Un maniero cadente, un omicidio senza spiegazione, un ricco testamento
da spartire... Un giallo dai foschi colori del gotico. Chi ha ucciso il
malvagio Lord Blendings? I parenti si danno battaglia tra le ombre del suo
castello, ma sono soltanto pedine di un gioco di spettri e di un maledizione
antica. La donna fantasma che uccide uno a uno gli ospiti del castello dei
Blendings conosce tutte le risposte. Dylan Dog deve darle la caccia, deve
fermare la vendetta della Dama in Nero!
Partenza col botto per l’annata
1988 con questa prima storia doppia, indubbiamente la migliore dell’intera epopea
dylaniata.
Il soggetto è debitore del
classico filone cinematografico delle Old
Dark House (che si potrebbe riassumere con la formula “antiche magioni popolate da finti spettri”) portato alla ribalta da
Paul Leni nel lontano 1927 con Il
Castello degli spettri (The Cat and
the Canary, che, guarda caso, tira in ballo anche un’eredità) e in seguito
manipolato con successo da altri esperti cineasti del periodo del b/n come
James Whale e William Castle. Non manca il topos per eccellenza del romanzo
giallo: il delitto commesso in una camera chiusa dall’interno. Un'altra fonte ispiratrice è probabilmente da
rinvenire nel film di Mario Bava Gli
orrori del castello di Norimberga, per le similitudini che legano la figura
del Barone Otto Von Kleist a quella del
primo Lord Blendings. Qualche lieve assonanza, nel titolo e nel prologo di
ambientazione gotica, anche con La Dama
Rossa uccide sette volte di Emilio Miraglia. A far la differenza non è però
di certo il soggetto, ma, as usual,
la sceneggiatura e, soprattutto in questo caso, la caratterizzazione dei
personaggi, quasi perfetta grazie anche al più ampio respiro concesso dal numero
di pagine: Desmond uber alles,
indimenticabile figura tragicomica dallo spirito anarchico e rivoluzionario
(notare il ritratto di Bakunin nella sua stanza), ma anche l'inquietante e
enigmatico cugino Peter con le sue profezie e le sue citazioni bibliche che
raggelano i presenti nei momenti meno opportuni. Quota rosa decisamente
interessante e diversificata. Si va dall’austera Miss Mildred “serva dei
padroni” che batte qui il record di schiaffoni anti-svenimento (un classico
dylaniato) alla fragile e dolce Amabel (che almeno una volta riuscirà a
ricambiare una bella sventola); dalla forte e risoluta Honor (che scopriamo
essere una vera “Charlie’s Angel”) alla sexy Petulia. Quest’ultima è
indubbiamente il personaggio femminile più interessante dell’albo: vita da
romanzo d’appendice con un infanzia da Cenerentola, eppure avida come tutti i
chiamati all’eredità, apparentemente bisognosa di aiuto/conforto, ma capace di
reagire alle avversità; donna moderna, emancipata e autentica nelle sue
contraddizioni. Indimenticabile il suo look da femme fatale in pelliccia, body e autoreggenti per sedurre un Dylan
in calore come non mai (“doppietta” e “tripletta” sfiorata per lui). Piuttosto
riuscita anche la figura del primo Lord Blendings: sadismo, follia e
raccapriccianti torture affrescano il flashback dedicato al passato dell’originario
padrone del castello. E poi, naturalmente, c’è lei, la Dama in nero, con le sue
fugaci apparizioni, i suoi delitti, la sua sinistra presenza costantemente in
agguato. Unico personaggio realmente sacrificato è quello di Logan che trova il
suo momento di massimo splendore solo nella morte, almeno così come ci viene
narrata nella visione di Miss Mildred. Dylan qui particolarmente attivo, non
solo sessualmente; si dimostra ancora una volta un investigatore più “emozionale”
che razionale. Groucho assente per buona parte della storia e degnamente rimpiazzato,
in quanto a battute, dal buon Desmond; da notare che ancora una volta azzecca
(involontariamente) la soluzione del caso. Sclavi si dimostra particolarmente
abile a rendere sospettabili tutti i coinvolti e farli interagire, in maniera più
o meno credibile, in un ambiente circoscritto. La neve, il castello fatiscente
con le sue segrete, la maledizione dei Blendings, la triste storia e la
terribile fine di Viviana ammantano di gotico la vicenda grazie anche ai
disegni del duo M&G, mai così in forma, e alle evocative copertine
(soprattutto la seconda) di Villa. Oltre alle sequenze già citate, va necessariamente
ricordata quella dell’incubo di Dylan. Splatter a go go, sesso, ironia a fiumi,
finale con tocco irrazionale/soprannaturale, ingredienti usati con sempre più parsimonia
negli anni, sino a quasi scomparire. Nostalgia canaglia. Nella storia sono
anche presenti alcuni riferimenti ai numeri precedenti (per l’esattezza #8, #10
e #11).
Curiosità: (1)la figura della
Dama in Nero è ispirata alla leggenda della Dama Velata, che si aggirerebbe a
Milano tra le vie di Parco Sempione e le sale del Castello Sforzesco. (2) per
la prima volta la musica metal fa la sua apparizione nella serie con il brano “Into the nightmare” dei Demon. (3) Il
titolo di uno dei capitoli in cui è divisa la storia, La morte aspetta nel buio, è lo stesso dell’albo di Tex n. 32.
BODYCOUNT: 11
TIMBRATURA: Sì (2: Amabel e Petulia)
CITAZIONE: “..Forse.. forse sto recitando adesso.. forse non è vero niente.. e
questo mondo di ingiustizie non esiste.. E non è vero che io muoio.. per
niente..”
VOTO: 9
Soggetto: Sclavi (18)
Sceneggiatura: Sclavi (16)
Disegni: Montanari & Grassani
(5)
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