluzione del caso. Sclavi si dimostra particolarmente abile a rendere sospettabili tutti i coinvolti e farli interagire, in maniera più o meno credibile, in un ambiente circoscritto. La neve, il castello fatiscente con le sue segrete, la maledizione dei Blendings, la triste storia e la terribile fine di Viviana ammantano di gotico la vicenda grazie anche ai disegni del duo M&G, mai così in forma, e alle evocative copertine (soprattutto la seconda) di Villa. Oltre alle sequenze già citate, va necessariamente ricordata quella dell’incubo di Dylan. Splatter a go go, sesso, ironia a fiumi, finale con tocco irrazionale/soprannaturale, ingredienti usati con sempre più parsimonia negli anni, sino a quasi scomparire. Nostalgia canaglia. Nella storia sono anche presenti alcuni riferimenti ai numeri precedenti (per l’esattezza #8, #10 e #11).

Curiosità: (1)la figura della Dama in Nero è ispirata alla leggenda della Dama Velata, che si aggirerebbe a Milano tra le vie di Parco Sempione e le sale del Castello Sforzesco. (2) per la prima volta la musica metal fa la sua apparizione nella serie con il brano “Into the nightmare” dei Demon. (3) Il titolo di uno dei capitoli in cui è divisa la storia, La morte aspetta nel buio, è lo stesso dell’albo di Tex n. 32.

BODYCOUNT: 11
 
TIMBRATURA: Sì (2: Amabel e Petulia)

CITAZIONE: “..Forse.. forse sto recitando adesso.. forse non è vero niente.. e questo mondo di ingiustizie non esiste.. E non è vero che io muoio.. per niente..”

VOTO: 9

Soggetto: Sclavi (18)
Sceneggiatura: Sclavi (16)
Disegni: Montanari & Grassani (5)

lunedì 23 marzo 2020

Dyd Awards 1987 - Il meglio dell'annata dylaniata



Cari amici,
torno ad aggiornare dopo una pausa di "riflessione". L'attuale situazione che tutti stiamo vivendo con preoccupazione, in misura e difficoltà diverse, mi ha tolto un po' di entusiasmo per il blog. Senza tralasciare che lo smart working assorbe, giustamente, buona parte del tempo che trascorro sul PC a casa.

Ma bando alle ciance, è arrivato il momento di chiudere l'annata 1987, con gli immaginari premi scelti da me!

Miglior storia: DD#10 - Attraverso lo specchio (Sclavi & Casertano)

Migliori disegni: DD#10 - Attraverso lo specchio (Giampiero Casertano)

Miglior copertina: DD#5 - Gli uccisori (Claudio Villa)


Sceneggiatore più prolifico: Tiziano Sclavi (11 storie)

Disegnatore più prolifico: Corrado Roi (320 pagine)
Timbrature: 7 (di cui due "timbrate" nello stesso albo). Quattro bionde e 3 more.
Bodycount complessivo:  105 (a cui bisogna aggiungere i 60 citati nel #5)

CLASSIFICA STORIE 1987:

1) Attraverso lo specchio
2) La zona del crepuscolo
3) La bellezza del demonio
4) Il club dell'orrore
5) Canale 666 
6) Alfa e Omega
7) Gli uccisori
8) Il fantasma di Anna Never
9) Diabolo il grande
10) Vivono tra noi
10) Il ritorno del mostro
12) Fra la vita e la morte
13) Killer!

 That's all folks!

martedì 10 marzo 2020

Dylan Dog #15 - Canale 666


Troppa televisione fa male, questo è sicuro. Ma c'è un solo canale che può spedire il vostro cervello in orbita, farlo ammuffire o esplodere, c'è una sola emittente che può spingervi all'omicidio o al suicidio, c'è un solo potente segnale che può mandare in onda l'orrore nella sua forma più pura... Ed è un canale che non si può cambiare. Dylan Dog tiene stretto il telecomando, perché sa che, in quella piccola scatola, c'è un potere enorme...

Albo che a una lettura superficiale potrebbe banalmente etichettarsi come “Quinto Potere di Lumet incontra Videodrome di Cronenberg”. Assurdo, come qualcuno in rete ha fatto, contestare il presunto plagio di Sclavi, anche perché altrimenti dovremmo mettere in discussione tutti o quasi gli albi di Dylan Dog, pieni zeppi di citazioni più o meno evidenti. Quello a Quinto Potere è un omaggio, non negato, ma anzi palesato (il regista suicida si chiama Sidney Lumeth!! Howard Beale è Howard Beale anche nell'albo, con le fattezze di Peter Finch), così com'è evidente quello a Videodrome  utilizzato come modello di riferimento per la trama e per l'idea della televisione "organica". Ne abbiamo già parlato: la maggior parte delle citazioni di Sclavi non sono mai fini a se stesse, ma strumentali al tema o al discorso che di volta in volta vuole affrontare dal suo punto di vista; le altre sono affettuosi omaggi a film,libri, personaggi o strizzatine d'occhio al lettore. In Canale 666 troviamo esempi sia del primo caso (Tiz parte da Cronenberg per raccontarci i suoi timori sull'influenza del mezzo catodico) che del secondo (tra i tanti, un celebre fotogramma “rubato” a Un chien andalou di Buñuel). Tutto scorre in un susseguirsi di scene irrazionali, surreali e grottesche, in cui fanno capolino anche volti noti della TV (tra gli altri Pippo Baudo, Mike Bongiorno e.. Silvio Berlusconi) e parodie di spot anni 80, per culminare nel classico finale sclaviano aperto a libera interpretazione del lettore. La cliente di turno, Tess, è figura affascinante, non solo per l'aspetto fisico: la sua apparente fragilità si scopre indotta e anzi è donna forte; peccato per l'orribile completino anni '80 sfoggiato nella prima vignetta in cui compare. La rudezza con cui Dylan la salva dal tentato suicidio non sarebbe probabilmente approvata dal movimento #me too, ma la parità tra generi è in fin dei conti mantenuta se ricordiamo i modi bruschi (e pure anticipatici, a dirla tutta) che il nostro eroe adotta con Guy Rogers nel n. 4.  C’è anche un accenno ai presunti poteri paranormali, suoi e non più del padre come suggerito nei numeri precedenti. Groucho invece mai cosi serio, triste, depresso anche se non per libera scelta. Splendido l’esordio di Ambrosini, insuperabile ancora oggi a imprimere la malinconia sui volti dei personaggi; in quest’occasione se la cava egregiamente anche con le scene splatter, come quella della testa aperta a mani nude o quella esplosa nel forno a microonde. Copertina di Villa tra le sue più celebri e celebrate.

Curiosità: (1) Momento storico: per la prima volta Dylan esibisce il famigerato tesserino scaduto di Scotland Yard. (2) Dylan a pag. 32 afferma che il suicidio è un reato. Tuttavia in Gran Bretagna il suicidio è stato depenalizzato già nel 1961 con l’entrata in vigore del c.d. Suicide Act (resta invece un reato l’assistenza al suicidio). (3)Dylan afferma che il campanello del suo studio urla da 14 mesi, quindi dal #1, anche se una vera e propria progressione temporale degli eventi non si è mai avuta nella serie.

BODYCOUNT: 21 (di cui 6 fuori campo) + i membri del CdA

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “La verità è che non è successo niente..Non è successo e non succederà mai niente, in questa palla di sterco che è il mondo..

VOTO: 9

Soggetto: Sclavi (16)
Sceneggiatura: Sclavi (14)
Disegni: Ambrosini (1)

domenica 8 marzo 2020

Dylan Dog #14 - Fra la vita e la morte


Il padre di Jill Brady è morto. Complicazioni imprevedibili in un banale intervento chirurgico... Fatalità. Certo può accadere, ma Jill non è convinta. Qualcosa si muove nei sotterranei del General Hospital, troppe morti sospette si accavallano e Dylan Dog intuisce l'esistenza di un esperimento incredibile. Chi c'è dietro tutto questo orrore? Il professor Hicks è davvero all'oscuro di tutto?


Discreta storia che vede l'esordio di Mignacco alla sceneggiatura, con Sclavi che per la seconda volta consecutiva delega l'incombenza ad altri firmando il solo soggetto. La trama, parecchio derivativa, prende a modello il romanzo Coma Profondo di Robin Cook e la sua omonima trasposizione cinematografica diretta da Michael Chricton, innestandovi elementi tipici dei medical thriller, deliri carnali alla Cronenberg e un pizzico di soprannaturale. Di quest’ultimo si abusa un filo oltre visto che l’esperienza extra-corporea finisce con il coinvolgere ben tre personaggi. Dylan è paranormalmente empatico, ci sta, si poteva evitare di farla vivere  in prima persona anche alla bellissima Jill che, peraltro, si era già imbattuta nell’”anima” del padre. Da segnalare anche i dialoghi non all’altezza delle sceneggiature firmate da Sclavi, in buona parte più virati verso il genere action che all’horror; lo stesso Mignacco sembra fare mea culpa a pag. 77 quando Dylan esclama “Perché diavolo continuo a sparare come in un telefilm?”. Tra le cose meno convincenti anche l’incredibile coincidenza con la quale Dylan scopre il filo conduttore tra le vittime (il B.A.O.D.). Groucho in formissima e involontariamente decisivo per la risoluzione del caso. Finale aperto da classico horror che chiude degnamente un albo comunque solido, sebbene privo di ambizioni contenutistiche "alte" a differenza di buona parte dei predecessori.  La storia ha inoltre il merito di introdurre nella serie il personaggio del Dr. Hicks, antagonista di spessore per Dylan e ingiustamente dimenticato dopo il primo quinquennio di vita editoriale, salvo poi essere ripescato in tempi più recenti da Bilotta nella sua saga del Pianeta dei Morti. Qui si presenta come un medico particolarmente antipatico e non in buoni rapporti con Dylan, salvo poi salvargli la vita con un’operazione chirurgica e svelare la sua natura di mad doctor nel finale. Disegni molto buoni, in particolare la macelleria della cella frigorifera degli orrori, dedicata agli stomaci forti. Nel patchwork di arti cadaverici si intuisce il Piccatto che sarà in futuro. Piccolo omaggio a Gene Wilder che presta il suo volto a quello del barbone ucciso nel vicolo. La copertina di Villa ci regala un inedito Dylan nudo disteso sul tavolo operatorio. Per chi l'ha provata come il sottoscritto, l'anestesia totale è davvero un'esperienza terrorizzante: è così che immagino la morte quando arriverà, tra un centinaio d'anni o giù di lì.

Curiosità: (1) A proposito del dottor Hicks, dall'editoriale apprendiamo come Sclavi non si fosse assolutamente ricordato di aver dato lo stesso nome al medico precedentemente apparso nel n. 7, creando involontariamente un caso di omonimia. Verità o presa in giro per i lettori? Fatto sta che, nel prosieguo della serie,verrà svelata una parentela tra i due. (2) Si parla una volta tanto di calcio, ed è quasi una rarità per Dylan Dog, con il passaggio (flop) di Ian Rush alla Juventus.


BODYCOUNT: 4

TIMBRATURA: Sì (1, Jill)

CITAZIONE: “Questo è il confine tra la vita e la morte, è il nulla e l’assurdità, è il macello a cui tutti arriveremo, prima o poi..”

VOTO: 7

Soggetto: Sclavi (15)
Sceneggiatura: Mignacco (1)
Disegni: Piccatto (2)