martedì 8 dicembre 2020

Dylan Dog #49 - Il mistero del Tamigi


 London bridge is falling down. Una filastrocca sinistra risuona sulle acque nere del fiume e uno spettro sale dal profondo assetato di morte. Chi è lo zombi, il mostruoso assassino del Tamigi? Peter Hamilton dice di averlo visto, ma la sua è una storia troppo folle... La storia di Basil Whassen, tornato dall'Inferno per consumare la sua vendetta!

Echi di albi precedenti in questo #49. La “storia di un uomo senza storia”, Basil Wahssen, per come è strutturata non può non richiamare immediatamente alla memoria quella del mostro delle fogne di Dal Profondo, non a caso sempre disegnata da Roi. Operazione recupero/imitazione che si può definire perfettamente riuscita. Alcuni passaggi, come quello del giovane Hamilton tormentato in carcere dall'apparizione di Basil o quello dello smascheramento finale, rivelano, poi, l’influenza del Jekyll! sclaviano, sempre per i disegni di Roi, come al solito, in quel periodo, immenso. L'incipit e l'idea stessa dello spettro che si aggira in acqua tra la nebbia sono invece un gigantesco omaggio a Fog di Carpenter. E per restare in tema, il motivetto di London Bridge is falling down rimanda ad Halloween III, che però non ha nulla a che fare con il soggetto. Per il resto sono presenti, invece, i tipici ingredienti della ricetta chiaverottiana: tanta mattanza da slasher di serie a/b/c, un serial killer che spacca, un depistaggio soprannaturale (anche se un pizzico di paranormale stavolta c’è davvero) e tanta ironia, non solo per merito di Groucho ma anche degli altri protagonisti. A me fa sempre scompisciare la battuta di Bloch, in pieno attacco di “grouchite” in quest’albo, quando Dylan gli chiede se Scotland Yard avesse ispezionato bene la zona in cui erano stati commessi i delitti. Rimane qualche piccola forzatura e il personaggio di Linda Grayson non è adeguatamente caratterizzato (perché poi segue Dylan nella macelleria senza richiamare la sua attenzione?), ma tutto sommato la sceneggiatura fila liscia fino al giusto finale. Azzeccata la figura di Basil, aspetto da zombi, voce che “sembra un’unghia sulla lavagna”, con l’innocente filastrocca che cantata da lui diventa terribilmente inquietante. Il suo background “da vivo” e il suo gancio da macellaio ricordano alla lontana Candyman, un fantasma, che come lui, emerge dal passato. Dylan, reiterando il suo scetticismo, si dimostra, più che mai, un pessimo poliziotto. In primis, crede da subito incondizionatamente nell’innocenza di Peter Hamilton (forse per le 10.000 sterline di compenso? Venale!). Evidentemente il suo quinto senso e mezzo era un po’ alla deriva visto che anche nell’albo precedente, almeno all’inizio, non avvertiva nulla di misterioso su cui indagare. Già sapevamo, poi, che a pedinare era scarso, qui si fa seminare anche in barca. Perlustra i docks senza trovare nulla e, per rincarare la dose, Bloch gli rinfaccia la figuraccia rimediata in Inferni. Alla fine si ritrova alla macelleria Whassen per puro caso e al momento giusto, risolve il caso senza quasi sapere come, con l’ennesima occasione (ma ancora non era diventato un abusato cliché) in cui l’assassino di turno viene infilzato dalla sua stessa arma. Roi eccellente nel ricreare l’atmosfera nebbiosa e umida del Tamigi, effetto ben realizzato da Stano, se pur con metodo diverso, per la copertina.

Curiosità: (1) A pag. 47 c’è una citazione dell’allora imminente speciale Dylan Dog & Martin Mystere – Ultima fermata: l’incubo! (2)Si perpetua un classico: quando una ragazza dà buca a Dylan, per lui la colpa è del dopobarba.

BODYCOUNT: 11

TIMBRATURA: Sì (1, Linda)

CITAZIONE: “Sono Basil Whassen! Un uomo accusato e ucciso ingiustamente.. uno spettro a cui il diavolo ha dato il permesso di tornare.”

VOTO: 8

Soggetto: Chiaverotti (5)

Sceneggiatura: Chiaverotti (5)

Disegni: Roi (9)

2 commenti:

  1. Roi immenso nelle atmosfere, meno nel ritrarre i volti dei personaggi, che apparivano troppo squadrati. Poi Groucho coi capelli alla Pippi Calzelunghe e Bloch con le sopracciglia spettinate non mi piacevano: erano troppo caricaturali. Per fortuna, in seguito, Roi cambiò stile nel ritrarli!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Riprendendo la risposta che ho dato in Incontrarsi: Roi numero 1 per le atmosfere e le ombre. Casertano numero 1 per l'umanità e l'espressività dei personaggi. Dall'Agnol numero 1 per eleganza e fascino. Stano il più avanguardista.

      Elimina