martedì 8 novembre 2022

Dylan Dog #117 - La quinta stagione

 

Mai fidarsi dei computer. Tutti lo sanno: sono macchine capricciose, mosse da una magia impenetrabile, talvolta capaci di portare alla follia. È accaduto al dottor Dipslip, colto da un'insonnia eterna e perseguitato da strani incubi… Dentro il suo microprocessore, vive una forza demoniaca che dialoga con il fondo dell'Inferno e distorce la realtà in uno strano sogno…

Si torna a Golconda con questo finto sequel in cui personaggi, creature e situazioni ripresi dal mitico #41 sono più che altro un pretesto per riportare il medesimo mood grottesco a far da sfondo alle mini storie stagionali. Torna anche la stessa coppia di autori, Sclavi ai testi e Piccatto ai disegni, così come i consueti e ormai rodati omaggi a Magritte, cui si sommano, in questa occasione, quelli ad un altro artista, il poliedrico Roland Topor, che aggiungono un ulteriore tocco di surreale all’albo. Ma per le mini-storie, che a ben vedere sono anche più di 4 (o 5 se consideriamo la "cornice" come quinta stagione) contando anche le "buone azioni" raccontate dal computer infernale (gustosissima, tra l’altro quella del mafioso), Sclavi attinge anche da sé stesso, oltre che dai sogni della moglie Cristina (che pare abbiano ispirato almeno tre stagioni secondo quanto dichiarato da Sclavi in alcune interviste*). “Storia di primavera” era già stata anticipata nel suo romanzo La circolazione del sangue, mentre “Storia d’estate” verrà poi inserita in Non è successo niente (omaggiato anzitempo attraverso la citazione di Topor a pag. 50, terza vignetta). Le altre due, anche se non presentano apparenti riferimenti ai suoi libri, hanno comunque un sapore sclaviano, essendo fondate, pur con toni diversi, sul classico binomio Amore-Morte. Se “Storia d’autunno” appare la più debole del lotto, quella “di Primavera” è invece un piccolo capolavoro, di una malinconia che fa quasi male, scandito dalle struggenti parole della canzone Innamorati a Milano (composta da Memo Remigi ma interpretata anche, con successo, da Ornella Vanoni). E’ un albo questo che ci riporta indietro, al mood dei primi 100, con un Dylan ancora impegnato nei suoi hobby quotidiani (il galeone, il clarino)e un Groucho capace di sfornare battute davvero irresistibili. E a proposito di Groucho, la sua “partnership” con Jenkins, incredibilmente poco sfruttata nell'epopea dilaniata, è qui assolutamente esilarante. Anche se il suo personaggio non ha alcuna rilevanza nell'economia della vicenda è bello poi rivedere in scena la simpatica Amber Cat. Per quanto riguarda i disegni, Piccatto è l'uomo giusto per questa storia nonostante le sue prestazioni avessero già cominciato a perdere un po' lo smalto degli esordi. Strepitosa la copertina, tra le migliori in assoluto di Stano, per concept, esecuzione, profondità e scelta cromatica.

Curiosità: (1)Nella Post (inedito) sono annunciate l’uscita del romanzo di Sclavi Le etichette delle camicie e la terza ristampa dylaniata, stavolta cartonata, in “Collezione Book”. (2)Nell'albo vengono citati Umberto Eco e Alessandro Del Piero. (3)Nei testi ha messo lo zampino, in incognito, anche Cristina Neri, la moglie di Sclavi come apprendiamo nel Club dell'Orrore del n. 151 (inedito)**.

BODYCOUNT: Non quantificabile

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Mi spiace… Se siete venuti a cercare il significato dell’universo, la vostra missione è fallita”.

VOTO: 9

Soggetto: Sclavi (92)

Sceneggiatura: Sclavi (93)

Disegni: Piccatto (21)

(*)La fonte è il blog Buffalora, in questo interessante post di cui consiglio la lettura. Mi riservo comunque di verificare la notizia.

(**)Si ringrazia il Leprecano per la segnalazione.

2 commenti:

  1. Capolavoro! Il mio segmento preferito è "Storia d'inverno". Amber Cat miglior donna dylaniata!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche a me è sempre piaciuta Amber. Ma ce la siamo bruciata subito :(

      Elimina