lunedì 17 febbraio 2020

Dylan Dog #5 - Gli Uccisori


Una febbre di sangue ha colpito Londra, senza motivo né preavviso. Chiunque può saltarvi alla gola in preda ad un'estasi omicida; nessuno è insospettabile, nessuno è immune. E, un poco alla volta, l'orda degli uccisori cresce... Soltanto il bizzarro professor Wells sembra sapere qualcosa. C'è un contagio invisibile che scorre attraverso le cose e le persone, una follia nata da un complotto. Come fermarla?

Altro albo di importanza seminale nell’economia della serie in quanto modello imprescindibile, soprattutto per gli autori che di cognome non fanno Sclavi, su cui basare ogni storia che racconti un’epidemia, un contagio, un’esplosione di follia collettiva o di oggetti che spingono in maniera compulsiva all’omicidio. Ma è anche quanto più di action si possa leggere nei primi 100 numeri, altra caratteristica che lo rende pietra miliare agli occhi di quegli sceneggiatori che hanno nel proprio DNA questo genere, Recchioni in primis (d’altronde anche Todd è un sostenitore del caos, come lo sarà John Ghost). E’ indubbio che questo #5 sia stato partorito nello stesso brodo primordiale del #1. Ritroviamo il Dylan "Bond" dell'esordio, sicuro, deciso (si dichiara impaurito ma non lo dimostra), eroe, in lotta contro un' importante multinazionale, financo giustiziere (mai più lo vedremo così se non per motivi personali). Cospirazioni, intrighi politici, interessi socio-economici,  inseguimenti mozzafiato, epilogo giustizialista.. tutti elementi che non mi hanno mai fatto adorare quest’albo allo stesso livello di quelli usciti nel medesimo periodo; tuttavia, come detto, non si può negarne o sottovalutarne la rilevanza “storica”. La spy story è intrecciata a doppio filo col modello romeriano della "Città verrà distrutta all'alba", precursore, insieme ai suoi zombi, dell'invasione di pellicole epidemiche tornate in voga negli ultimi anni a partire da "28 giorni dopo". Su tutto aleggia l'ombra di Xabaras (si scopre dunque che è sopravvissuto all’incendio del #1) dispensatore occulto delle sue conoscenze alchemico-scientifiche a beneficio della loggia di antagonisti reazionari (sovranisti?). L’albo segna anche l’irresistibile esordio di uno dei comprimari più ricorrenti (almeno nel primo decennio di vita dell’indagatore dell’incubo) nella serie: Lord H.G. Wells, omonimo del grande Herbert George autore de “La macchina del tempo” e di tanti altri capolavori della fantascienza moderna, ma ispirato nelle fattezze all’attore britannico David Niven. Si presenta come un folle inventore, benestante, dal linguaggio forbito e dai modi distinti a dispetto dell’improbabile abbigliamento; si aggira, infatti, per Londra in canottiera, probabilmente per il caldo di cui tutti si lamentano nel corso della storia. Tuttavia, la canotta diverrà in seguito una vera e propria divisa per lui. Anche gli screzi con Groucho, trattato alla stregua di un maggiordomo o peggio, si ripeteranno nelle apparizioni successive di questo strambo pari di Inghilterra. Per quanto riguarda Dylan, abbiamo qui la prima delle sue innumerevoli visite nell’ufficio di Bloch, tanto che il nostro sarà quasi costantemente di casa a Scotland Yard. Altrettanto frequenti diverranno le richieste di aiuto rivolte all’amico, a cui il buon ispettore (come in questo caso) risponderà inizialmente “no” per poi capitolare invariabilmente ogni volta. Si fa un ulteriore passo, dopo il #4, verso il famoso “quinto senso e mezzo”, qui battezzato “sesto senso maschile”. Si affina anche il lancio della pistola, di cui Groucho è ormai ufficialmente depositario, che finalmente vediamo roteare nel modo che diverrà classico. Non avranno alcun seguito, invece, il “solito posto” (il punto di ritrovo concordato a Piccadilly Circus), la barca per appuntamenti galanti (di contro non si registra ancora alcun sintomo di mal di mare, né di fiume in questo caso, per Dylan) e l’inguardabile camicia a maniche corte del nostro. La gelosia nei confronti di Groucho si ripeterà con veemenza almeno in un’altra celebre occasione (il #23), ma davvero qui la reazione da uomo virile-geloso-villoso di Dylan appare del tutto spropositata visto che il fido assistente giocava per lo più e Vivien è poco meno di un'avventuretta, neanche degna di apparire nel prosieguo dell'albo malgrado il suo marginale coinvolgimento nella vicenda. Per quanto riguarda i disegni, buonissimo esordio di Dell'Uomo che, con il suo tratto pulito, ci regala un magnifico tour londinese da cartolina, tra i più completi della serie, oltre a un cameo del Dario (Argento) nazionale. Tra le decine di omicidi illustrati, spacca l'incursione degli uccisori alla festa dell'alta società nella villa di Kensington (pagg. 71-72). Notevole anche l’intera sequenza dell’attacco acquatico notturno ai danni di Dylan e Groucho. Indimenticabile la copertina di Villa con gli uccisori affetti da itterizia.
 
Curiosità:  (1)Quello che non ho mai capito è perché questa storia, ambientata ad agosto, sia uscita a fine gennaio. Emergenza? casualità? Precisa volontà? (2)A pag. 30 nel rapporto sul primo delitto si parla di un solo omicidio, ma nella sequenza iniziale a pag. 4 si vede che il macellaio sta già allegramente affettando un’altra donna. (3)L’albo avrà un mini-seguito con Il ritorno degli uccisori, breve storia allegata alla confezione dell’ormai preistorico videogioco “Dylan Dog: gli uccisori” edito nel 1992 da Simulmondo e un remake, Diario degli uccisori pubblicato su Color Fest nel 2016. (4)A una comparsa di quest'albo, Gualdoni dedicherà la storia breve Qualcuno sul fondo, apparsa sui Gigante #21.

BODYCOUNT: 28 + oltre 60 (morti nella notte tra il 7 e l’8 agosto come si apprende dal “Daily Mirror)

TIMBRATURA: Sì (1: Vivien)

CITAZIONE: “Non riusciremo a sconfiggerli perché gli uccisori siamo noi

VOTO: 8,5

Soggetto: Sclavi (5)
Sceneggiatura: Sclavi (5)
Disegni: Dell'Uomo (1)

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