lunedì 28 dicembre 2020

Dylan Dog #53 - La regina delle tenebre

 

La giovane Pam è posseduta da un demone. Medici, preti e psichiatri gettano la spugna: non c'è più niente da fare per una follia che diventa ogni giorno più profonda. Qualcosa di terribile si nasconde dietro la sua maledizione, ma cosa? La Regina delle Tenebre non è solo l'allucinazione di un'indemoniata, bensì un mostro in carne ed ossa, un'assassina che ha il volto della Morte stessa!

Con Ferrandino, Toninelli, Medda,Serra&Vigna ormai impegnati in altri progetti e Mignacco in stand by per qualche tempo (almeno su Dylan Dog), Chiaverotti da quest’annata è promosso ufficialmente a vice-Sclavi e rimarrà l’unico sceneggiatore ad alternarsi a Tiziano per diverso tempo. Questa storia è da ascrivere alle sue meno ispirate, pur dovendo ammettere di averla in parte rivalutata con l’ultima rilettura. Il soggetto è in sostanza una dichiarata fusione tra L'Esorcista e Inferno di Dario Argento (e non Suspiria come invece riportato nel Club dell’Orrore dell’inedito, anche se ovviamente i due film sono legati tra loro). Innegabile l’influenza (minore) di Rosemary's Baby, così come  quella “casalinga” del n.10 Attraverso lo specchio, da cui vengono mutuati i flash forward sui destini di alcune vittime e le filastrocche dedicate alla Morte. Citata anche Riposseduta, la parodia in chiave comedy del capolavoro di Friedkin, uscito nel 1990 per la regia di Bob Logan con protagonista la stessa Linda Blair. Chiaverotti utilizza addirittura l'architetto costruttore del palazzo degli Inquilini Arcani, Roman Castevet che mutua il nome proprio dal film di Polanski, ma è legato all'occulto come il Varelli del film di Argento (le dimore del male diventano qui le “cattedrali”). I problemi di sceneggiatura sono essenzialmente due: la difficoltà di smarcarsi dai modelli di riferimento e l’incoerenza emergente dal tentativo di assemblaggio degli stessi. Chiaverotti avrebbe dovuto supplire alla carenza di logica con scene potenti ed evocative, approfittando anche del duo M&G particolarmente ispirato e con un tratto più “carico” rispetto alle precedenti prove. Certo le scene degli omicidi al solito sono efficaci. E riuscita è anche l’insurrezione degli ospiti del manicomio di Harlech (con l’insolita assenza di Lord Chester). Ma bastano ad arrivare alla sufficienza e nulla più. Finale poco convincente, per usare un eufemismo. Latitano anche i momenti poetici chiaverottiani, fortunatamente non l’ironia, anzi sponsorizzata da Dylan e Groucho in versione duo comico e dal simpatico Padre Morris. Non manca neppure la classica ossessione del Claudione per il sangue nella bocca. Stranamente la Mater Tenebrarum non è stata ripescata da Recchioni nella sua nuova declinazione delle madri “argentiane” apparse in tempi più recenti su Dylan Dog. Della copertina di Stano non mi piace la lingua della posseduta. Come sempre lodevole il lavoro di lettering di Piero Ravaioli.

Curiosità: Nel club dell’orrore dell’inedito  vi è un esplicito riferimento alla “caccia alle streghe” contro i fumetti horror e alla commissione parlamentare fautrice dell’interrogazione censoria di cui abbiamo già parlato.

BODYCOUNT: 9

TIMBRATURA: Sì (1, Colleen)

CITAZIONE: “Con l’adolescenza si entra nel tunnel.. nell’orrore della vita”.

VOTO: 6

Soggetto: Chiaverotti (6)

Sceneggiatura: Chiaverotti (6)

Disegni: Montanari&Grassani (14)

Nessun commento:

Posta un commento