giovedì 2 settembre 2021

Dylan Dog #59 - Gente che scompare

 

Siete mai stati da Safarà? È un negozietto interessante, pieno di oggetti rari e curiosi. Lo gestisce il signor Hamlin, individuo sinistro, ma non privo di simpatia. Certo, trovare Safarà non è sempre facile, perché può capitare che… scompaia nel nulla! Ne sa qualcosa Melanie Criss, che, tra le mura del negozio, ha incontrato dimensioni sconosciute e mosso i primi passi verso la follia

Ultimo capitolo dell’ideale “trilogia dello spaziotempo”, inaugurata sulla serie regolare con Ritorno al Crepuscolo, questo #59 attinge stavolta, a piene mani, dalla fantascienza classica. Oltre a Dune, romanzo di Frank Herbert del 1965 (già oggetto di trasposizione cinematografica da parte di David Lynch nel 1984 e quest’anno da parte di Denis Villeneuve), con il vermone che però ha la testa di uno xenomorfo di Alien, è anche e soprattutto Assurdo Universo (1949) di Fredric Brown il modello di riferimento principale non solo di quest’albo (con la “total-nebbia” che qui però diventa “totalbuio”) ma per le implicazioni narrative della teoria del multiverso tanto cara a Sclavi. Citazioni e ispirazioni varie a parte, infatti, questa è una storia in un certo senso nata da una costola di Storia di Nessuno, qui esplicitamente richiamato. Sclavi ne indaga una potenziale implicazione, ovvero l'incontro tra due Dylan appartenenti a universi paralleli. Il registro è totalmente differente: impegnato, serio, filosofico e con notevoli sprazzi di horror il #43, leggero, disimpegnato, divertente e decisamente più improntato verso il genere sci-fi questo #59. Il confronto è ovviamente improponibile per manifesta superiorità del primo, nonché inopportuno considerate le differenti intenzioni dell'autore. La Londra dell’Altroquando da cui proviene la cliente di turno differisce non poco da quella dal mondo del “nostro” Dylan: c’è il Colosseo (e non la Tour Eiffel come nella Londra del #43), le sterline hanno un valore inestimabile, la Thatcher ha instaurato un regime totalitario, c’è il già menzionato totalbuio, la tecnologia appare più avanzata e la teoria degli universi paralleli è pacificamente accettata. I protagonisti però sembrano gli stessi: Bloch e soprattutto Groucho non palesano caratteristiche diverse dai loro “gemelli”, mentre il solo Dylan sembra più orientato verso il modello James Bond rispetto all’originale. Non che quest’ultimo non mostri comportamenti sui generis quando fredda un uomo senza farsi troppi problemi.  Viceversa approccio classico, ai tempi, quello di baciare la cliente appena conosciuta, che si vedrà sempre meno sino a scomparire e a non essere più proponibile oggi per diverse ragioni.  L’albo è però da ricordare principalmente perché segna il debutto di Hamlin, antagonista/comprimario storico e ricorrente, e del suo misterioso negozio di bric-à-brac “Safarà” (entrambi "presi in prestito" da La bottega del cosaio di Ray Bradbury), che qui sono presentati in chiave fantascientifica piuttosto che soprannaturale, come invece accadrà nelle apparizioni successive. Lo stesso Hamlin è qui descritto come un truffatore ipnotista che viaggia tra i vari mondi per arricchirsi, mentre in seguito i suoi comportamenti e le sue motivazioni diverranno spesso imperscrutabili. Passando ai disegni, questa è la prova dylaniata di Coppola che mi convince meno, probabilmente perché sia la storia, sia l’atmosfera non sono nelle sue corde; più adatti a lui e quindi più riusciti ritengo i disegni realizzati per gialli cruenti tipo Il marchio rosso o Il Tagliagole. Forse l’uomo giusto,in questo caso, sarebbe stato Piccatto. Notevole,se pur essenziale, la copertina di Stano che riesce a rendere efficacemente la tridimensionalità dello studio di Dylan che si affaccia sul deserto bi-lunare dominato dalla faccia/maschera gigante. Al di là del confronto con il n. 43, Gente che scompare è comunque un buon prodotto, godibile e divertente, ma lo ritengo inferiore agli altri due capitoli della trilogia dello spaziotempo. Il mio preferito resta La clessidra di pietra, caso unico, più che raro, in cui Chiaverotti, a mio gusto, batte Sclavi.

Curiosità: (1)Per la prima volta, se non sbaglio, Bloch chiama Dylan “old boy”. Prima di allora si era rivolto a lui come “vecchio”, mentre old boy lo aveva definito Carlucci nel n. 50. (2) Assurdo Universo era già stato fonte di ispirazione per Sclavi in Roy Mann, disegnato da Attilio Micheluzzi, pubblicato originariamente nel 1987 da Comic Art e ristampato qualche anno fa in cartonato b/n da Rizzoli (lo trovate in vendita a circa € 18 sui principali store on-line). (3) A pag. 15 Melanie legge Leave me alone di David Karp, edizione Penguin Books, libro del 1958 che mi risulta inedito in Italia e che pare non avere alcuna attinenza con la storia (forse a Sclavi o Coppola piaceva la copertina?). (4) Safarà in arabo significa viaggiare, scoprire. (5) Sull’inedito, nell’ultima pagina del “Giornale di Sergio Bonelli” appare la prima campagna dylaniata  contro l’abbandono degli animali, disegnata per l’occasione da Giampiero Casertano (e che riporto in calce al post). (6)Il racconto La bottega del cosaio (Doodad) di Ray Bradbury è stato pubblicato per la prima volta in Italia su Urania, nell'antologia Terra Incognita a cura di Roger Elwood e Sam Moskowitz. La copertina (pure questa in calce), realizzata dal grande Karel Thole, dovrebbe suggerirvi qualcosa.

BODYCOUNT: 1

TIMBRATURA: Sì (1, Melanie)

CITAZIONE: “Possiamo immaginare storie di fantascienza, avventure assurde, incubi surreali.. ma alla fine cosa rimane? Solo il banale orrore di due persone che si trovano per caso, si piacciono, si amano.. magari pensano perfino che l’amore sia qualcosa di eterno.. finché una delle due abbandona l’altra.. e scompare..”

VOTO:  8

Soggetto: Sclavi  (52)

Sceneggiatura:  Sclavi (48)

Disegni: Coppola (2)



 

2 commenti:

  1. Stavolta abbiamo opinioni abbastanza divergenti: questo è il mio albo preferito della trilogia (nonostante il bellissimo romanzo di Brown, più che citato, venga copiato) e i disegni di Coppola mi fanno impazzire, anche perché si è dovuto cimentare con tavole del tutto insolite, come quelle nel total-buio, tra l'altro differenti da quelle nel total-buio viste attraverso gli occhiali speciali).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Troppo sci-fi per me. Ma le nostre opinioni sono spesso divergenti :)
      Sono curioso di sapere che pensi di Frankenstein che posterò domani.

      Elimina