sabato 19 novembre 2022

Dylan Dog #121 - Finché morte non vi separi


 

Nascosto in una piega del tempo c'è un anniversario che Dylan non dimentica mai. Un incontro di tanti anni fa, in terra d'Irlanda. Su un'isola infiammata dall'odio, l'Indagatore trovò un amore infinito, spezzato dall'orrore di una guerra senza fine. La bella Lillie se n'è andata, con la sua chioma rossa e i suoi sogni malinconici, con la sua rabbiosa voglia di libertà, con il suo coraggio, con la sua follia. Ma il suo ricordo rimane per sempre lì, nascosto in una piega del tempo!

Dylan Dog taglia il traguardo dei primi dieci anni di vita editoriale e, come per ogni celebrativo bonelliano che si rispetti, lo fa con un albo tutto a colori con l’aggiunta, per l’occasione, di 16 pagine rispetto al formato standard della serie regolare. Come nel n. 100 si torna a esplorare il passato di Dylan malgrado la refrattarietà di Sclavi all’argomento, un passato prossimo stavolta, ovvero il periodo in cui il nostro faceva il poliziotto a Scotland Yard e ancora era lungi dall’esercitare la professione di indagatore dell’incubo. Da notare come diverse cose narrate qui sconfessino quanto già rivelato in precedenza nel lungo flashback del primo DD&MM, Ultima fermata: l’incubo!, temporalmente collocato nello stesso periodo; una scelta anche giustificabile considerata la natura di team-up di quell’albo che sembra quasi appartenere a una sorta di universo parallelo. In questa storia assistiamo al primo breve incontro tra Dylan e Groucho, vediamo un Jenkins più giovane ma non meno gnucco, capiamo che il debole di Bloch per il nostro affonda le sue radici già nel passato, scopriamo che Dylan si sposa o forse no e assistiamo all’origine della sua dipendenza dall’alcool. Soprattutto facciamo la conoscenza di Lillie Connolly, uno dei grandi Amori dylaniati insieme a Bree Daniels e Marina Kimball. Un amore impossibile, tanto per cambiare, capace di travalicare le differenze politiche, religiose, nazionali e pure caratteriali. Personalmente non ho mai gradito molto il personaggio di Lillie che trovo antipatica e odiosa con quegli assurdi epiteti rivolti a Dylan che non fanno ridere, oltre ad essere una terrorista in erba pronta a commettere una strage. Al posto di Dylan non sarei mai riuscito a perdonare a Lillie, né a nessun altro, la morte del collega Bobby Conlon, anche se la sua responsabilità fosse stata soltanto indiretta. Ma non sarei onesto se non riconoscessi che Lillie è anche una donna forte, consapevole delle proprie responsabilità e del proprio destino, che arriva a sacrificarsi in nome dei propri ideali. E anche se il suo sacrificio non servirà a nulla, se non a scatenare nuovo odio, come urla Dylan a pag. 110, il nostro accetterà suo malgrado la decisione dell’amata, rispettandone i motivi, pur senza condividerli. La sceneggiatura di questo decennale è comunque ineccepibile. Sclavi prende in mano il soggetto del fido Marcheselli e ne confeziona un kolossal, affrontando temi politici, anche delicati, senza cadere nella facile retorica, se non forse nella parte in cui vengono illustrate le torture sui prigionieri del “blocco H”.  Ma è nella parte più intimista, quella che pare quasi ambientata fuori dal tempo e dallo spazio (il “tanto tempo fa in un galassia lontana lontana…” dell’incipit che cita Star Wars), con l’immagine del galeone che accompagna ancora una volta Dylan in una delle fasi più drammatiche e importanti della sua vita, che Tiziano alza prepotentemente il livello. Solo le “visioni” mi sono sembrate forzate, giusto per suggerire un po’ di soprannaturale anche dove non c’è, in una storia in cui l'orrore vero è reale come non mai. Bloch monumentale in quest’albo; come si possa voler rinunciare o ridimensionare un personaggio del genere non me lo spiego. All’epoca mi sorprese non vedere scelto Stano come disegnatore per questo celebrativo, ma Brindisi non lo fa rimpiangere considerato poi che il “realismo” della vicenda è particolarmente adatto al suo tratto.  L’artista salernitano rinuncia qui ai grigi ed è una scelta vincente, in quanto i colori finiscono con lo sposarsi (giusto per rimanere in tema) molto bene con i suoi meravigliosi disegni. Copertina tanto essenziale quanto iconica, come spesso accade quando in Dylan Dog compare lo sfondo bianco; se devo trovarci un difetto Lillie non ci somiglia pe’ niente a quella lì!

Innegabilmente albo di imprescindibile importanza nella saga dylaniata, nonché a mani basse il miglior celebrativo (finora) uscito.

Curiosità: (1) Dalla pagina facebook di Bruno Brindisi apprendiamo che il titolo di lavorazione di questo n. 121 era “Storia di una notte”, che fu scelto come disegnatore in quanto avrebbe garantito di stare nei tempi di consegna (cosa che Stano, impegnato con le copertine, non poteva assicurare) e che il per il personaggio di Lillie si è ispirato a Nicole Kidman nel film Cuori Ribelli. Sullo stesso post ci sono altre interessanti curiosità su questo numero che vi invito a leggere, dato che per ragioni di spazio non posso riportare tutto. (2) Il ragazzo in fuga dalla polizia che appare a pag. 26 ha il volto di Daniel Day-Lewis, come il personaggio di Gerry Conlon da lui interpretato nel film Nel nome del padre ( In the Name of the Father, 1993) diretto da Jim Sheridan, tratto da un romanzo autobiografico dello stesso Conlon. (3)Nell’albo compare più volte un artista di strada che, accompagnandosi con la chitarra, canta strofe della canzone di protesta irlandese Four Green Fields scritta da Tommy Makem.

BODYCOUNT: non quantificabile

TIMBRATURA: Sì (1, Lillie)

CITAZIONE: “Alle volte ricordo tutto perfettamente, altre volte niente, il vuoto. Come se neanche fossi vissuto…

VOTO: 9

Soggetto: Marcheselli (8)

Sceneggiatura: Sclavi (97)

Disegni: Brindisi (13)

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