lunedì 7 dicembre 2020

Dylan Dog #48 - Horror Paradise

 

Un brutto risveglio per Dylan Dog, che non ricorda come né perché qualcuno lo ha scaraventato in una specie di luna-park del cinema horror. Mentre sfugge a demoni, mostri e alieni affamati, l'Indagatore dell'Incubo deve ritrovare il filo della memoria. Tutto è cominciato pochi giorni prima, inseguendo le tracce insanguinate di Alfred Hotchkiss, il regista maledetto, il genio dello splatter passato a miglior vita in circostanze misteriose

Albo d’addio alla serie per Castellini e il trio sardo, ad esclusione di Michele Medda che scriverà ancora per Dylan negli anni successivi, mentre Serra realizzerà una storia per il Color Fest moltissimo tempo dopo. I loro sforzi erano infatti ormai concentrati sull’imminente esordio di Nathan Never annunciato per la primavera del 1991. Castellini, che ne sarà il primo copertinista, si congeda dal pubblico dylaniato con una storia molto più nelle sue corde rispetto alla Casa Infestata, complice l’ambientazione fantascientifica che occupa buona parte delle tavole da lui inchiostrate. Tuttavia, nel n. 30 Sclavi era riuscito a metterne meglio in risalto i disegni grazie alla scelta di inserire pochi asciutti dialoghi, lasciando ampio spazio, all’interno delle vignette, per i virtuosismi del bravo Claudio. Che tra l’altro in entrambi gli albi si è trovato a dover omaggiare graficamente la nascita di “Alien”. Anche qui, d’altronde, le citazioni si sprecano. Oltre al film di Scott (di cui viene ripresa anche la frase di lancio “nello spazio nessuno può sentirti urlare”), vengono richiamati altri classici sci-fi e fanta-horror come L’invasione degli ultracorpi, Il cittadino dello spazio, Visitors e Atmosfera Zero.  Vengono omaggiati cognomi di registi horror famosi: Corman (c’è pure Il pozzo e il pendolo), Browning, Gordon, lo stesso Hotchkiss sembrerebbe rimandare a Hitchcock (condividono lo stesso nome di battesimo). Baker è invece sicuro collega e omonimo del pluripremiato Rick Baker. Infine ci sono le comparsate delle icone horror, vintage e moderne: la Mummia (quella di Boris Karloff come si evince da pag. 81), l’Uomo Lupo, Il mostro della Laguna Nera, Pinhead e il già citato Alien, presenti anche nell’algida copertina di Stano, cui si aggiungono gli altri supplizianti di Hellraiser, Freddy Krueger (il cui incontro vis à vis con Dylan è soltanto rimandato di poche settimane, come vedremo) e Zio Tibia/Uncle Creepy. Un po’ fuori contesto Sylvester Stallone nei panni di Rambo, che cita Rocky e Cobra (la celeberrima battuta “tu sei il male io sono la cura!”). Dulcis in fondo, inattesa comparsata “casalinga” di Pink Rabbit per la prima (e credo unica) volta in una storia non scritta da Mignacco. Piace la costruzione della sceneggiatura "a ritroso", con l’inizio in medias res e l’utilizzo del flashback (e del flashback nel flashback), vero punto di forza dell’albo insieme al ritmo incalzante che aiuta a non porsi troppe domande sulla trama e a concentrarsi su ciò che succede senza pensare al perché e al come. Ad esempio: per quale stramaledettissimo motivo Vanessa (fatalona bellissima e naif) assume Dylan Dog?? Perché doveva essere lui il protagonista del capolavoro finale? Mah.. Va bene così, la storia funziona lo stesso, ha un bel colpo di scena finale ed aggiunge anche un paio di interessanti spunti di riflessione. Il primo sul declino del genere horror, che, in effetti, non se la passerà molto bene negli anni novanta. Anche se, secondo Alfred Hotchkiss è stata l’ironia a rovinare l’horror e su questo Dylan (e non solo lui) non mi pare molto d’accordo. Anzi, Sclavi ha sempre lamentato l’assenza di ironia arrivando a bocciare film come Hellraiser (giusto per citarne uno omaggiato anche nell’albo). Il secondo sulla presunta influenza dell’ horror sulle menti dei giovani, riassunto nel bellissimo discorso pronunciato da Bloch che riporto in citazione. Quasi profetico, visto che di lì a un paio di mesi, ci sarebbe stata la famigerata interrogazione parlamentare promossa da 43 onorevoli contro i fumetti horror. Una crociata che farà finire nel ciclone i periodici della casa editrice Acme, tra cui la celebre Splatter (guarda caso uno dei capitoletti dell’albo si intitola proprio Splatter! Coincidenze? O già si percepiva qualcosa? Onestamente i miei ricordi sul tema sono abbastanza appannati). Dylan Dog non avrà danni diretti, anzi, la sua popolarità crescerà ancora, ma un po’ di autocensura si avvertirà negli anni seguenti. La vicenda, peraltro, spingerà Sclavi a dire la sua con quel capolavoro che è Caccia alle streghe, di cui parleremo a tempo debito.

Curiosità: viene citato il n. 29, albo d'esordio dylaniato del "trio sardo".

BODYCOUNT: 3

TIMBRATURA: Sì (1, Vanessa)

CITAZIONE: “Come se fossero tutti dei pecoroni pronti a farsi suggestionare da un film, o da un romanzo, o da un fumetto.. quando invece la gente sa pensare con la sua testa e distinguere la fantasia dalla realtà.. e quel minorato che non ci riesce è già un assassino e in mancanza di meglio si farebbe influenzare anche da “Mary Poppins!”.

VOTO: 8

Soggetto: Medda (3), Serra (3), Vigna (3)

Sceneggiatura: Medda (3), Serra (3), Vigna (3)

Disegni: Castellini (2)

4 commenti:

  1. Forse la storia che meno amo tra i primo cento.

    Serra mi pare abbia scritto una storia per il "Color fest".

    Pink Rabbit credo abbia fatto una comparsata su un albo poco dopo il 100, non ricordo se fosse "I demoni" o "Notte senza fine": purtroppo, non ho sotto mano gli albi e quindi non posso controllare...

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  2. Sì di Serra mi pareva di ricordare. Sistemerò grazie. Per Pink Rabbit lascio così fino a smentita. D'altronde ho già messo le mani avanti.

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  3. Ho controllato: "Pink Rabbit" appare nel n. 103, "I demoni", ma in una sola vignetta e non parla, quindi non la considererei una vera partecipazione"

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    1. Mi pare fosse poi un allucinazione di Dylan. Ne darò conto quando parlerò di quell'albo e stop. Grazie!

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