venerdì 28 febbraio 2020

Dylan Dog Special #1 - Il Club dell'orrore



Una serata diversa, un po' strana e forse… pericolosa! Sulle sponde del lago di Loch Ness, si riunisce il Club dell'Orrore, sei narratori di fiabe nere si sfidano all'ultimo brivido. Quale sarà la storia più terrorizzante? Una girandola di invenzioni bizzarre, follie e fantasmi, storie immaginate e vissute, per rendere omaggio al mistero del lago: il Mostro. Dylan Dog ascolta con attenzione e sente crescere la tensione. Sembra quasi che le acque oscure si siano all'improvviso increspate…

Il primo, mitico, speciale dylaniato offriva ai lettori un numero cospicuo di pagine in più rispetto al consueto e, in allegato, il prezioso primo volumetto dell’”Enciclopedia della Paura”, dedicato all’orrore dalla A alla Z (a cura di Ferruccio Alessandrini). Non sono certo questi, però, i punti di forza di un albo che rappresenta un trionfo del gotico,  bensì le atmosfere nebulose da ghost story britannica impreziosite dai disegni di un Roi sensuale, morbido, romantico, fiabesco. La struttura ricorda quella degli horror a episodi prodotti dalla Amicus, la celebre casa cinematografica britannica “rivale” della Hammer. La formula riadattata da Sclavi è accattivante: tante brevi storie i cui protagonisti sono gli stessi narratori, tante varianti sullo stessa tema, quello del mostro di Loch Ness, usato, ma non abusato, dalla letteratura e dal cinema, nel contesto da salotto del Club che funge da “cornice”, con l’aggiunta di un fantastico prologo "circolare" (nella fine è il principio o viceversa). A proposito di finale, l’epilogo lunare sulla spiaggia del Loch è tra i più tristi e malinconici della saga, un'ultima illusione o forse “solo un sogno.. che non sogneremo.. mai più”. Emerge qui con prepotenza un tema caro a Sclavi, che il buon Tiz aveva già introdotto nel #6: l'importanza dei sogni, fossero anche incubi, e del soprannaturale, la speranza nell’ignoto per sfuggire alla banalità della vita, per crescere. Nella storia sono, inoltre, presenti piccoli rimandi agli albi precedenti: viene nominata Anna Never, vi è l’ennesimo strappo alla regola alcolico (altro scotch!), rispuntano fuori i presunti poteri paranormali del padre di Dylan e fa una comparsata Xabaras; insolito non vederlo disegnato da Stano, almeno nei primi 100 numeri, anche se non sarà l’unica volta. Dopo Biancaneve nel #10, in edicola il mese precedente, viene qui citata Cenerentola. Ancora una strizzatina d’occhio meta-fumettistica a pag. 111 (“Di solito sono gli altri a raccontare storie su di me”). In compenso non vi sono ancora avvisaglie di mal di mare (o meglio lago) per il nostro. Groucho non compare, ma è citato in diverse occasioni, così come le sue battute. Per la prima volta viene nominato Martin Mystère, definito dal presidente del Club “collega” di Dylan Dog; i riferimenti al detective dell’impossibile, in seguito, si faranno più frequenti fino alla pubblicazione, qualche anno dopo, del primo team-up tra i due eroi bonelliani. Gli audioanimatroni che “si guastano sempre” li ritroveremo, invece, in albi successivi, nell’abitazione di Lord Wells. Per quanto riguarda il comparto grafico, come anticipato, Roi qui è mostruoso, in senso metaforico e letterale. Impressionanti le varie apparizioni di Nessie sul lago, minacciose o malinconiche a seconda dei casi. La copertina lacustre di Villa, con la zampa che squarcia la pagina, è storia.
Se dovessi fare una classifica delle mini-storie apparse su questo piccolo capolavoro, che secondo Dylan meriterebbero un giudizio di “assoluta parità al secondo posto”, sceglierei (omettendo le variazioni sul tema):


  1. Il cucciolo  
  2. Nessie, amore mio  
  3.  Metamorfosi 
  4.  Al centro della terra 

Anche se quella più terrificante è, in effetti, la non-storia raccontata da Sir Neill.

Curiosità: il titolo è un esplicito omaggio all’ omonima rubrica apparsa in seconda di copertina sugli albi della serie regolare sino al numero 170 per poi essere fusa con l’Horror Post, trasferita a pagina 4 e rinominata “Dylan Dog Horror Club” a partire dall’albo successivo.

BODYCOUNT: 0

TIMBRATURA: Sì (1: Julie/Cenerentola)

CITAZIONE: “Sì.. io muoio.. muoio ucciso da questo mondo in cui tutto è scoperto e rivelato.. questo mondo ormai così banale e senza sogni.. e non ho più neanche il tempo di raccontarvi la mia vera storia.. a cui d’altronde, nessuno crederebbe.. e dunque addio, uomini del ventesimo secolo.. e continuate pure a credere che io non sia mai esistito.. muoio di vecchiaia.. sono vecchio quanto il mondo.. e sembra quasi che il mondo.. muoia con me..

VOTO: 9

Soggetto: Sclavi (11)
Sceneggiatura: Sclavi (11)
Disegni: Roi (3)

mercoledì 26 febbraio 2020

Dylan Dog #10 - Attraverso lo specchio



Etrevid is etrom al... Sì, qualche volta bisogna leggere al contrario il libro del destino per capirne la trama. Una catena di morti senza spiegazione e senza colpevoli, mostri infernali che escono dagli specchi, porte aperte su altri mondi. Ricordi, Dylan? Tutto è cominciato a casa di Rowena durante un ballo in maschera, una danza in cui nessuno è ciò che sembra essere…

E' stato il mio primo Dylan Dog nel lontanissimo 1987. Sono passati ormai oltre trent’anni ma ancora sono vive le emozioni di quel primo assaggio: paura, esaltazione, curiosità, "prurito" (per la prima volta sfogliavo pagine di una pubblicazione in cui veniva rappresentato in modo esplicito il sesso). E' la storia più terrificante di tutte. La filastrocca iniziale/totentanz, le morti efferatissime (due, quella degli sposini dilaniati dagli artigli e quella della modella nella vasca, omaggiano apertamente Nightmare dal profondo della notte), l'atmosfera malata e morbosa emanata dai distorti disegni di Casertano, l'aneddoto "carrolliano" del Re Rosso raccontato dal negoziante di specchi e l'avversario, il più temuto dall'uomo dalla notte dei tempi, la profezia finale ("ci rivedremo Dylan Dog") trasportano davvero il lettore in un’altra dimensione. Come Alice nel seguito del romanzo di Lewis Carroll, attraversiamo lo specchio. Anche il titolo dell’albo è in doppia versione a pag. 3: dritta e riflessa. Sclavi insiste molto sul tema dello specchio, citando persino Biancaneve in apertura. La morte (forse sarebbe più corretto usare il maiuscolo) qui colpisce implacabile da tutte le superfici riflettenti, compresa l’acqua. In fondo, però, lo specchio è solo un veicolo attraverso il quale il destino fatale delle vittime si compie. In questo senso si può intravedere un’altra analogia, alla lontana, con Nightmare, laddove erano i sogni il tramite che il carnefice ustionato in maglioncino a righe utilizzava per far strage di adolescenti. C'è tutto Sclavi: amore e morte, poesia e malinconia, il sesso, lo splatter, la metà oscura (l'altra parte dello specchio simboleggia anche il lato oscuro, l'altra faccia della medaglia dell'uomo: tutti i personaggi o quasi, hanno scheletri nell'armadio), le citazioni fiabesche, cinematografiche e letterarie (ancora una volta Poe, quando Rowena mascherata passeggia tra gli invitati durante la festa, come nella Maschera della Morte Rossa, mentre un topo si aggira per il salone). Non manca un pizzico di meta-fumetto, a pag. 92 Bloch afferma “Naturalmente c’è un altro modo di raccontare l’intera storia.. tirando appunto in ballo il soprannaturale, i mostri, gli specchi.. suppongo che uno scrittore di fumetti dell’orrore farebbe proprio così..” Sclavi torna ancora una volta ad interessarsi dei comprimari, dei loro ultimi pensieri, del loro passato e persino del futuro di altri personaggi che hanno intrecciato le loro vite con i primi. Ne emerge tutto il suo pessimismo cosmico, il cinismo, la disillusione, elevati all’ennesima potenza. Di contro troviamo un Groucho divertente e irresistibile, soprattutto da coniglietto! Dylan sul pezzo, indaga, scopa (con due partner diverse!), si arrabbia, soffre, rischia di morire, non si arrende. Afferma di detestare le feste in maschera, in compenso.. balla! Per la prima volta pensa che non riuscirà mai a finire il galeone, mentre le lamentele sul conto in rosso cominciano a divenire abitudine. Casertano esordisce già al top anche se sarà in grado addirittura di migliorarsi. Horror, sesso, donne sexy (Shirley è tra le più affascinanti conquiste dell’indagatore dell’incubo) con e senza abiti succinti, sangue e sudore. Le sequenze più impressionanti: la Morte che irrompe dall’altra parte dello specchio mandando il vetro in frantumi (“presa in prestito” da Inferno di Argento*) e l’inseguimento della bestia ai danni della modella nel parco. Dulcis in fundo, regala al personaggio di Andrew P. Delberts  le fattezze di Sclavi; nel Club dell'Orrore della prima ristampa ci viene detto che nella sceneggiatura il buon Tiziano aveva scritto di disegnare Delberts "come uno sfigato qualunque" e che Casertano "aveva ubbidito alla lettera"*. Copertina spoilerosa e terrificante (nel senso buono del termine) di Villa.
Non manca nessuno degli elementi che concorrono a giustificare in pieno la frase di lancio "Dylan Dog fumetto d'orrore, fumetto d'autore" che  campeggiava in quarta di copertina sulle altre serie Bonelli prima dell’uscita del #1. Albo fuori parametro. Merita l'appellativo di capolavoro assoluto, senza se e senza ma.

Curiosità: (1)Dopo che Dylan l’aveva già ascoltata in casa nel #4, torna la canzone “Bye bye life” dalla colonna sonora di All That Jazz, suonata dall’orchestra (pagg. 15-16) (2)Il personaggio di Jackal tornerà a sorpresa nel #161, albo che ha diversi punti di contatto con questo.

BODYCOUNT: 11

TIMBRATURE: 2 (Rowena e Shirley)

CITAZIONE:  Io sono colei che tutto spiega e nessuno può spiegare.. io sono l’immagine allo specchio, sono il mistero che è al di là della vita.. sono il sonno senza sogni, sono il pensiero che vola via, la grande consolatrice.. io sono.. la Morte!

VOTO: 10

Soggetto: Sclavi (10)
Sceneggiatura: Sclavi (10)
Disegni: Casertano (1)

*Grazie a Nima Tayebian per la segnalazione
**Un ringraziamento particolare al sempre attento Leprecano per la segnalazione

lunedì 24 febbraio 2020

Dylan Dog #9 - Alfa e Omega



La notte è illuminata da un lampo, un oggetto si schianta al suolo. La giovane Amy Irving incontra una forza aliena dall'incredibile potere, il potere di plasmare se stessa in infinite forme. Di fronte a Dylan Dog si aprono i misteri dell'intero cosmo. Qual è il segreto scopo della creatura? Perché ha scelto la Terra? E perché vuole un figlio da Amy?

Primo fanta-horror dell’epopea dylaniata, filone che, almeno nei primi 100 numeri, non sarà così sfruttato.  Come al solito Sclavi inserisce nel mixer ingredienti già assaggiati, provenienti dai classici della fantascienza cinematografica: Andromeda (1971), di Robert Wise, il modello di riferimento per la parte centrale dell’albo, citazioni di Blade Runner (viene riprodotto letteralmente il celeberrimo monologo finale pronunciato da Rutger Hauer) e 2001-Odissea Nello Spazio (la tuta di Frank Poole e il bambino) e una spruzzatina del Pianeta delle Scimmie (non aggiungo oltre per non rovinare la sorpresa a chi non ha mai letto la storia). Il tutto guarnito da amplessi alieni e metamorfosi animalesche degne di Manimal, famosa (? Io la adoravo da bambino) e sfortunata serie TV degli anni ’80. Ne viene fuori non una minestra riscaldata, ma una ricetta sopraffina, quasi perfetta, fino a poche pagine dalla conclusione quando le plateali citazioni di cui sopra rovinano in parte la rarefatta atmosfera che permea il sito di Banbury. Ma sono talmente sfacciate che paradossalmente sono perdonabili anche perché funzionali alla storia. Primo vero urlo disperato del Dylan animalista, Alfa & Omega racconta un'altra vicenda triste e malinconica che commuove, a conferma che nei primi dieci numeri sono già presenti, sia pur in maniera a volte embrionale, quasi tutti i temi che faranno la fortuna della serie. Dylan si incazza, atteggiamento che, invece, nel corso degli anni vedremo, ahimè, sempre meno. Qui più brillante a parole, meno nei fatti: le piglia e il caso si risolve praticamente da solo. Di Groucho apprendiamo che.. sembra proprio uno dei fratelli Marx! Inoltre facciamo la conoscenza di Jeffrey, dottore che si professa amico suo e di Dylan, illudendo il lettore di essersi imbattuto in un personaggio potenzialmente ricorrente: non lo vedremo mai più! Ci sono tocchi da fuoriclasse assoluto come solo Sclavi sapeva tirare fuori dal cilindro, mi riferisco in particolare all’aggressione silenziosa da parte degli uomini in tuta da astronauta e la descrizione del viaggio di Alfa che dal terrore puro di una morte nel vuoto del cosmo, attraverso un buco nero, raggiunge “la terra dei sogni”. Roi, dal canto suo, rende indimenticabile la scena dell'amplesso alieno (presa di peso da Possession di Andrzej Zulawski*) e si destreggia egregiamente tra luci (l’angosciante camera bianca) e ombre. Bravissimo poi a tradurre su carta le molteplici mutazioni. Copertina di Villa che rispetta appieno lo spirito dell’albo. Trascurabile il seguito, inspiegabilmente usato come background per il 2° round tra l'indagatore dell'incubo e il detective dell'impossibile, Martin Mystere.

Curiosità: per il quarto albo di fila, Dylan va in bianco. A quei tempi era quasi un record! Per il terzo albo consecutivo, inoltre, non compare Bloch e senza bisogno di mandarlo in pensione!

BODYCOUNT: 4 sicuri + un numero imprecisato di altri “astronauti” vittime dell’ira di “Alfa”.

TIMBRATURA: No

CITAZIONE:  Puoi immaginarti quello che provavo? Solo nel vuoto, andando incontro a quella morte così strana, così immensa?.. No, non puoi.. Nessuno può.. Quella era il terrore..

VOTO: 9

Soggetto: Sclavi (9)
Sceneggiatura: Sclavi (9)
Disegni: Roi (2)

*Un grazie immenso a Alice Cooper di horrormovie forum per la segnalazione.

sabato 22 febbraio 2020

Dylan Dog #8 - Il ritorno del mostro




Leonora Steele è cieca, ma riesce a vedere con l'occhio della memoria. La morte l'ha sfiorata tanti anni fa, quando la sua famiglia fu trucidata da un folle. Ora il mostro è fuggito! Damien, il gigante assassino, ha violato le mura del manicomio per tornare da lei e l'unico che può impedirgli di completare l'opera è Dylan Dog …
 
Pesante modello ispiratore dell’albo è Terrore Cieco (1971), film di Richard Fleischer, in cui la protagonista è già cieca, a causa di una caduta di cavallo avvenuta qualche tempo prima, quando si aggira per la villa di famiglia senza accorgersi subito dei cadaveri. Sclavi sostituisce il personaggio apparentemente fragile di Sarah, interpretato da Mia Farrow, con la ben più risoluta e simpatica come la sabbia nelle mutande Leonora (ancora lo zampino di Poe!), introducendo un elemento di difformità, rispetto al modello di riferimento, con Damien, lo sfortunato garzone dello stalliere. Tiz sceglie di non mostrarne quasi mai il viso e gli cuce addosso diverse caratteristiche dei boogeyman degli anni 70/80: ha un fisico imponente, apparentemente indistruttibile e va in giro con un machete come Jason Voohrees, fugge da un manicomio, dopo anni di tranquillo anonimato, alla vigilia di una strage familiare da lui compiuta come Michael Myers, ha il volto bruciato come Freddy Kruger e porta il nome del figlio prediletto del Diavolo nella saga di Omen-Il Presagio. Figura tragica Damien, con la quale Sclavi introduce altri temi classici dylandoghiani: il diverso (“monstrum” in latino significa prodigio, ci ricorda il dottor Pierce nell’albo) e la malvagità che si cela nel cuore non del mostro, ma dell'uomo. Proprio buonissimo forse Damien non è, visto che comunque fa fuori due tizi dopo la sua fuga alla ricerca di Leonora. Anche questa, come il #6, è più una storia d’amore, che di morte, malgrado abbia la forma del classico slasher. Perfetto in questo senso il finale, preceduto dalla struggente ultima cavalcata sotto la pioggia di un Damien dallo sguardo tristissimo, in cui la donna di ghiaccio si scioglie al fuoco (non solo metaforico) dell’amore. Peccato la storia abbia un difetto macroscopico che le preclude l'eccellenza: gli atti processuali che Dylan legge a metà albo. Il problema non sta nella non credibilità che polizia e inquirenti non abbiano rilevato un indizio evidente (in parte giustificato dal clima di "daje al mostro" intorno alla vicenda), ma nel palesare la soluzione del caso troppo presto: Dylan non ha letto il prologo, noi lettori sì! E' impossibile non capire la verità, al massimo possono sfuggire le motivazioni. Pleonastico il personaggio di Lilith, al dispetto del bel nome, così come l’ultima pagina che in qualche modo vorrebbe chiudere il cerchio. Si arricchisce il background dylaniato con qualche informazione aggiuntiva: scopriamo che Dog non è un nome d’arte (Dylan lamenta di essere stato, anzi, oggetto di scherno da parte dei compagni di scuola), mentre il nome deriva dalla passione del padre (?) per il poeta inglese Dylan Thomas. Non si sente eroe e dimostra di aver paura, mostrando finalmente il suo lato più umano (quello che davvero mi ha fatto amare l’indagatore dell’incubo) abbandonando del tutto la spacconaggine ostentata negli albi #1 e #5. Prima visita dylaniata nel manicomio (per ricchi) di Harlech, ne seguiranno diverse altre, soprattutto nei primi cento numeri. Dylan fa la conoscenza di Lord Chester, uno dei pazienti della clinica, personaggio ricorrente che, fin dal primo incontro, saluta il nostro cercando simpaticamente di strangolarlo (in amicizia!).
Ottimo esordio, ai disegni, del prolifico Piccatto, ricco di particolari e con un tratto più morbido, molto diverso da quello attuale. Personalmente lo preferivo così, prima della svolta stilistica. Molto riuscita la rappresentazione della scalata di Dylan nel pozzo che rende bene l’idea della fatica, della claustrofobia e dell’ansia del nostro. Suggestivi i sotterranei del castello, location comunque superflua nell’economia della storia e bella la galleria di freaks in quel di Harlech. Della copertina di Villa non mi piace il viso di Damien.
Il meno riuscito, in my honest opinion, tra i primi dieci numeri, anche se rimane una buonissima storia.

Curiosità: Sclavi omaggia, intitolandogli uno dei capitoli, anche un altro thriller con una protagonista non vedente, interpretata dalla sempre splendida Audrey Hepburn (che ebbe una nomination all’Oscar per la sua interpretazione): Gli Occhi della notte (1967)di Terence Young. 

BODYCOUNT: 10

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Vuole uccidermi. Vuole completare la strage. E tenterà di farlo. Perché Damien la notte scorsa è fuggito dal manicomio. E’ libero.


VOTO: 8

Soggetto: Sclavi (8)
Sceneggiatura: Sclavi (8)
Disegni: Piccatto (1)