domenica 6 dicembre 2020

Dylan Dog #47 - Scritto con il sangue

Una scossa di adrenalina, un brivido lungo la schiena… e sei morto! Il terribile Mister Fear vuole farti a pezzi e respirare il tuo terrore, perché ne ha bisogno per vivere. Quale follia si nasconde dietro gli occhiali e i panni anonimi dell'assassino, dietro la sua assurda crudeltà? Forse soltanto il fantasma di un trauma e una disperata volontà di sopravvivenza...

Buon albo al netto del modo, poco convincente, con cui Dylan riesce a intuire l'identità dell'assassino. A Chiaverotti va riconosciuta l'indubbia capacità di aver creato, con pochi tratti distintivi, alcuni serial killer che sono entrati nell'immaginario collettivo dei lettori dylaniati: nessuno magari si ricorda chi era davvero Mister Fear, ma sicuramente tutti si ricordano di Mister Fear. Lo stesso era già accaduto per Mana Cerace. La stessa cosa si ripeterà con la sua “creatura” Morgan Lost. Sono figure la cui popolarità a volte supera la qualità stessa dell'albo che li vede protagonisti. Qui il buon Claudio insiste in ciò che gli riesce meglio: tanta ironia e tanto splatter, con Dylan più votato al cazzeggio che all'indagine vera e propria, facendo leva (un filo troppo) sul quinto senso e mezzo. D’altronde scopriamo che negli anni di servizio a Scotland Yard era l’ultimo del corso pedinamento, anche se gli viene riconosciuto il merito di aver risolto i casi dei nn. 2, 19 e 33. Siamo qui più dalle parti dello slasher che del thriller: ce lo rivelano il modus operandi dell’assassino, la voce in falsetto da questi utilizzata, l’immancabile vittima che dice “torno subito” e quella che muore dopo aver fatto sesso, l’efferatezza degli omicidi e l’immancabile contro finale, che poi è un altro marchio di fabbrica chiaverottiano. E come in ogni slasher che si rispetti ci sono alcune situazioni implausibili; nulla che non si possa superare con una buona dose di sospensione dell’incredulità. Comprese le motivazioni del killer che si firma con il sangue delle vittime: la paura come terapia d’urto alla depressione e alle tendenze suicide. Un movente che anticipa di oltre un decennio, con le dovute differenze, quello di (Jig)Saw-L’enigmista. Mancano, volutamente, elementi soprannaturali, ma ancora una volta  Chiaverotti inserisce un funzionale depistaggio, focalizzando l’indagine di Dylan, quasi in versione stalker, su un altro sospetto che alla fine si rivelerà non meno pazzo di Mister Fear. Inserisce, poi, alcuni momenti poco politically correct come l’impiccaggione dei 3 ragazzi e del cane sventrato. Per i cacciatori di grouchate quest'albo, infine, è una vera manna. Il nostro assistente preferito è in forma smagliante e non ci risparmia neppure una battuta meta fumettistica (“Allora non deve essere poi così antipatico, se anche lui piacciono le citazioni!”). Molto bene M&G, che in storie come questa ci sguazzano e sono bravi a depistare anche loro, un po’ furbescamente, il lettore con la rappresentazione grafica di Mister Fear. Tra l’altro Christine Schneider, personaggio che avrebbe avuto tutti i crismi per divenire saltuariamente ricorrente (la rivedremo però ancora in futuro), considerata anche la professione che esercita, è una delle clienti più avvenenti che abbiano disegnato. Ben eseguita la copertina che riesce a valorizzare lo stile del maestro Stano.

Curiosità: (1)Una splendida festa di morte, frase pronunciata da Mister Fear, è il titolo della prima edizione italiana di Shining di Stephen King. (2)A pag. 59 sono citati i Doors con When the music’s over. (3)Bloch indossa una cravatta di Armani, anche se Dylan la trova orribile. Da notare che, stando al n. 3, anche la giacca indossata da Dylan dovrebbe essere griffata dal celebre stilista italiano. (4)Non so che scuola superiore abbia frequentato Chiaverotti (pensavo il classico) ma moriebo non è il futuro di morire in latino, la cui prima persona singolare è moriar.

BODYCOUNT: 16

TIMBRATURA: Sì (1, Christine)

CITAZIONE:  Nemmeno i sogni vorrebbero diventare incubi.. e restare prigionieri del sonno.. come lacrime di tenebra.. nella notte.”

VOTO: 8

Soggetto: Chiaverotti (4)

Sceneggiatura: Chiaverotti (4)

Disegni: Montanari & Grassani (13)

2 commenti:

  1. Ecco, da chiaverottiano convinto devo ammettere che questa è una delle sue storie che ritengo più sopravvalutate: troppo verbosa e con un Dylan odioso in alcuni suoi atteggiamenti.

    Christine Schneider mi pare che in effetti sia tornata in un'altra storia, ma or ora non ricordo quale.

    Da segnalare la donna con l'ascella pelosa in copertina: è un classico di Stano disegnare donne con le ascelle pelose (si veda Morgana nell'albo n. 25), ma se non erro è la prima volta che accade in copertina. Escluso Stano, credo che l'unico a disegnare una donna con le ascelle pelose sia stato Pennacchioli in "La maschera del Demonio".

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