giovedì 5 novembre 2020

Dylan Dog #28 - Lama di rasoio

 

Com'è placida la vita di Stepford, tra le villette a schiera e il profumo dei giardini! Come sono perfette le donne di Stepford, mogli fedeli, casalinghe e cuoche modello! C'è qualcosa che non va a Stepford! Tutto sembra sembra uscito da un catalogo di vendite postali, tutto è lucido, patinato, sintetico. Ma qualcosa sta arrivando per mostrare la realtà che vive sotto la plastica, ed è qualcosa di tagliente quanto la lama di un rasoio!

Il 1989 inizia con l'albo che segna  l'esordio dylaniato del grande Nando Tacconi, subito autore di una prova straordinaria. Indimenticabile il mix di sesso, pratiche BDSM e splatter che i suoi disegni ricreano con una carica erotica e un senso di “sporco” che non ha eguali nel resto della serie. Unico piccolo neo la caduta di Dylan nella prima vignetta di pag. 54, il resto è perfetto. Il lavoro di Tacconi è indubbiamente il vero punto di forza di questo #28 che, passando ai testi, è in pratica  la rilettura in chiave sci-fi della Zona del Crepuscolo. Se mi permettete il pessimo gioco di parole, è la replica di una storia di replicanti. Cambiano i modelli di riferimento: nel #7 Poe e Belknap-Long, qui Blade Runner e La fabbrica delle mogli film del 1975 diretto da Bryan Forbes, tratto dall’omonimo romanzo di Ira Levin, guarda caso ambientato sempre nell’immaginaria cittadina di Stepford (sobborghi di New York, però, anziché Londra). Al film di Scott vi sono diversi riferimenti: ovviamente l’idea degli androidi, l’ambiguità del personaggio di Rachel, il locale “Runner” e il nome di battesimo di Murray, Ridley. Intuizione fortunata di Sclavi è l'inserimento di differenziazione rappresentato dal killer mascherato, che ci regala abbondanti dosi di torture porn, tra cui spicca l’omicidio a rasoiate nel flashback. Interessante anche il personaggio di Joan Ritt, anche se (occhio allo SPOILER) non è giustificatissima l’uccisione di Rachel da parte sua (fine SPOILER). Rimane poco approfondito, forse di proposito, il riferimento alla “grande mente”, ovvero il computer biologico cui sono collegati tutti gli androidi. L’albo si attesta su ottimi livelli, nonostante sia nato da una costola del n. 7, poiché riesce a sviluppare una propria identità. Laddove a Inverary era la ripetizione eterna dei giorni sempre uguali a fare orrore a Dylan/Sclavi, qui è la vita da pubblicità, così perfetta da essere finta proprio come lo sono gli abitanti di Stepford. Ma anche lì, come nella vita vera, le belle apparenze nascondono spesso terribili orrori casalinghi. C’è anche una non troppo velata critica al maschilismo, tema poco frequente in Bonelli per usare un eufemismo. “Al posto di una sciocca isterica femminista mettemmo una donna perfetta” afferma Ridley Murray davanti a un perplesso Dylan. E le donne perfette di Stepford sono tutte irreprensibili casalinghe, almeno all’apparenza. Molto bella, quanto fuorviante (così come il titolo), la copertina di Villa).

Curiosità: Dylan dice aver già indagato su un caso simile (nel n. 13). In quel caso era la moglie a credere che il marito non fosse più lui.

BODYCOUNT: 1

TIMBRATURA: Sì (1, Rachel)

CITAZIONE: “Niente più dolore e tristezza.. Niente più domande senza risposta.. Un replicante non si chiede chi è, da dove viene e dove va.. Non rimarrà mai sgomento di fronte alla tragedia della vita o all’immensità dell’universo..”

VOTO: 8,5

Soggetto: Sclavi (28)

Sceneggiatura: Sclavi (24)

Disegni: Tacconi (1)

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