mercoledì 22 settembre 2021

Dylan Dog #69 - Caccia alle streghe

 

Tempi duri per i fumetti, caro Dylan! Corruttori dell'infanzia, maligni seduttori dell'innocenza, causa di ogni decadenza morale. "Bisogna farli sparire!", urlano i benpensanti, nuovi inquisitori del Ventesimo secolo. E per Justin Moss, innocuo disegnatore, le cose si mettono male. Quale partita di potere si gioca dietro le quinte di questa commedia? Quali antichi mostri vogliono tornare dai secoli bui per impadronirsi del presente… e del futuro?

 Caccia alle streghe è una tappa fondamentale nella storia di Dylan Dog. In primis (e soprattutto) rappresenta il manifesto dylaniato contro la censura, una presa di posizione decisa nei confronti della crociata contro i fumetti horror iniziata con la famosa interrogazione parlamentare dell’ottobre 1990, promossa anche da deputati di sinistra. Il bersaglio principale era stata la casa editrice Acme con le pubblicazioni Splatter e Mostri, insieme ad altre realtà di nicchia. Il tutto era partito qualche tempo prima dalla denuncia di un privato e alla conseguente decisione del tribunale di Monza di condannare l’editore e il direttore editoriale di Acme a quattro mesi di reclusione(*). I fumetti horror furono accusati di ogni nefandezza, dall’istigazione a delinquere al degrado morale e molti giornali di allora cavalcarono l’onda. Splatter chiuse i battenti qualche mese dopo. Dylan Dog scansò ogni coinvolgimento diretto, ma il clima da inquisizione era ancora forte e di riflesso la testata, per effetto dell’enorme popolarità goduta in quegli anni, fu comunque spesso associata a quelle finite nell’occhio del ciclone. Sclavi, quindi, riprende e rielabora alla sua maniera fatti realmente accaduti, scrivendo un albo coraggioso e socio-politicamente impegnato (come, ma in maggior misura, era stato il #63) chiuso da un non-finale estremamente significativo che però disorientò molti lettori, a dispetto dell’avvertenza posta in grassetto nella prima vignetta. Erano altri tempi. Oggi la situazione appare quasi paradossale. Sclavi si crucciava che questa storia non fosse stata capita, ora per qualcuno è forse meglio così. Sta di fatto che questo rappresenta anche uno dei tanti possibili finali alternativi della serie che si sono avvicendati negli anni, configgendo tra loro. Penso ad esempio ai nn. 77 e 100, e a Il Pianeta dei Morti, ma ce ne sono altri. A proposito della saga creata da Bilotta, forse non è un caso che proprio quest’ultimo, in occasione della ristampa del Pianeta dei morti – Volume 1, abbia citato, come fonti di ispirazione della saga gli albi della serie regolare da 1 a 69, considerando dunque Caccia alle streghe il vero capitolo finale del “vecchio” Dylan Dog. Tornando al tema principale della storia ovvero la critica verso la censura, parlavo prima di coraggio anche se questo rimane più nelle intenzioni che nel risultato. Di fatto i toni della serie nei mesi successivi si smorzeranno parecchio; ci saranno ancora scene splatter ma sempre meno frequenti e senza quell’intento ironico-catartico che caratterizzava i primi numeri e che aveva fatto la fortuna del fumetto. Complice il primo abbandono di Sclavi e l’avvento di Marcheselli come autore e successivamente come curatore probabilmente convinsero Bonelli che la serie poteva avere successo anche smussando gli eccessi horror, spegnendo i riflettori sulle polemiche proibizioniste ed evitando così inutili rischi. Sclavi stesso, in questo #69, sembra mettere le mani avanti, parlando di auto-censura per bocca del suo alter ego Justin Moss (“è peggio della censura altrui”), non so se per denunciare una situazione già in atto o per profetizzarne l’avvento. La sceneggiatura è perfettamente scandita in crescendo, da una parte nel raccontare il precipitare degli eventi e dall’altra nel descrivere la discesa nell’abisso di Moss, incapace alla fine di distinguere la realtà dalla fantasia. Inciampa clamorosamente, però, in alcuni momenti di eccessiva retorica, come il discorso di Dylan a pag. 29 e, ancor di più, il monologo del ragazzino (pagg. 65-66). Considerate le intenzioni di Sclavi si può comunque chiudere un occhio. Fondamentale l’apporto di Dall’Agnol con disegni eleganti ma anche versatili ed efficaci nel supportare le diverse anime della storia. In particolare splendidi il prologo con le torture alle streghe e il modo in cui viene rappresentato il progressivo delirio di Justin. L'unico mio cruccio è l'aver bruciato troppo presto il personaggio di Cherill, già visto nel #27, che avrebbe potuto essere ancora un valido antagonista in futuro. Attendevo poi si avverasse la profezia della terza guerra mondiale vaticinata proprio nel finale di Ti ho visto morire. A questo si porrà rimedio parecchi anni più tardi con lo Speciale n. 27. Per finire nota di merito alla copertina di Stano, incisiva e più che mai simbolica.

Un albo di cesura oltre che di censura, se mi passate il pessimo gioco di parole, tra i più famosi e controversi dell’intera serie. Successo testimoniato dalla popolarità, tra i fan dylaniati, del personaggio di Daryl Zed a cui verranno successivamente dedicate prima una sorta di remake apparso sul Color Fest n. 22 e poi un’intera miniserie spin-off.

Curiosità: (1)A pag. 51 si intravede  un poster di Nathan Never alle spalle di Dylan (4° vignetta). (2) A pag. 55 (terza vignetta) Groucho sembra vestito come Xabaras! (3)A pag. 80 l’ultima vignetta omaggia platealmente L’urlo di Munch. (4) Nonostante la lunga militanza di Dall’Agnol come disegnatore della serie, questa è la sua unica storia realizzata in collaborazione con Sclavi.

BODYCOUNT: 3

TIMBRATURA: Sì (1, Sam)

CITAZIONE: “Noi siamo lo spirito eterno del potere intollerante e censore dell’ordine e dell’autorità, dei dogmi, dei tabù, della reazione e dell’oppressione”.

VOTO:  10

Soggetto: Sclavi (62)

Sceneggiatura: Sclavi (57)

Disegni: Dall’Agnol (6)

(*)Per maggiori informazioni rimando a quest’articolo pubblicato dalla redazione del portale Fumettologica: https://www.fumettologica.it/2013/10/il-ritorno-dei-fumetti-di-splatter/

7 commenti:

  1. Le storie di denuncia di Sclavi sono quasi sempre condivisibili, però l'autore non riesce a scriverle con la giusta calma e finiscono spesso con l'essere scritte non dico male, ma non bene come altre storie in cui Tiziano si sente meno trasportato.

    Il problema maggiore di questa storia, come hai detto tu, è che alcuni personaggi parlano come libri stampati (specie il bambino) e questo dà un senso di poco naturalezza.

    Resto poi perplesso quando Dylan si sorprende che anche un parlamentare comunista abbia firmato la petizione contro i fumetti: c'è poco da sorprendersi, il comunismo è sempre stato in prima fila nella conduzione della censura!

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    1. Sì anche questa storia è scritta "di pancia", ma forse perchè si sentiva toccato personalmente dall'argomento Sclavi fa centro in questo caso, al netto dei difetti che ho evidenziato. La retorica non è comunque insopportabile o didascalica come in altri albi tipo Doktor Terror. Sul discorso del moccioso, penso che Sclavi volesse sottolineare che concetti così semplici li comprende anche un bambino ma che la gente non è capace (o libera) di pensare con la propria testa. Sul discorso politico preferisco non entrare, ma non confonderei il comunismo alla Stalin cui fai riferimento tu con quello italiano e tantomeno con quello britannico.

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  2. Non conosco il comunismo britannico, ma quello italiano aveva rapporti stretti con l'Urss.

    Comunque non vorrei far intendere che la storia non mi sia piaciuta: la adoro e le do 9. Solo mi dispiace per qualche sfumatura che non la rende una storia perfetta :) .

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    1. A Leprecà, tu mi vuoi inguaià. Per il momento lascio, ma in caso di ulteriori interventi sulla politica (tuoi o di chiunque altro)sarò costretto a intervenire eliminando i commenti.
      Se vuoi proseguire la discussione su altri lidi tipo horrormovie.forum a me va bene. Qui no.

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  3. Ah, scusa, non sapevo che non volessi commenti inerenti la politica. Su Horror movie non si può: Evildead cancella. Lasciamo perdere… comunque non volevo bisticciare, era solo una considerazione inerente alla storia :).

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    1. Ma quale bisticcio, figurati. Diciamo che non è un divieto assoluto, la battuta o il commento secco mi stanno bene, ma in generale preferisco evitare.
      Guarda un po' se devo parlare di eliminare cose proprio nella scheda di Caccia alle Streghe. Non voglio mica passare per censore io alla fine :)

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