Un agile guizzo delle dita, un manichino, un fiotto di sangue finto...
ed ecco che il trucco è fatto! Nello spettacolo di Diabolo, la morte è
messa in scena come un'illusione perfetta ma, nella sua vita reale, il
trucco non si vede
perché non c'è! Un serial killer si muove dietro le
quinte della magia e per Dylan Dog è pronto un caso difficile: deve
affrontare tutti i giochi di prestigio di una mente sconvolta.
Albo ingiustamente poco
considerato, da rivalutare assolutamente. Sclavi attinge, come sempre a piene
mani, da pellicole sul tema (e non), mettendo le citazioni al servizio della
sceneggiatura. Questa volta l’asse portante del soggetto è Magic di Richard Attenborough, in cui un giovane Anthony Hopkins,
prestigiatore fallito, si reinventa ventriloquo divenendo succube del suo
pupazzo Forca. Sclavi rispolvera anche Incubi
Notturni (1945, di Alberto Cavalcanti) e soprattutto Il gran Gabbo (1929), richiamato anche nel titolo. Non a caso
l’inquietante Eric dell’albo è identico, nelle fattezze, al regista e
protagonista di quest’ultimo film, il celebre Eric Von Stronheim. La storia aggiunge l'ultimo tassello importante
nel background dylaniato: il passato da alcolista. Tuttavia questo Dylan ci
appare ancora simile a quello abbozzato nei numeri 1 e 5: poca ironia, tanta
sete di vendetta. Storia d'amore appena
abbozzata quella con Vivien eppure importante; si delinea in maniera definitiva
l'indagatore innamorato perdutamente per ben 1 mese intero. Bloch, invece,
risulta ormai già perfettamente definito; esemplare la sua reazione nei
confronti del poliziotto che commenta l’omicidio della prostituta. Così come
nel contemporaneo Speciale #1, c’è un riferimento ai “poteri paranormali” del
padre di Dylan. Citato di sfuggita anche Lord Wells.
La trama, al netto delle
influenze cinematografiche, è incentrata sul tema del doppio, che ben si adatta
agli illusionisti pare (penso, spostandomi decisamente più avanti nel tempo, a The Prestige di Nolan), con cambi di
prospettiva che ingannano il lettore fino all'ultima pagina. Ancora echi di Psyco, stavolta palesi, con il morboso
rapporto figlio-madre e Diabolo-pupazzo che si presta a più livelli
interpretativi. Teste mozzate e esplose, gole squarciate, suggestioni
Argentiane nel delitto di Vivien: i fan del gore non rimangono a bocca
asciutta. I deliranti spettacoli dell'illusionista ex ventriloquo sembrano più
ispirati al Grand Guignol che a un’esibizione di magia. La figura tormentata e
folle di Diabolo è resa ottimamente da Dell'Uomo, qui giunto alla sua seconda
prova dylaniata, superiore a quella apprezzata ne Gli Uccisori. Nella vignetta a pag. 59 lo rappresenta identico a
Jack Nicholson/Jack Torrance in Shining.
Copertina tra le migliori di Villa e una delle più squisitamente horror delle oltre
400 che finora ci hanno accompagnato, anche se le proporzioni della pistola di Dylan rispetto alla mano che la impugna destano qualche perplessità.
Curiosità: (1) Lo sceriffo che compare
a pag. 5, per manifestare il suo disappunto nei confronti dello spettacolo di
Diabolo, grida “Peste” tipica esclamazione di un altro eroe bonelliano, Tex
Willer. (2) Terminato quest’albo, Luca Dell’Uomo, dopo una pausa di 25 anni (!!!)
in cui si è dedicato ad altro, è tornato a disegnare Dylan Dog nel n. 312 Epidemia Aliena. (3) La storia è stata
oggetto di remake nel Color Fest n .18
uscito nel 2016 con “Diabolo The Great”
a firma Accatino-DiVincenzo&Piccioni.
BODYCOUNT: 4
TIMBRATURA: Sì (1: Vivien)
CITAZIONE: “Nessun nemico vi ha mai minacciato?.. Nessun superiore vi ha mai
umiliato?.. Nessuna donna vi ha mai deriso? Questa è l’occasione per vendicarvi!
Uccidendo me, ucciderete il male!”
VOTO: 8
Soggetto: Sclavi (12)
Sceneggiatura: Sclavi (12)
Disegni: Dell'Uomo (2)
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