mercoledì 15 settembre 2021

Dylan Dog # 66 - Partita con la Morte

 

Harvey Burton è morto... Oppure no? Fa il funambolo sopra la bocca dell'Inferno e, per salvarsi l'anima, gioca a scacchi con la Morte. Ogni suo errore sulla scacchiera uccide qualcuno nel mondo reale, ma la partita continua. Dylan Dog segue le mosse, ma non sa come fermarle. Il suo quinto senso e mezzo gli dice qualcosa, ma cosa? Forse la partita di Burton è truccata. Forse sta ingannando... la Morte in persona?

Avvertenza: il commento contiene inevitabili spoiler

Per introdurre l’albo ricorro anche questa volta (ma non diventerà un’abitudine, giurin giuretta) alla presentazione fatta sul Club dell’Orrore dell’inedito: “un numero che vede il ritorno della coppia Chiaverotti-Roi, e i nomi sono già una garanzia. Se poi ci aggiungete una scorza di Bergman, una dose generosa di incubi, una spruzzatina di giallo e l’immancabile finale a sorpresa, il cocktail è servito”. Vincente si rivela l’idea di Chiaverotti di recuperare da Il Settimo Sigillo (1957) di Ingmar Bergman la partita a scacchi con la Morte. Un’intuizione così semplice, quanto potente, tanto da costruirci una storia intera sopra, compresa l’azzeccatissima copertina di Stano in cui Dylan e la mietitrice con la falce si fronteggiano come pedine su una scacchiera. Qui l’intento di rimandare la dipartita dal mondo terreno nasconde, in realtà, una crudele sete di vendetta; una sorta di rivalsa dal “quasi” aldilà, un po’ come accadeva in film quali Patrick di Frankin o Aenigma di Fulci, per citare i primi che mi vengono in mente. Ma proprio questa idea così brillante nasconde anche il vero tallone d’Achille dell’albo: la Morte si mostra onnisciente per tutto il tempo e poi si fa gabbare nel finale? Com’è possibile non sapesse in anticipo le reali intenzioni di Burton e che quest’ultimo stesse barando? La sceneggiatura traballa anche in altre occasioni, ad esempio Dylan che "stacca la spina" a un uomo in coma, solo per quello che gli ha raccontato Hamlin, nel ruolo di deus ex-machina per caso?? O ancora Il "custode" dell'ospedale che si tramuta fondendosi con l’alfiere e se ne va così senza un perché?? Su queste licenze poetiche, nei confronti delle quali ero stato molto critico in occasione della penultima rilettura di quest’albo (più o meno dieci anni fa), mi sento stavolta di dover soprassedere. Come in alcuni film di Argento, in fondo, la coerenza della trama non è poi così importante, quando al ruolo di protagonista assurgono le sequenze degli omicidi, in questo caso particolarmente fantasiosi e ben “coreografati”, e tutta l’opera è immersa in un’atmosfera onirico-surreale. Chiaverotti dimostra di aver appreso la lezione sclaviana, attingendo a piene mani, tranne per l’aspetto della Signora in nero, da Attraverso lo specchio: tornano le filastrocche sulla morte ad accompagnare le dipartite delle vittime e le superfici riflettenti hanno una certa rilevanza anche in questo # 69. C’è spazio anche per affrontare en passant un classico tema chiaverottiano: la critica all’indifferenza e all’egoismo della società moderna. Finalmente riuscito il finale, che chiude perfettamente la vicenda senza ulteriori twist. Roi si difende molto bene, in particolare nello splendido incipit, nel disegnare moltissime vignette in cui è costretto a non poter dare libero sfogo ai suoi amati fiumi di china, così come gli era già capitato in precedenza per La clessidra di pietra.

Una delle storie più amate dai fan dylaniati della prima ora.

Curiosità: (1)Come già anticipato, si rivedono Hamlin e il suo negozio Safarà dopo il #59. (2)A pag. 49 viene citata la canzone di Vasco Rossi Vivere una favola. Chi avrebbe mai pensato che trent’anni dopo altre canzoni del “Blasco” avrebbero addirittura ispirato tre albi di Dylan Dog? (3)Whitney Frost (con un H in più rispetto alla Witney Frost di questa storia) è il vero nome di Madame Masque, personaggio dei fumetti Marvel creato da Stan Lee nel 1968. (4) A pag. 16, quando Dylan afferma di essersi già imbattuto in passato in dinosauri in carne ed ossa, sono richiamati in proposito i nn. 9 e 50. Varrebbe la pena di aggiungere anche il “Nessie” animato dello Speciale n. 1. (5) Pagg. 34-35: Dylan rimasto sgomento davanti alla sala di rianimazione collettiva in cui è ricoverato Harvey Burton, afferma di non aver mai visto nulla del genere se non in un film di fantascienza. Ignoro però quale sia. (6)Dylan si riconferma un potente “catalizzatore”, come osserva la Morte, dichiarando di averlo già incontrato molte altre volte in precedenza. (7)Il 66, le prime due cifre del “numero della Bestia”, rendono in qualche modo “storico” quest’albo. Tra l’altro ho sempre pensato che sarebbe perfetto se Dylan Dog terminasse (se mai ci arriverà) con il n. 666 della serie regolare.

BODYCOUNT: 6

TIMBRATURA: Sì (1, Denise)

CITAZIONE: “Ma, in fondo,tutta la vita è una partita a scacchi con la morte..”

VOTO: 9

Soggetto: Chiaverotti (11)

Sceneggiatura: Chiaverotti (11)

Disegni: Roi (15)

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