martedì 29 novembre 2022

Dyd Awards 1996 - Il meglio dell'annata dylaniata

 

Care metà oscure,

un'altra annata dylaniata è ormai agli archivi del blog. Sì, lo so, pecco di fantasia in queste presentazioni, ma la speranza è che ve ne dimentichiate da una volta all'altra. Annata importante il 1996 perchè Dylan Dog festeggiava i suoi primi 10 anni di vita editoriale, ma soprattutto perchè Tiziano Sclavi tornava finalmente in pianta stabile a scrivere storie a pieno regime. Un rientro che sarà provvisorio ma all'epoca, come ora, tutto da gustarsi. Anche perchè il 1996 ci ha regalato una qualità media altissima (senza dimenticare l'apporto alla causa di Claudio Chiaverotti), in linea con il passato della testata e che in futuro mai più si ripeteròà in termini così elevati. Sorprendente, invece, l'assenza dalla serie regolare di disegnatori solitamente onnipresenti fin dagli albori del personaggio come Montanari&Grassani e Corrado Roi. Gli inesauribili M&G si consolano comunque approdando sull'Almanacco della Paura, mentre per Roi a curriculum solo una breve apparizione sul fuoriserie Epilogo.

Ora basta chiacchere! Via di statistiche! Via di classifiche! Via di premi! Ricordandovi ancora una volta che, statistiche a parte, il resto è totalmente affidato al mio assolutamente sindacabile giudizio.

***

Sceneggiatore più prolifico: dopo la mia introduzione era facilmente prevedibile che proprio Lui tornasse a rivestire il ruolo dello stacanovista per eccellenza: Tiziano Sclavi con ben 10 sceneggiature al suo attivo, di cui 3 partendo da soggetti altrui (2 Marcheselli e 1 Balsamo). Segue il "solito" Chiaverotti con 6. Tutti gli altri (Medda, Manfredi, Mignacco, Ruju, Gonano, Villa) si fermano a 1. Sembra di essere tornati nei "primi 100".

Disegnatore più prolifico: Giampiero Casertano con 282 tavole! Il Giampo non era mai stato così prolifico in precedenza. Seguono poi il veteranissimo Piccatto con 220 e chiude il podio Brindisi con 212 tavole (di cui 110 colorate).

Timbrature: 12 (in lieve ripresa dopo il tonfo del 1995)

Bodycount complessivo: 119 (oltre a un numero imprecisato di altre vittime non calcobili in diversi albi)

***

E ora, indossato ancora una volta lo smoking, passiamo agli award annuali!

MIGLIOR COPERTINA Nomination: La quinta stagione, L'occhio del gatto, Finchè morte non vi separi

..and the winner is: Angelo Stano per Finchè morte non vi separi

Questa è la categoria che mi ha messo più in difficoltà stavolta. Come esecuzione e risultato le preferisco la cover del n. 117, ma ancora una volta ho voluto premiare la valenza iconica. Un discorso simile si potrebbe fare per la copertina de L'occhio del gatto, ma quella del decennale ha un'importanza storica indiscutibile oltre ad essere tra le più famose in assoluto dell'epopea dylaniata.

MIGLIORI DISEGNI Nomination: Piero Dall'Agnol (Il confine), Bruno Brindisi (Finchè morte non vi separi), Nicola Mari (Phoenix)

..and the winner is: Nicola Mari per Phoenix

Lo sbalorditivo esordio di Mari sulla serie regolare sbaraglia la concorrenza. Dall'Agnol ennesimo piazzamento, ma almeno un premio sono riuscito ad assegnarglielo (nel 1994). Prima o poi anche Brindisi avrà la sua occasione, spero. Già avere una nomination per un albo a colori non è cosa da poco, anzi!

MIGLIOR STORIA Nomination: La quinta stagione, Finchè morte non vi separi, Phoenix

..and the winner is: Phoenix (Sclavi - Mari)

Nessun dubbio sul vincitore che annovero tra i capolavori della serie, anche se meno celebrato di altri. Il decennale si può comunque fregiare del titolo di miglior celebrativo dylaniato (almeno sinora). E La quinta stagione forse il titolo ideale di storia più folle partorita dalla mente di Sclavi.


CLASSIFICA FINALE STORIE 1996

1.       Phoenix

2.       Finché morte non vi separi

3.       La quinta stagione

4.       Abyss

5.       Il confine

6.       L’occhio del gatto

7.       Serial Killer

8.       La prigione di carta

9.       L’antro della belva

10.   La metà oscura

11.   L’ultima mutazione

12.   Il monastero

13.   Un incubo in soffitta

14.   Il canto della sirena

15.   Il gioco del destino

16.   La governante

17.   Per chi suona il campanello

18.   Epilogo

19.   Incontri ravvicinati

20.   Lamiere

21.   Il mondo perduto

Le vie dei colori senza voto, ma disegni strepitosi.

lunedì 28 novembre 2022

Dylan Dog #123 - Phoenix

 

Il ricordo o il sogno, o forse soltanto l'allucinazione di una morte improvvisa. Phoenix è tormentata da un'immagine che non sa spiegare. Chi è Lullaby? Cosa lega due donne così lontane? Forse un caso di reincarnazione? Dylan cammina nel buio: due vite potrebbero essersi intrecciate per caso, come pedine scambiate da una mano distratta sulla scacchiera della morte!

Capolavoro della serie sfornato quando meno te lo aspetti da Sclavi dopo il periodo "sabbatico" e una manciata di storie alcune delle quali anche ottime. Incredibile è anche l'esordio di Nicola Mari sulla serie regolare: rasenta la perfezione tanto nell'espressione e nelle ombre dipinte sui visi, quanto nel chiaroscuro, rendendo assolutamente memorabili le tavole oniriche e i flashback di quest'albo e facendoci immergere in un’atmosfera da incubo. Non stona l'idea di utilizzare volti di attori famosi, come Sean Connery per Adam o Jeremy Irons per Walker, per la fisionomia dei personaggi. Rinnovo il rimpianto per il fatto che l’artista ferrarese abbia dovuto "forzare" il suo stile in seguito. Sclavi, con la collaborazione in incognito della moglie Cristina Neri*, dal canto suo sforna dei coprotagonisti eccezionali: Phoenix/Lullaby, due modi opposti di vedere il mondo che diventano loro malgrado le facce della stessa medaglia, il sagace Professor Adam con il suo scetticismo accademico, il poco loquace e malinconico Damon Walker determinante suo malgrado sino alla triste parte finale. Come sempre il Tiz rielabora in salsa dylaniata le sue fonti di ispirazione, stavolta apertamente dichiarate: La donna che visse due volte (Vertigo, 1958) di Alfred Hitchcock (si veda anche il manifesto a pag. 29) e il mito della Fenice, il leggendario volatile capace di risorgere dalle sue ceneri, che dalla mitologia classica ha saputo perpetuarsi e declinarsi in tante sfaccettature diverse sino ai giorni nostri. Dalle pagine della Horror Post (inedito) Sclavi, o chi per lui, suggerisce l’interpretazione del mito che ne fece Apollinaire: la Fenice come metafora dell’amore che rinasce. Un’idea che è assolutamente compatibile con la Phoenix di quest’albo. Tornano i grandi temi sclaviani: il binomio Amore-Morte, l’umanità della stessa Mietitrice che sbaglia e se ne rammarica, come un uomo o donna qualunque, il mal di vivere. Ancora una volta compaiono dei “non esistenti”, degli inetti alla vita, cronicamente depressi. Eppure, a differenza del nichilisimo e del pessimismo cosmico a volte imperante nei primi cento, stavolta troviamo un barlume di speranza nel finale, a testimonianza di una versione più positiva di Sclavi in questa fase di vita dell’indagatore dell’incubo. Per cui sì, è vero che si può avvertire una sensazione anche forte di dejà vù leggendo questa storia, ma gli elementi classici qui sono rivisti sotto una luce nuova e continuano prepotentemente a funzionare. Ritroviamo un Dylan scettico ma che continua a sperare e a credere nel paranormale perché ormai ne ha viste tante. In quest’occasione più che indagatore è vittima degli eventi, senza neppure la consolazione di riuscire a scoprire la verità. E allora meglio non farsi domande come suggerisce il buon Adam, personaggio che avrebbe dovuto divenire ricorrente (anche Dylan, a pag. 88 afferma di avere la sensazione che avrebbero lavorato ancora assieme in futuro) ma che si è poi visto pochissime altre volte nella saga dylaniata. Tantissime invece le sequenze indimenticabili, magistralmente disegnate da Mari. La carrozza con i cavalli guidati dalla Morte (una probabile citazione de Il carretto fantasma di Victor Sjöström) che prima si "restringe" e poi si trasforma in camion è una delle sequenze più da incubo della serie (pagg. da 30 a 35). Splendide le vignette che simboleggiano la realtà e il presente che vanno in frantumi come i frammenti di uno specchio ed eccezionali i virtuosismi di pag. 80 e pag. 85. Mi sbilancio ad affermare che, per quel poco che ne capisco, a livello di disegni siamo tra le vette più alte raggiunte su Dylan Dog. L’accompagnamento musicale all’albo (non c’era ancora chi lo suggeriva nell’editoriale all’epoca) è sorprendentemente jazz, giusto per smentire ancora una volta chi sostiene che sia l’heavy metal la musica imperante nella serie. Per me Dylan, e con lui Sclavi, è sempre stato un ascoltatore “onnivoro”, cui piace spaziare attraverso i generi a seconda dell’umore suo o dell’argomento o del mood dell’albo. Il metal è senz’altro una componente importante del suo bagaglio musicale, ma non l’unica e forse nemmeno la più importante. Qui si cita Miles Davis e la colonna sonora da lui composta per Ascensore per il patibolo (Ascenseur pour l'échafaud, 1958) di Louis Malle, film che, pur non avendo attinenza diretta con la trama, condivide con l’albo il tema del caso che sconvolge imprevedibilmente la vita di tutti personaggi coinvolti nella vicenda. Inoltre ignoro se Sclavi avesse consigliato a Mari di documentarsi visionando la pellicola, ma non si può negare un’influenza della stessa sull’utilizzo del chiaroscuro nel realizzare le tavole dell’albo. Mi sono dilungato troppo lo so, mi resta una riga per nominare almeno la riuscitissima copertina di Stano che vede Dylan incalzato dalla carrozza in corsa nel buio della notte.

Curiosità: (1)A pag. 69 Dylan esclama “non so dove ho letto che la nebbia è il varco per la dimensione dei fantasmi”. Non ho reperito la fonte (se c’è), ma la frase non può non richiamare il n. 38 Una voce dal nulla. (2)Il titolo dell’ultimo capitoletto dell’albo, La vita rubata, è lo stesso di un’altra storia dylaniata apparsa su Maxi n. 3 uscito nel 2000. (3) Dopo gli epiteti di Lillie ecco un nomignolo affettuoso, ma altrettanto imbarazzante, rivolto a Dylan da Phoenix: “pastrugno mio”! (4)Tiziano Sclavi è membro del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) e in un'intervista ha dichiarato di aver inserito nella serie il personaggio del Prof. Adam "che è un po' il simbolo" del comitato.

BODYCOUNT: 2

TIMBRATURA: (Sì, 1 Phoenix)

CITAZIONE: “Il suo destino doveva essere di morire presto… e invece è ancora viva… È ancora viva!”

VOTO: 10

Soggetto: Sclavi (97)

Sceneggiatura: Sclavi (101)

Disegni: Mari (2)

(*)Grazie a Leprecano della dritta. Non so se all'epoca Cristina Neri fosse già moglie di Sclavi ma tant'è.

sabato 26 novembre 2022

Dylan Dog Gigante n. 5 - Un incubo in soffitta

 

È uno scarafaggio gigante? Una serpe multitesta, un rospo carnivoro? Nessuno sa cosa sia l'incubo che Alvin ha scoperto in una crepa della soffitta. Quel che tutti sanno è che bisogna farlo sparire, perché soltanto a pensarci vengono i brividi... Bisogna chiamare subito qualcuno che sia ferrato in materia, qualcuno come Dylan Dog!

Con quest’altro piccolo gioiellino del quinto “dylandogone” Tiziano Sclavi taglia il notevole traguardo delle cento sceneggiature dylaniate (comprendendo anche i fuori serie extra bonelli)! Già il Gigante precedente si era chiuso con una storia “comedy”, Il vicino di casa, e questo continua la piccola tradizione che si perpetuerà sino al n. 8.  Un incubo in soffitta è una breve molto divertente e Saudelli è l’uomo giusto (con il suo tratto caricaturale), al momento giusto (era da poco approdato in Bonelli) e al posto giusto per disegnarla, senza rinunciare a un pizzichino della consueta malizia (le copertine e il poster di Playboy, 3° tavola, la battuta su "mamma e papà che non dormono"). Tanta leggerezza e ironia, toni scanzonati, ma anche un piccolo approfondimento pedagogico nel furbissimo finale con il Tiz che prende scherzosamente in giro i lettori.

BODYCOUNT: 0

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “D’altronde non si può uccidere un incubo, e forse non si deve. Si può solo capirlo e cercare di tenerlo a bada.”

VOTO: 7,5

Soggetto: Sclavi (96)

Sceneggiatura: Sclavi (100)

Disegni: Saudelli (2)