Una febbre di sangue ha colpito Londra,
senza motivo né preavviso. Chiunque può saltarvi alla gola in preda ad
un'estasi omicida; nessuno è insospettabile, nessuno è immune. E, un poco alla
volta, l'orda degli uccisori cresce... Soltanto il bizzarro professor Wells
sembra sapere qualcosa. C'è un contagio invisibile che scorre attraverso le
cose e le persone, una follia nata da un complotto. Come fermarla?
Altro albo di
importanza seminale nell’economia della serie in quanto modello
imprescindibile, soprattutto per gli autori che di cognome non fanno Sclavi, su
cui basare ogni storia che racconti un’epidemia, un contagio, un’esplosione di
follia collettiva o di oggetti che spingono in maniera compulsiva all’omicidio.
Ma è anche quanto più di action si possa leggere nei primi 100 numeri, altra
caratteristica che lo rende pietra miliare agli occhi di quegli sceneggiatori che
hanno nel proprio DNA questo genere, Recchioni in primis (d’altronde anche Todd
è un sostenitore del caos, come lo sarà John Ghost). E’ indubbio che questo #5
sia stato partorito nello stesso brodo primordiale del #1. Ritroviamo il Dylan "Bond"
dell'esordio, sicuro, deciso (si dichiara impaurito ma non lo dimostra), eroe,
in lotta contro un' importante multinazionale, financo giustiziere (mai più lo
vedremo così se non per motivi personali). Cospirazioni, intrighi politici,
interessi socio-economici, inseguimenti
mozzafiato, epilogo giustizialista.. tutti elementi che non mi hanno mai fatto
adorare quest’albo allo stesso livello di quelli usciti nel medesimo periodo;
tuttavia, come detto, non si può negarne o sottovalutarne la rilevanza
“storica”. La spy story è intrecciata a doppio filo col modello romeriano della
"Città verrà distrutta all'alba",
precursore, insieme ai suoi zombi, dell'invasione di pellicole epidemiche
tornate in voga negli ultimi anni a partire da "28 giorni dopo". Su
tutto aleggia l'ombra di Xabaras (si scopre dunque che è sopravvissuto
all’incendio del #1) dispensatore occulto delle sue conoscenze
alchemico-scientifiche a beneficio della loggia di antagonisti reazionari
(sovranisti?). L’albo segna anche l’irresistibile esordio di uno dei comprimari
più ricorrenti (almeno nel primo decennio di vita dell’indagatore dell’incubo)
nella serie: Lord H.G. Wells, omonimo del grande Herbert George autore de “La
macchina del tempo” e di tanti altri capolavori della fantascienza moderna, ma ispirato
nelle fattezze all’attore britannico David Niven. Si presenta come un folle
inventore, benestante, dal linguaggio forbito e dai modi distinti a dispetto
dell’improbabile abbigliamento; si aggira, infatti, per Londra in canottiera,
probabilmente per il caldo di cui tutti si lamentano nel corso della storia.
Tuttavia, la canotta diverrà in seguito una vera e propria divisa per lui.
Anche gli screzi con Groucho, trattato alla stregua di un maggiordomo o peggio,
si ripeteranno nelle apparizioni successive di questo strambo pari di
Inghilterra. Per quanto riguarda Dylan, abbiamo qui la prima delle sue
innumerevoli visite nell’ufficio di Bloch, tanto che il nostro sarà quasi
costantemente di casa a Scotland Yard. Altrettanto frequenti diverranno le
richieste di aiuto rivolte all’amico, a cui il buon ispettore (come in questo
caso) risponderà inizialmente “no” per poi capitolare invariabilmente ogni
volta. Si fa un ulteriore passo, dopo il #4, verso il famoso “quinto senso e
mezzo”, qui battezzato “sesto senso maschile”. Si affina anche il lancio della
pistola, di cui Groucho è ormai ufficialmente depositario, che finalmente
vediamo roteare nel modo che diverrà classico. Non avranno alcun seguito,
invece, il “solito posto” (il punto di ritrovo concordato a Piccadilly Circus),
la barca per appuntamenti galanti (di contro non si registra ancora alcun
sintomo di mal di mare, né di fiume in questo caso, per Dylan) e l’inguardabile
camicia a maniche corte del nostro. La gelosia nei confronti di Groucho si
ripeterà con veemenza almeno in un’altra celebre occasione (il #23), ma davvero
qui la reazione
da uomo
virile-geloso-villoso di Dylan appare del tutto spropositata visto che il fido
assistente giocava per lo più e Vivien è poco meno di un'avventuretta, neanche
degna di apparire nel prosieguo dell'albo malgrado il suo marginale
coinvolgimento nella vicenda. Per quanto riguarda i disegni, buonissimo esordio di
Dell'Uomo che, con il suo tratto pulito, ci regala un magnifico tour londinese
da cartolina, tra i più completi della serie, oltre a un cameo del Dario
(Argento) nazionale. Tra le decine di omicidi illustrati, spacca l'incursione
degli uccisori alla festa dell'alta società nella villa di Kensington (pagg.
71-72). Notevole anche l’intera sequenza dell’attacco acquatico notturno ai
danni di Dylan e Groucho. Indimenticabile la copertina di Villa con gli
uccisori affetti da itterizia.
Curiosità: (1)Quello che non ho mai capito è perché questa storia, ambientata ad agosto,
sia uscita a fine gennaio. Emergenza? casualità? Precisa volontà? (2)A pag. 30
nel rapporto sul primo delitto si parla di un solo omicidio, ma nella sequenza
iniziale a pag. 4 si vede che il macellaio sta già allegramente affettando
un’altra donna. (3)L’albo avrà un mini-seguito con Il ritorno degli uccisori, breve storia allegata alla confezione
dell’ormai preistorico videogioco “Dylan
Dog: gli uccisori” edito nel 1992 da Simulmondo e un remake, Diario degli uccisori pubblicato su
Color Fest nel 2016. (4)A una comparsa di quest'albo, Gualdoni dedicherà la storia breve Qualcuno sul fondo, apparsa sui Gigante
#21.
BODYCOUNT: 28
+ oltre 60 (morti nella notte tra il 7 e l’8 agosto come si apprende dal “Daily
Mirror)
TIMBRATURA: Sì
(1: Vivien)
CITAZIONE: “Non riusciremo a sconfiggerli perché gli
uccisori siamo noi”
VOTO: 8,5
Soggetto: Sclavi (5)
Sceneggiatura: Sclavi (5)
Disegni: Dell'Uomo (1)
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