domenica 29 novembre 2020

Dylan Dog #43 - Storia di Nessuno

 

Notte bianca, neve gelida sulle lapidi... Il signor Nessuno muore e rinasce. Xabaras l'alchimista, Xabaras lo stregone, è tornato ancora a giocare con la vita dei morti e con la morte dei vivi. Ma questa volta ha scatenato forze che non può controllare. Neppure lui sa che anche nel cuore di un qualunque Nessuno, sospeso tra questo mondo e l'altro, si nascondono interi universi

Leggendario, epico, perfetto. Il miglior albo della serie. Sì lo so, ho già scritto che il capolavoro assoluto della serie è Memorie dall’invisibile. Non che non mi piaccia contraddirmi, ma è che davvero difficile scegliere uno dei due. Tutte le volte che lo rileggo mi sembra davvero di entrare in un'altra dimensione. Sclavi, tra le tante suggestioni, attinge soprattutto da sé stesso portando a definitiva maturazione i temi già seminati nei precedenti albi e citando indirettamente Tre, il suo romanzo nel cassetto all’epoca ancora non pubblicato (ma sicuramente letto da Castelli per il soggetto di Dal Profondo). Il Tiz, come di consueto nella saga Dylan-Xabaras qui giunta al suo terzo capitolo, non rinuncia però all'imprescindibile Romero citato financo nell’iconica copertina con le mani “morte” che escono dalla parete come nell’incipit del Giorno degli Zombi. Lo sfondo bianco, che torna ancora dopo la cover di Dopo Mezzanotte, secondo Stano* rappresenta il vuoto assoluto dove si nascondono le angosce più profonde dell’uomo. E di orrore in questa storia ce n’è tanto. C’è quello cosmico, con il dubbio che la dimensione in cui viviamo non sia altro che il sogno di nessuno, anzi di Nessuno, fabbricante di universi. C’è quello fisico, con due degli omicidi più  cruenti e splatter di sempre, il pasto cannibale e l’inaspettata morte dell’”altro” Xabaras. E c’è l’orrore esistenziale, il ciclo della vita così breve, così doloroso, così disperatamente uguale nel suo ripetersi. Gran parte dell’albo, a partire dallo splendido prologo nel cimitero sotto la neve, si svolge in una dimensione parallela dove la Torre Eiffell sta a Londra, Dylan suona il sax, ha un onorario di 60 sterline al giorno, ma per il resto è lo stesso, compreso il metodo investigativo e il fatto di essere un astemio che si concede qualche strappo alla regola. Groucho è sempre Groucho in qualsiasi universo, mentre Xabaras è tutt’altro personaggio, positivo e disposto al sacrificio. Tra momenti onirici e altri potentemente horror è dato ampio spazio alla teoria del multiverso cara a Sclavi nell’intenso e importante dialogo tra Dylan e Xabaras in versione psichiatra. Nelle ultime 28 pagine, invece, la sceneggiatura riallaccia i fili della continuity che nelle tavole precedenti aveva trovato spazio solo sull’articolo di giornale che “riassumeva” alcuni degli eventi occorsi nei nn .1 e 25 e nell’apparizione, in sogno, di Morgana. Nel finale  assistiamo all’adrenalinico inseguimento nei sotterranei con la profezia di Xabaras (Dylan ricorderà tutto quando avrà finito di costruire il suo modellino di galeone) e un rabbioso disconoscimento di paternità (“Tu non sei mio padre! Mio padre è morto! Tu l’hai ucciso! Tu!”) che non avrà seguito. Stano, superlativo, disegna questo numero in maniera forse irripetibile, rompendo la “gabbia bonelliana” e abbandonando la svolta tentaao in Morgana per tornare alla tecnica utilizzata nel n. 1, rimanendo sempre fedele al suo modello ispiratore Egon Schiele (anche se nella vignetta in cui Groucho “perde la faccia” nella 15° tavola, intravedo anche qualcosa di Micheluzzi). Fenomenale tutta la sequenza ambientata nei sotterranei. Da incubo i disegni del labbro strappato con un morso, la soggettiva dall’interno della bocca, i denti acuminati che emergono dal buio, il gancio nell’occhio. Poi ancora una volta gli zombi di Stano hanno un aspetto repellente e minaccioso che nessun altro disegnatore della scuderia dylaniata è mai riuscito a replicare. Nuovamente da elogiare anche il lettering di Ravaioli.

Albo fuori parametro.

Curiosità: (1) Sulla copertina dell’inedito (che vedete qua in alto) appariva per la prima volta una fascetta gialla per celebrare il sorprendente incremento della tiratura del fumetto. La popolarità di Dylan in quegli anni era in continua ascesa. (2)La cover che appariva in anteprima sulla quarta di copertina dell’originale del n. 42 la Iena differisce leggermente da quella definitiva del n. 43. Nella versione per così dire “provvisoria” il braccio che fuoriesce dallo sfondo in alto a sinistra era disposto in verticale, con le dita della mano che andavano a coprire parzialmente la prima D del logo. In quella definitiva il braccio è rivolto in orizzontale e il logo viene appena sfiorato (sulla L) dal pollice della mano. (3)Ancora sulla copertina: in occasione della conferenza per la presentazione del n. 400 al Bonelli point, Stano ha dichiarato che è la sua preferita in assoluto tra quelle da lui disegnate**.

BODYCOUNT: 4

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Forse.. forse morire è così.. Come trovarsi in una casa vuota, dopo che tutti se ne sono andati..”

VOTO: 10

Soggetto: Sclavi (39)

Sceneggiatura: Sclavi (35)

Disegni: Stano (3)

*Nell’intervista pubblicata sul volume Dylan Dog Talks, in cui affermò che “è il bianco il vero colore della paura”.

 **Si ringrazia Leprecano per la segnalazione

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