Può essere vicino, molto più di quanto crediate... Può essere un amico,
un parente, vostra moglie! Dylan lo sa, e sa che non è solo: molti altri
come lui vivono nascosti sotto una maschera umana, ma sono mostri. Ma
sa anche che la loro è un'esistenza terribile e oscura, che si consuma
nella notte e nella vergogna, bruciata dalla solitudine e dalla sete...
di sangue!
Storia dalla struttura atipica, con parte centrale piuttosto convenzionale e
incipit/finale perfettamente simmetrici e precursori di quel capolavoro che
sarà il n. 62 I Vampiri, sebbene
privi delle implicazioni socio-politiche di quest’ultimo. Qui riemerge il tema
della normalità del diverso, dei “mostri siamo noi” caro a Sclavi che in
quest’occasione scrive il soggetto, lasciando per la prima volta ad altri la
sceneggiatura, affidata alle capaci mani di Giuseppe Ferrandino. Lo
Sclavi-pensiero è affidato alla voce narrante di Derek (“Chi sono i veri vampiri?”), con l'amore che stravince ancora una
volta sulla morte (“L’unica cosa normale,
Cindy, è l’amore”). La differenza tra le varie parti dell’albo è messa in
risalto anche dalla rappresentazione grafica dei vampiri: inediti volti in
decomposizione nel prologo/epilogo, conformi all’iconografia classica con i
canini super sviluppati nella parte più tradizionale, dal sapore vintage (anche
se, a differenza del solito, si tratta di vampiri che non soffrono la luce del
sole). Quest’ultima, non a caso, è pesantemente ispirata alla breve storia a
fumetti Al crepuscolo volano i vampiri
disegnata da Reed Crandall (segnatevi questo nome) su testi di Archie Goodwin
per la rivista Creepy e pubblicata in
Italia da Mondadori nella raccolta Le
spiacevoli notti dello Zio Tibia nel lontano 1969. L’omaggio è platealmente
dichiarato a pag. 4, con un gioco di “fumetto nel fumetto” anticipatore della soluzione
del caso. Ci sono momenti davvero potenti: le due decapitazioni, il
dissanguamento del solito uomo qualunque mentre è ancora in vita, la
trasformazione di Cindy. Il mio preferito resta, però, il racconto del soggiorno
transilvano con le fondamentali sequenze dell’incubo di Derek e dell’attacco
del pipistrello, efficacemente illustrate da Trigo, qui giunto alla sua terza e
ultima prova nella serie. Comunque più altalenante, nel complesso, la qualità
delle sue tavole rispetto alle precedenti performance, soprattutto nella parte
finale. Il punto debole della sceneggiatura è invece rappresentato dal
particolare che Dylan non riesce a ricordare, un classico del giallo argentiano
che stavolta non convince: il mancato riflesso nell’acqua non è una cosa di cui
ci si può dimenticare. Resta, poi, forse volutamente inspiegato il motivo per
cui la sensuale Vera Barret vuole uccidere Dylan; il nostro avanza qualche
ipotesi, ma davvero non sembra così importante. A proposito di Vera è da notare
come Dylan non si tiri indietro di fronte all’approccio di una sconosciuta.
Altri tempi, altro personaggio, sessualmente disinibito, rispetto, ad esempio,
alla gestione Gualdoni in cui si mostrava a volte quasi timido e imbranato con
le donne. Groucho in splendida forma con battute, anche a tema, che provocano
l’irritazione del suo capo. Copertina di Villa altamente spoilerosa in cui sono
da evidenziare nuvole davanti e dietro la luna, anomalia già presente
nella copertina del n. 3 e che si ripeterà anche esattamente un anno dopo in Morgana.
Curiosità: A pag. 75 Cindy, in preda a una crisi d’astinenza, fa cadere da
uno scaffale il Dracula di Bram
Stoker.
BODYCOUNT: 6
TIMBRATURA: Sì
(1, Carol)
CITAZIONE: “Che vuoi che ti dica? Che è stato Dracula?..
Lo sai meglio di me che lui è l’ultimo in graduatoria dopo una sfilza di pazzi
assassini.. c’è chi li chiama mostri, ma sono sempre figli di questo mondo..”
VOTO: 8
Soggetto: Sclavi (14)
Sceneggiatura: Ferrandino (1)
Disegni: Trigo (3)
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