sabato 12 dicembre 2020

Dylan Dog & Martin Mystère - Ultima fermata: l'incubo!

 

Londra, 1990: la scomparsa di uno speleologo urbano nella metropolitana è il segno che, dopo molti anni, un terribile nemico si sta riaffacciando nei destini di Dylan Dog e Martin Mystère. I due avevano già affrontato insieme la minaccia dodici anni prima, ma ora dovranno nuovamente sprofondare nella Londra sotterranea, in cui un male oscuro sta per essere risvegliato.

Primo team-up per l’indagatore dell’incubo con il “collega” (così lo definisce il presidente del Club dell’Orrore nel primo speciale dylaniato) Martin Mystère, il detective dell’impossibile. I semi per un loro incontro erano stati già sparsi qua e là in diversi albi di Dylan Dog, a partire dal citato speciale, passando soprattutto per Cagliostro e finendo con il n. 49 in cui si citava “il sogno della metropolitana”. Più esplicito Martin che nel suo n. 85, I misteri di Londra, uscito nell’aprile del 1989, parlava di un amico inglese che “riesce a sbarcare il lunario esercitando la professione di indagatore dell’incubo”. Evidentemente il progetto doveva essere in gestazione visto che il protagonista afferma di non passare mai a salutare l’amico perché “Abbiamo deciso entrambi di non rischiare: sarebbe troppo pericoloso” fornendo altri dettagli  (tipo i caratteri opposti) che sono poi stati ripresi in questo “one shot”.  All’epoca, in cui tra l’altro la popolarità del BVZM era più ampia di oggi, ero elettrizzato all’idea. E l’albo mi piacque. Tuttavia, ogni volta che l’ho riletto mi ha deluso un po’ di più di quella precedente. Non fa eccezione quest’ultima occasione, anzi. Primo difetto: la storia è di una staticità e di una prolissità estenuante, difetto che Castelli non è riuscito a correggere fin dal suo primo tete-a-tete con la creatura di Sclavi ai tempi del comunque riuscito Dal Profondo. La sceneggiatura, che fa largo uso e abuso di didascalie, è per la gran parte incentrata sul mega-flashback dei fatti del 1978, in cui si consumò il primo vero incontro tra Martin e Dylan, mentre sul piano del "presente" si risolve praticamente nell'ufficio di Craven Road, in pochi attimi, senza ulteriori sviluppi e senza una vera ragione. Peccato, anche in considerazione del notevole numero di pagine a disposizione e del soggetto di partenza, in parte ispirato al racconto di fantascienza Una metropolitana chiamata Moebius di Armin J. Deutsch, che era potenzialmente una bomba. Il momento peggiore dell'albo arriva quando Dylan compie l'esorcismo ("dalle labbra dell'indagatore dell'incubo proviene un sussurro indistinguibile, una sorta di cantilena.. suoni e parole che sembrano prive di significato.."). E’ una soluzione completamente fuori personaggio, mai si è visto nulla di simile prima e neanche dopo a dir la verità,  e mette in luce una non perfetta conoscenza della serie dylaniata da parte di Castelli (e di converso, una scarsa partecipazione di Sclavi all’elaborazione dei testi di questa storia).  Forse era rimasto ai primordi dei “poteri soprannaturali del padre” (tirato in ballo per l’ennesima volta), ma Dylan che si vuole male o fa sentire in colpa gli altri non è Dylan Dog. Anche nelle parti più riuscite viene spesso vanificato tutto: quando il capro monta la vittima sacrificale viene inserita la didascalia in cui gli adepti ne mimano i movimenti.. non so voi, ma a me fa ridere. E dovrebbe essere il momento di maggior pathòs della storia. Non so se è un errore poi o è lasciato tra le righe che il nome della cliente di turno, mai pronunciato in nessuno dei primi due incontri, sia perfettamente conosciuto da Dylan nel finale. Si salvano il prologo, il personaggio di Algernon Mabus (comparso successivamente in altre storie di Martin Mystere) che riesce davvero ad emanare malvagità e lo smembramento di quest’ultimo, ispirato chiaramente a Hellraiser. Ci sono anche alcune chicche, tipo le linee della metropolitana di Londra nella terza tavola e le bellissime riproduzioni dei quadri di Hieronymus Bosch realizzate da Freghieri, autore di una prova buona, con qualche scivolata qua e là (l'errore che cito in "curiosità" e un Bloch che sembra più grasso di Fat di Accadde Domani) forse dettata dalla mole di lavoro cui è stato chiamato. Curioso come Sclavi abbia concesso a Castelli di raccontare così tanti particolari del passato di Dylan, a meno che non sia stato lo stesso Tiz a inserirli. Particolari che peraltro verranno completamente cancellati nei nn. 100 e 120. Compresi, fortunatamente, anche gli orrendi vestiti e l’acconciatura che Castelli ha scelto per il nostro nel flashback. Pollice in su invece per la copertina di Stano, sia per l’effetto “pittorico” che per il concept. Apprezzabile anche quella di ambientazione praghese (con tanto di Golem) e dal gusto espressionista realizzata per il volume Oscar Mondadori che raccoglieva i primi due team-up. Forse ai tempi avevo sorvolato sui tanti difetti distratto dalla curiosità e dall'emozione per l'incontro DD & MM. Tuttavia non mi sento di bocciarlo completamente perché, a suo modo, rappresenta comunque un evento “storico” e la tensione del loro primo incontro è resa palpabile così come la commozione del loro saluto. Più adatta ai palati dei fan del buon vecchio zio Marty  abituati allo stile di Castelli, molto meno a quelli degli intransigenti lettori dylaniati come il sottoscritto.

Curiosità: (1)Al momento in cui scrivo, Dylan Dog & Martin Mystère è una trilogia. A questo primo incontro seguiranno La fine del mondo nel 1992 e, molti anni più tardi, L’abisso del male. Chissà se ce ne saranno altri. (2)Alison cita Peter Cushing in Dracula risorge dalla tomba. Se il riferimento è a Dracula has risen from the grave, da noi conosciuto come Le amanti di Dracula, trattasi di un errore perché c’è sì Cristopher Lee (anch’egli citato) nei panni del celebre vampiro, ma di Cushing non c’è nemmeno l’ombra. (3)Nell’editoriale dell’uscita originale, intitolato Un incontro inevitabile, Freghieri viene descritto come un “veterano di entrambe le serie”. Tuttavia all’epoca aveva disegnato solo due albi di Dylan Dog (il n. 40 e lo speciale n. 3). (4)Nel corso della narrazione viene detto che nel 1978 Dylan aveva 23 anni, per cui una sua (prima) data di nascita si potrebbe collocare nel 1955 (quindi non coscritto di Sclavi che è del 1953). (5)A pag. 49 (47° tavola) c'è un errore piuttosto clamoroso: Freghieri disegna Diana con 3 mani!*

BODYCOUNT: 3 (oltre a un numero imprecisato di seguaci di Mabus)

TIMBRATURA: Sì (2, Alison e Victoria)

CITAZIONE:  Solo che purtroppo questo significa una cosa.. che quando siamo insieme, per qualche oscuro gioco del destino, formiamo una sorta di miscela esplosiva.”

VOTO: 5,5

Soggetto: Castelli  (2) con la collaborazione di Tiziano Sclavi

Sceneggiatura: Castelli (2) con la collaborazione di Tiziano Sclavi

Disegni: Freghieri (3)


 *Si ringrazia il Prode Leprecano per la tempestiva segnalazione.

5 commenti:

  1. Concordo con tante cose che hai scritto, come la staticità della narrazione, ma comunque a me l'albo piace abbastanza (sicuramente più del successore): un 7 glielo avrei dato!

    In questa storia c'è anche uno dei più celebri errori della saga: a un certo punto, si vede un personaggio con tre mani!!! Non ho l'albo sottomano e quindi non so dirti il numero della tavola, ma la prossima volta te lo scrivo!

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    1. All'errore non ho fatto caso. Dei 3 DD & MM io preferisco di gran lunga il terzo. Meglio il secondo di Sclavi comunque rispetto al primo di Castelli. Più nelle mie corde.

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    3. Errore trovato (pag. 49 o 47° tavola)

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  2. Sì, 47^ tavola: Diana ha tre mani! Con la sinistra tiene l'avambraccio di Ellie, con la destra le stringe la mano e con l'altra destra (!!!) le tocca il braccio!

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