lunedì 20 gennaio 2025

Dylan Dog Gigante n. 9 - L'esercito del male

 

Fluttuano nell'aria, sono globi leggeri e luminosi… ma attenzione, perché sono venuti per prendervi il corpo e l'anima. Tre morti inspiegabili a Londra, e, altrettanto inspiegabili, tre resurrezioni. Ma quelli che sembravano essere il nemico non sono, in realtà, il pericolo maggiore. Anzi, sono l'unico baluardo che potrà arrestare il dilagare sulla Terra delle legioni infernali di Alhambra, e Dylan si troverà a combattere al fianco di un angelo caduto e di questi inquietanti alleati per la salvezza di tutti!

Il nono gigante inaugura la non fortunatissima formula dei “dylandogoni” a storia unica che si protrarrà per sette anni, fino al 2006. Per l’occasione, ai testi troviamo una “guest star”, un gigante (giusto per restare in tema) del fumetto: Robin Wood, purtroppo scomparso nell’ottobre 2021. Paraguayano di nascita e argentino di adozione (nonché in seguito cittadino danese) Wood nell’Horror Post del n. 170 (inedito) venne presentato ai lettori dylaniati come “uno dei più grandi sceneggiatori al mondo”. E in effetti nel 2000 la sua produzione era già praticamente sterminata e il suo nome era molto noto anche in Italia grazie ai periodici dell’editoriale Eura (Skorpyo e Lanciostori) su cui erano state pubblicate le storie di diversi dei suoi personaggi più famosi come Dago, Savarese, Amanda e Martin Hel, tanto per citarne alcuni. Nonostante le premesse, devo ammettere che questo primo gigante a storia unica mi lasciò con l'amaro in bocca. Con le successive riletture l’ho parzialmente rivalutato: ci sono indubbiamente delle parti piuttosto ben riuscite, come il prologo,  qualche pregevole scena splatter (su tutte il cuore estirpato a mani nude al poliziotto) e le suggestive sequenze oniriche con protagonista Alhambra. Il problema è che le atmosfere pendono troppo verso il fantasy e in generale sono poco dylandoghiane. Anche il nostro Dylan è stato parzialmente reinterpretato da Wood che ne ha evidenziato a dismisura la figura di bel tenebroso. Non a caso l'addio finale è quasi in stile Casablanca. Mai visto poi un Dylan così depresso (altra caratteristica latente, qui amplificata al massimo). in confronto quello del prologo di Ti ho visto morire è un buontempone. Forse Wood non conosceva appieno il personaggio e la serie oppure li ha voluti rimodellare secondo la sua sensibilità di autore, ipotesi che troverebbe conferma anche nelle successive due sceneggiature scritte per l’indagatore dell’incubo. I disegni di Freghieri non riescono a tenere lo stesso livello per tutte le tavole, ma ci sono vignette davvero molto suggestive che il grande formato del Gigante (quanto mi manca!) contribuisce ad esaltare. I suoi personaggi femminili poi hanno una sensualità che pochissimi altri disegnatori dylaniati riescono ad emulare. La copertina ad acquerello di Stano rispetta il titolo ma promette di più di quello che poi la storia mantiene. Non brutta, ma troppo distante dallo spirito della serie per piacermi davvero.

Curiosità: (1) Ai tempi della sua prima uscita, L’esercito del male con le sue 236 tavole di lunghezza segnò il record di storia dylaniata più lunga fino ad allora pubblicata. (2) Wood scrisse altre due storie per Dylan Dog: Il grande Marinelli (pubblicato su Almanacco della Paura 2002) e La donna venuta dal nulla (uscito sul Maxi n. 6 del 2003).

BODYCOUNT: 8

TIMBRATURA: Sì (1, Vanessa)

CITAZIONE: “Neanche nei film di Bruce Willis l’eroe è costretto a sbattersi come me. E quelli sono personaggi di fantasia”

VOTO: 6

Soggetto: Wood (1)

Sceneggiatura: Wood (1)

Disegni: Freghieri (27)


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