mercoledì 2 dicembre 2020

Dylan Dog #45 - Goblin


 Il leggendario Homunculus dell'alchimista Paracelso esiste davvero? Esiste davvero uno gnomo creato da arti magiche, un folletto maligno e assassino? Per Sharon Sinclair questa non è una domanda accademica, perché l'essere che ha fatto a pezzi suo padre sembrava proprio un… Goblin! Ma nelle spoglie di un demone può nascondersi una rabbia di carne e ossa, nell'omicidio una vendetta, nella vendetta un dolore…

Dylan e i temi sociali. Un connubio presente fin dalle origini, in seguito portato quasi all'esasperazione. Campagne per lotta all'aids (chi si ricorda i manifesti che tappezzavano la metropolitana milanese?), contro l'abbandono degli animali, ecc.. Tutto lo staff e la casa editrice, chi più chi meno, partecipava. Questo è uno degli albi che all'epoca più fece discutere e più ricevette consensi. E senza dubbio contribuì ad alimentare notevolmente la sempre più crescente popolarità di Dylan Dog, che aveva appena festeggiato il traguardo delle 200.000 copie (“una tiratura da far paura!” come recitava la fascetta in copertina sull’inedito). Mai prima di allora una storia dylaniata aveva affrontato così esplicitamente un tema sociale. Sclavi aveva manifestato sensibilità animalista già in Alfa e Omega e, se pur solo indirettamente, nell’Isola Misteriosa. Qui Chiaverotti va decisamente oltre, esprimendo una dura condanna, per bocca di Dylan, contro le pratiche di vivisezione. Paradossalmente, però, è proprio il famoso pistolotto morale che Dylan rivolge a Hornell nel finale a compromettere la compiuta riuscita dell'albo, che altrimenti avrebbe potuto ambire all’eccellenza. Ridondante e retorico, inutilmente didascalico, quando SPOILER sarebbe stato sufficiente mostrare la (presunta) morte della scimmietta, le torture inflitte alla sua compagna e la definitiva vendetta nei confronti dei carnefici, mantenendo la chiosa “Giuda ballerino, cercavo un mostro di fantasia e ho trovato dei mostri reali.. voi e quelli come voi, Hornell!FINE SPOILER (ma più avanti ce ne sono ancora sparsi qua e là). Per il resto la sceneggiatura funziona molto bene, al netto di una certa verbosità dei dialoghi, affinando lo schema già sperimentato nel Buio: una cliente giovanissima (che Dylan si porta immancabilmente a letto), omicidi ben coreografati (ritorna anche la lama nell’occhio), una filastrocca (dedicata alla Morte stavolta) e un depistaggio soprannaturale. Anzi, qui le false piste sono due: quella alchemica dell’”homunculus” di Paracelso e quella fiabesca del Goblin uscito dal mondo della fantasia. Persino l’incipit con l’esterno notte della villetta è quasi identico a quello del n. 34. Chiaverotti e Dall’Agnol, giunti alla loro secondo prova assieme, dimostrano di aver già fatto grandi passi avanti rispetto all’esordio che risultava ancora un po’ “grezzo”. Il secondo, autore di una prova straordinaria grazie anche alla capacità di far trasparire dai volti dei personaggi la solitudine che si portano dentro, appare già vicinissimo al suo picco massimo. Il primo, grazie alla libertà concessagli da Sclavi, arricchisce la trama di suggestioni e citazioni che deviano (in alcuni casi solo apparentemente) dal tema principale della storia. Troviamo omaggi a Freddy Kruger (che appare “di persona” a pag.11, ma anche la maniglia del lavabo alla Nightmare 3 a pag.71) e Non aprite quella porta (pag.66), nonché numerosi riferimenti a Peter Pan. E guarda caso è proprio una Wendy la protagonista della parte più riuscita dell’albo, quella dell’incubo ambientato in un malato mondo di fantasia quasi ucciso dalla realtà. Il triste discorso del Goblin in questo contesto mostra notevoli affinità con quello struggente sulla fine dei sogni pronunciato da “Nessie” nello Speciale n.1 Anche Dylan vorrebbe vivere in una fiaba; pur paurosa è sempre preferibile alla banalità del reale. Fondamentale poi la dichiarazione del “nostro” a pag. 68 “E’ un fatto personale, ormai.. c’è sempre un momento in cui l’incubo dei miei clienti diventa il mio incubo.. E voglio svegliarmi!” Questa era l’anima dell’indagine dylaniata, quella dei primi 100 numeri, totalmente fraintesa nel periodo di gestione Recchioni in cui è sfociata nell’autorefenzialità. Copertina di Stano tra le più note, con il fascinoso volto di Dylan in primissimo piano.

Curiosità: (1)Dopo il n. 26 si rivede Botolo. (2) Giusto per restare in tema a pag. 49 Dylan ascolta.. i Goblin? (3) C’è un errore relativo al nome di Battesimo del Professor Hornell, inizialmente chiamato Clive e poi nel finale Philip. Un altro caso alla Abel Cedric Jenkins?? (4) Altro errore alla 65^ tavola: Dylan dice che sono quasi le nove, ma l’orologio segna le dieci e dieci (errore corretto nella seconda ristampa).* (5)Circa 25.000 copie dell'inedito, tra cui la mia, sono uscite senza l'allegato Giornale di Sergio Bonelli.

BODYCOUNT: 6

TIMBRATURA: Sì (1, Sharon)

CITAZIONE: “-Questo.. questo è solo un sogno..-. –Magari lo fosse.. il mio mondo vive di sogni.. e sta morendo di realtà..-”

VOTO: 8,5

Soggetto: Chiaverotti (3)

Sceneggiatura: Chiaverotti (3)

Disegni: Dall’Agnol (2)

*Si ringrazia il mai abbastanza lodato Leprecano per la segnalazione.

7 commenti:

  1. Anche a me non è piaciuto il pistolotto finale, ma non lo ritengo difetto tale da abbassare il voto dell'albo, che per me resta da 10!

    Segnalo un altro errore, oltre a quello del nome del dottore: alla 65^ tavola, Dylan dice che sono quasi le nove, ma l’orologio segna le dieci e dieci (errore corretto nella seconda ristampa).

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    1. Diciamo che per quello lo abbasso di 1 punto e un altro mezzo lo tolgo per la verbosità di certe parti.

      Aggiungo l'errore tra le curiosità e come sempre ti ringrazio! :)

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  2. Un albo tra Romero e Argento e il mio primo Dylan Dog che amo alla follia come Sharon.:D

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    1. È la scimmietta che ti evoca Romero e Argento vero? Non ci ho pensato, ci potrebbe stare anche se qui si va a parare da altre parti.

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  3. Io non l'ho mai trovata verbosa "Goblin": l'ho sempre letta tutta d'un fiato. Ritengo invece verbosissima la successiva storia di Chiaverotti, "Scritto con il sangue".

    E poi penso che il finale di "Goblin" sia il miglior finale mai visto nell'intera saga: qualcosa di davvero esaltante!

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    1. Mmm.. non mi piace molto l'atteggiamento finale di Dylan che non è affatto dispiaciuto che giustizia venga fatta.

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