venerdì 24 settembre 2021

Dylan Dog #70 - Il bosco degli assassini

 

Spuntano dalle tenebre e calano sui viaggiatori come un'orda di barbari. Sono la Banda del Bosco, una ciurma di assassini spietati, mutanti dai misteriosi poteri che uccidono per piacere. Unica sopravvissuta alla loro furia è la giovane Meggan Page e Dylan deve proteggerla a tutti i costi. Ma nel fitto della foresta, tutto può accadere, e mentre la caccia infuria, la preda può diventare cacciatore.

Dopo una storia “impegnata” come il #69, eccone subito una sgangherata e maledettamente divertente. La sceneggiatura non vuol mai prendersi sul serio, tanto che la trama non è altro che un pretesto per mostrare le efferate gesta della banda del bosco, che spaziano da omicidi creativi ad azioni assurde che sfiorano il trash (gli alberi abbattuti), infarcendo di prepotenza tutto l’albo di citazioni e omaggi. Solo a pag. 11 ce ne sono addirittura due: Scanners e Nightmare. L’evasione di Birba è ispirata a quella di Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti. Compare Woody Allen nei panni dello strambo inventore Andrew Hobbs, personaggio da lui stesso interpretato nel film Commedia sexy in una notte di mezza estate. C’è pure un omaggio a Tex (pag. 80, ultima vignetta) e chissà quanti altri ne dimentico o non ho colto. Si respira un’aria truce, violenta e malsana, grazie anche ai disegni di Coppola, perfetti  nel ricreare un’atmosfera da film di genere anni ’70. Gli stessi assassini del bosco sembrano un mix di freaks stile famiglia di Non aprite quella porta  e sadici banditi tipo quelli capeggiati da Tomas Milian in Milano Odia: la polizia non può sparare(*) di Umberto Lenzi. Di entrambi i film sono rinvenibili elementi se pur rielaborati ad hoc. Con l'intermezzo “Magic Moments” Chiaverotti cerca di recuperare la formula della “storia nella storia” già sperimentata con successo da Castelli in Dal Profondo e da lui medesimo ne Il mistero del Tamigi, con esiti meno convincenti. Tuttavia il racconto della genesi della Banda del Bosco, vera protagonista dell’albo in luogo di un Dylan testimone-vittima degli eventi, è tanto strampalata quanto efficace. Tutto si svolge in maniera così talmente sopra le righe che si riesce persino ad accettare un finale che tocca vette di non-sense clamorose. Effetti di una possibile autocensura ancora non si scorgono. Lo splatter qui abbonda tra teste esplose e gole squarciate e c’è di nuovo l’omicidio, fuoricampo, di una bambina (in precedenza era stato Sclavi, più volte, a vestire i panni di novello Erode). La copertina di Stano non rende pienamente giustizia all’albo.

Pura serie B, consapevole e fiera di esserlo.

BODYCOUNT: 23

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “O forse non era un caso.. Forse il destino voleva che ci incontrassimo.. per diventare la banda del bosco!”.

VOTO:  7,5

Soggetto: Chiaverotti (13)

Sceneggiatura: Chiaverotti (14)

Disegni: Coppola (3)

(*)Anche se forse non mi leggerà mai, ringrazio Stavros del forum di Cravenroad.it per l'imbeccata.

1 commento:

  1. Una delle mie storie preferite in assoluto: quelle che mi fanno esclamare che Chiaverotti è un genio!

    E pensare che Rrobe l'ha citata come esempio quando parlava di storie brutte tra i primi 100 numeri...

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