Seymour Zaplowsky ha un nome
decisamente fuori dell'ordinario, ma se le sue stranezze si limitassero a
questo, non sarebbe una cosa tanto grave. In realtà, il povero Seymour è
tormentato da visioni improvvise e molto realistiche. Visioni di morte che
portano alla luce il cadavere mutilato dell'ultima vittima del Tagliatore di
Teste. E Dylan può così alzare il velo su un segreto custodito per vent'anni
dalle torbide acque del Fiume dell'Oblio!
Finalmente
una buona storia ad accompagnare i disegni di Di Vincenzo, che qui riversa
tonnellate di inchiostro nelle sue vignette. Il risultato è assolutamente
convincente, perché da una parte riesce ad ammantare la storia della giusta
cupezza nei suoi momenti più tesi e dall’altra riesce a rendere più marcate le espressioni
dei personaggi. Dal canto suo Medda parte da un soggetto tutto sommato povero,
ma la differenza la fa il modo in cui gestisce la sceneggiatura. Tra flashback
e visioni dal passato, la narrazione viene infatti affidata dalla metà in
avanti a diario e penna di Dylan. Una scelta insolita che rende piacevole la
lettura, così come inusuale è il personaggio di Seymour-Simon, una volta tanto
un cliente "normale", senza traumi nel passato o verità da nascondere
nel presente (oltre al fatto che statisticamente i clienti maschi per Dylan
sono sempre stati una netta minoranza). Insolita anche la scelta di inserire il
titolo a fondo pagina a conclusione del prologo. Insomma, tanti piccoli piccoli
particolari che sollevano l'albo dalla media. Il finale sembra quasi avulso
rispetto al resto, ma in realtà fornisce al lettore la chiave di
interpretazione di quanto è successo (e poi si è ripetuto) a Fairwater Creek,
oltre a giustificare il titolo. Restano però un paio di difetti che minano la
credibilità del racconto, come la parte in cui Dylan ipnotizza Simon in carcere
(bastano due consigli per imparare i fondamenti dell’ipnosi?) e quella della “materializzazione”
delle chiavi. Avrei dato un volto più alto altrimenti. La copertina di Stano si
fa apprezzare per le scelte cromatiche di cielo e acqua e per la raffigurazione
di Dylan dal basso.
Curiosità: A
pag. 26 Simon chiede a Dylan se conosce uno psicanalista e il nostro risponde
che ne conosceva uno che “adesso non esercita più”. Anche se non viene espressamente
citato, il riferimento è evidentemente al Dott. Bronski (apparso nei nn. 4, 61,
113, oltre a qualche cameo e citazione in altri albi) che era solito usare l’ipnosi
nelle sue sedute.
BODYCOUNT: 5
TIMBRATURA: Sì (1, Robyn)
CITAZIONE: “Non so se fu quello
l’inizio di tutto, o se è stato solo un frammento di memoria che ha attraversato
i millenni… Un ricordo smarrito, uno dei tanti che fluttuano nella corrente del
tempo… una goccia nel fiume dell’oblio…”
VOTO: 7
Soggetto: Medda (7)
Sceneggiatura: Medda (7)
Disegni: Di Vincenzo (4)
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