mercoledì 26 febbraio 2020

Dylan Dog #10 - Attraverso lo specchio



Etrevid is etrom al... Sì, qualche volta bisogna leggere al contrario il libro del destino per capirne la trama. Una catena di morti senza spiegazione e senza colpevoli, mostri infernali che escono dagli specchi, porte aperte su altri mondi. Ricordi, Dylan? Tutto è cominciato a casa di Rowena durante un ballo in maschera, una danza in cui nessuno è ciò che sembra essere…

E' stato il mio primo Dylan Dog nel lontanissimo 1987. Sono passati ormai oltre trent’anni ma ancora sono vive le emozioni di quel primo assaggio: paura, esaltazione, curiosità, "prurito" (per la prima volta sfogliavo pagine di una pubblicazione in cui veniva rappresentato in modo esplicito il sesso). E' la storia più terrificante di tutte. La filastrocca iniziale/totentanz, le morti efferatissime (due, quella degli sposini dilaniati dagli artigli e quella della modella nella vasca, omaggiano apertamente Nightmare dal profondo della notte), l'atmosfera malata e morbosa emanata dai distorti disegni di Casertano, l'aneddoto "carrolliano" del Re Rosso raccontato dal negoziante di specchi e l'avversario, il più temuto dall'uomo dalla notte dei tempi, la profezia finale ("ci rivedremo Dylan Dog") trasportano davvero il lettore in un’altra dimensione. Come Alice nel seguito del romanzo di Lewis Carroll, attraversiamo lo specchio. Anche il titolo dell’albo è in doppia versione a pag. 3: dritta e riflessa. Sclavi insiste molto sul tema dello specchio, citando persino Biancaneve in apertura. La morte (forse sarebbe più corretto usare il maiuscolo) qui colpisce implacabile da tutte le superfici riflettenti, compresa l’acqua. In fondo, però, lo specchio è solo un veicolo attraverso il quale il destino fatale delle vittime si compie. In questo senso si può intravedere un’altra analogia, alla lontana, con Nightmare, laddove erano i sogni il tramite che il carnefice ustionato in maglioncino a righe utilizzava per far strage di adolescenti. C'è tutto Sclavi: amore e morte, poesia e malinconia, il sesso, lo splatter, la metà oscura (l'altra parte dello specchio simboleggia anche il lato oscuro, l'altra faccia della medaglia dell'uomo: tutti i personaggi o quasi, hanno scheletri nell'armadio), le citazioni fiabesche, cinematografiche e letterarie (ancora una volta Poe, quando Rowena mascherata passeggia tra gli invitati durante la festa, come nella Maschera della Morte Rossa, mentre un topo si aggira per il salone). Non manca un pizzico di meta-fumetto, a pag. 92 Bloch afferma “Naturalmente c’è un altro modo di raccontare l’intera storia.. tirando appunto in ballo il soprannaturale, i mostri, gli specchi.. suppongo che uno scrittore di fumetti dell’orrore farebbe proprio così..” Sclavi torna ancora una volta ad interessarsi dei comprimari, dei loro ultimi pensieri, del loro passato e persino del futuro di altri personaggi che hanno intrecciato le loro vite con i primi. Ne emerge tutto il suo pessimismo cosmico, il cinismo, la disillusione, elevati all’ennesima potenza. Di contro troviamo un Groucho divertente e irresistibile, soprattutto da coniglietto! Dylan sul pezzo, indaga, scopa (con due partner diverse!), si arrabbia, soffre, rischia di morire, non si arrende. Afferma di detestare le feste in maschera, in compenso.. balla! Per la prima volta pensa che non riuscirà mai a finire il galeone, mentre le lamentele sul conto in rosso cominciano a divenire abitudine. Casertano esordisce già al top anche se sarà in grado addirittura di migliorarsi. Horror, sesso, donne sexy (Shirley è tra le più affascinanti conquiste dell’indagatore dell’incubo) con e senza abiti succinti, sangue e sudore. Le sequenze più impressionanti: la Morte che irrompe dall’altra parte dello specchio mandando il vetro in frantumi (“presa in prestito” da Inferno di Argento*) e l’inseguimento della bestia ai danni della modella nel parco. Dulcis in fundo, regala al personaggio di Andrew P. Delberts  le fattezze di Sclavi; nel Club dell'Orrore della prima ristampa ci viene detto che nella sceneggiatura il buon Tiziano aveva scritto di disegnare Delberts "come uno sfigato qualunque" e che Casertano "aveva ubbidito alla lettera"*. Copertina spoilerosa e terrificante (nel senso buono del termine) di Villa.
Non manca nessuno degli elementi che concorrono a giustificare in pieno la frase di lancio "Dylan Dog fumetto d'orrore, fumetto d'autore" che  campeggiava in quarta di copertina sulle altre serie Bonelli prima dell’uscita del #1. Albo fuori parametro. Merita l'appellativo di capolavoro assoluto, senza se e senza ma.

Curiosità: (1)Dopo che Dylan l’aveva già ascoltata in casa nel #4, torna la canzone “Bye bye life” dalla colonna sonora di All That Jazz, suonata dall’orchestra (pagg. 15-16) (2)Il personaggio di Jackal tornerà a sorpresa nel #161, albo che ha diversi punti di contatto con questo.

BODYCOUNT: 11

TIMBRATURE: 2 (Rowena e Shirley)

CITAZIONE:  Io sono colei che tutto spiega e nessuno può spiegare.. io sono l’immagine allo specchio, sono il mistero che è al di là della vita.. sono il sonno senza sogni, sono il pensiero che vola via, la grande consolatrice.. io sono.. la Morte!

VOTO: 10

Soggetto: Sclavi (10)
Sceneggiatura: Sclavi (10)
Disegni: Casertano (1)

*Grazie a Nima Tayebian per la segnalazione
**Un ringraziamento particolare al sempre attento Leprecano per la segnalazione

3 commenti:

  1. Grazie a te Altair per la bellissima recensione! Già pregusto le seguenti, attese con ansia ;-)
    Continua così!!!!!

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    1. Grazie :) Tra l'altro ho rivisto la scena in questione perchè Inferno era davvero tantissimo tempo che non lo ripassavo. Ed in effetti la citazione è evidente. Come ho fatto a non averla notata prima??

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  2. Eh, dai, alla fine ricordarsi a memoria i dettagli di ogni singolo film horror è un'impresa gargantuesca ;-) Soprattutto se una pellicola non viene rispolverata da parecchio tempo.
    Anch'io, pur essendo un fan sfegatato del genere, fatico qualche volta (ma anche più di qualche volta eheh) a ricordare sfumature e dettagli di certi film :-D

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