lunedì 2 novembre 2020

Dylan Dog #26 - Dopo Mezzanotte

 

Tenete strette le chiavi! Rimanere chiusi fuori casa in una notte come questa sarebbe un'esperienza indimenticabile, perché sui marciapiedi di Londra sta calando un buio infinito. Assassini feroci e malinconici disperati, voci lontane e pericoli di morte inseguono il povero Dylan lungo le strade del destino, nel fumo dei locali e sotto il cielo nero delle strade. L'alba non è mai stata così lontana!

Albo mitico che si svolge in una sola, incredibile, notte in cui le concatenazioni del caso o meglio degli arabeschi del destino conducono il nostro attraverso una sarabanda di sfortunatissime e divertenti (almeno per noi lettori) coincidenze, come una lotteria vinta al contrario. Compagni di viaggio di Dylan una squadra di personaggi secondari memorabili, dal killer sosia di Mickey Rourke al tassista “di Capo Horn”, dalla fidanzata di turno più pazza che mai (battuta culto la sua "l'ascia lascia la scia”) all'agente Appleby dall'aspetto per nulla raccomandabile, dal tossicodipendente alla band dei "morti". Non sono da meno anche le comparse, come il clochard nella cabina telefonica, il vicino di casa, il Lord e il suo socio in tenuta d'astronauta (che richiama alla mente il romanzo di Sclavi La circolazione del sangue). Importanti debutti, tra i ricorrenti della serie, il cagnolone Botolo e l’agente Jenkins i cui dialoghi con Bloch (duetto destinato a divenire un classico) sopperiscono alla pesante assenza di Groucho. Quest'ultimo appare solo nell'ultima pagina a tributarsi il merito che gli spetta: d'altronde, in un certo senso, è a causa sua se questa commedia dell’assurdo è cominciata. Sceneggiatura a briglie sciolte con modello di riferimento il Fuori Orario di Scorsese, da cui vengono direttamente riprese alcune situazioni (la banconota, i soldi per la metropolitana, ecc.). Vi sono anche richiami a numeri precedenti della serie. Implicito quello ad Attraverso lo specchio con il cameo della Morte e la sorte del tassista annegato nella fontana di Piccadilly Circus, con un pizzico di soprannaturale, che ricorda quella delle malcapitate vittime del n. 10. Esplicito invece il collegamento a Memorie dall’invisibile, con la menzione di Bree Daniels. Tutti e tre gli albi citati sono accumunati dai meravigliosi disegni di Casertano, che si regala anche lui un cameo nel finale.  Ancora una volta la sua capacità di far sembrare autentiche le emozioni sui volti dei personaggi si rivela determinante nel consegnare questa storia al ristretto club dei classici dylaniati senza tempo. Sebbene Sclavi punti decisamente sul grottesco, infierendo divertito su un Dylan che fa cilecca, si droga (involontariamente) s'incazza a bestia (quanto mi mancano le sue sclerate) vittima di un lunga serie di sfighe pazzesche, figuracce ed equivoci, c’è spazio anche per tocchi di poesia con la ballata della città di notte e gli “arabeschi del destino”. Il Tiz non dimentica neppure i suoi “invisibili”, i reietti della società, mostri solo agli occhi degli altri, incarnati nei personaggi di May e Daniel. Di fronte a quest’ultimo, gay dichiarato, Dylan ha una reazione spontanea poco politically correct; subito dopo Daniel gli rifila una frecciata e lui si accorge, imbarazzato, di quanto sia stato inopportuno; ma anche umano, aggiungo io. Capire di avere sbagliato è atteggiamento più costruttivo di mostrarsi tutto d’un pezzo. Di mostrarsi sempre perfetto e politicamente corretto, in modo addirittura fastidioso, come è spesso accaduto a Dylan negli anni più recenti. Per questo trovo insensata l’accusa di omofobia rivolta all’albo in passato dal movimento LGBT, legata in particolare alla successiva scena in cui Daniel e May hanno un rapporto sessuale “fuori campo”. Per come la vedo io, Sclavi voleva solo essere ironico (e infatti un paio di vignette dopo assistiamo alle risate dei due fuori dalla finestra), magari un po’ indelicato, ma non offensivo. Unica sbavatura: come fa una scure a restare nascosta nella tasca interna di un impermeabile? Copertina iconica nella sua essenzialità, la più celebre dell’intera saga dylaniata insieme a quella del mitico n.1.

Caposaldo della serie, tappa indispensabile per comprendere lo spirito che animava la serie nei primi 100 numeri. Si avverte molto l’atmosfera anni ’80, anche se l’albo non risulta affatto datato. La lettura rimane fresca ed avvincente anche oggi.

Curiosità: (1)Dylan afferma di non saper ballare, ma nel già citato #10 danzò alla festa in maschera di Rowena. Dice inoltre di avere la nevrosi di dormire a casa sua (dopo aver passato la notte con qualcuna). Per la prima volta si professa ateo. (2)Il film con George C. Scott a cui si riferisce Daniel nell’albo potrebbe essere La notte del furore (1972) per la regia dello stesso Scott.

BODYCOUNT: 9

TIMBRATURA: No (anzi, l’albo si ricorda per la più nota delle sue rarissime defaillance)

CITAZIONE: “Questa è una ballata di illusione e di realtà di incubi e di veglia, di menzogna e verità, del lungo viaggio per giungere al mattino attraverso gli arabeschi disegnati dal destino..”

VOTO: 10

Soggetto: Sclavi (27)

Sceneggiatura: Sclavi (23)

Disegni: Casertano (3)

2 commenti:

  1. Segnalo un errore nella copertina: Villa ha disegnato cinque tacche (anziché quattro) tra le dodici e l'una!

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