Alcune letture conciliano il
sonno, altre non fanno dormire… Di sicuro, l'Almanacco della Paura appartiene
alla seconda categoria. Nella storia a fumetti presentata sulle sue pagine,
Dylan viene accusato di essere un pluriomicida. E, purtroppo per lui, le prove
sembrano essere schiaccianti.
Dopo qualche anno di storie non proprio
memorabili, per usare un eufemismo, l’Almanacco della Paura torna ad ospitare
una buona storia, che porta la firma di Paola Barbato per la prima e unica
volta su questa testata. Prima volta (stranamente vista la sua prolificità) ai
disegni dell’Almanacco anche per Giovanni Freghieri che in quel periodo era inarrestabile.
Il soggetto prende le mosse da qualcosa di già visto nella serie (Dylan
accusato di omicidio), ma Barbato sceglie volutamente di interessarsi poco alla
costruzione della trama gialla dando invece spazio ai sentimenti e ai dubbi. Dylan
torna a farsi domande, ma il suo comportamento risulta anomalo, poco reattivo
per buona parte della sceneggiatura, quasi ai limiti del vittimismo.
Giganteggia invece Bloch, da sempre il personaggio più amato da Paola, soprattutto
nel finale dove arriva ad esporsi testimoniando a favore dell’amico semplicemente
solo sulla fiducia che nutre per lui. Un rapporto, quello tra l’ispettore di Scotland
Yard e Dylan, che rivediamo sovrapporsi al rapporto padre-figlio, senza necessità
di consanguineità e di “papà” di matrice recchioniana. Però la testimonianza di
Bloch continua a risultarmi come l’espediente più forzato dell'albo perché l’ispettore
non era più ritenuto attendibile da Scotland Yard (che lo faceva pure pedinare)
essendo amico di Dylan. C’è da dire che anche il piano orchestrato dal colpevole
non era esattamente a prova di bomba: pianifica tutto nei minimi dettagli per
mesi e poi dimentica in casa le prove che lo incastrano? Tra alti e bassi, pregi
e difetti, la trovo una storia molto interessante soprattutto per quel dubbio
amletico che attanaglia Dylan nell'ultima pagina, quasi a sottolineare con
l'evidenziatore le differenze caratteriali tra lui e Bloch. Peccato per il titolo
piuttosto anonimo; ci sono continui riferimenti alla tela del ragno (compresa
una canzone cantata dallo stesso assassino) disseminati lungo le tavole e mi
sarei aspettato qualcosa di più a tema, tipo “Nella stretta morsa del ragno”
che avrebbe rappresentato anche una citazione all’omonimo film di Antonio
Margheriti. Dal punto di vista storico/statistico è da segnalare come per la prima
volta Barbato conceda una scena di sesso al buon Dylan. L’ispettore Marcus
Walker invece sembra il prototipo del poliziotto che vuole rendere dura la vita
al nostro che verrà successivamente incarnato prima (occasionalmente) da Gorman
e poi da Carpenter. Freghieri se la cava ancora una volta a colpi di primi
piani (quelli di Estella lasciano senza fiato), ma trovo suggestive anche gli
incubi a pag. 44 (12° tavola) e 60 (28° tavola) e la lavagna dell’assassino a
pag. 67 (35° tavola, con tanto di citazione a Dopo Mezzanotte);
ordinaria amministrazione per il resto. Della copertina di Stano mi piace più il
retro, con l’assassino in penombra che si confonde bene con lo sfondo, a parte
i minacciosi occhi ben illuminati.
Dei dossier dell’Almanacco consiglio quello dedicato
a William Hope Hodgson a firma del compianto Giuseppe Lippi. Quello sui “Quattro cavalieri dell’apocalisse”
ad opera di Maurizio Colombo avrebbe meritato più pagine e oggi dovrebbe essere
aggiornato visto che le filmografie dei 4 sono proseguite negli anni successivi,
soprattutto quella di Halloween. Quello sul Golem è troppo corto, mentre quello
intitolato “Contagio!” è il più corposo, ma dopo la pandemia è quello che ho
meno voglia di rileggere.
Curiosità: (1) Si rivede Quasimodo, il custode del cimitero dei Freak già incontrato nel n. 127 Il cuore di Johnny. Lo rivedremo ancora. (2) Bloch dimostra di avere ancor meno dimestichezza di Dylan con la tecnologia, visto che deve leggere i suoi appunti anche solo per accendere il PC! (3) Freghieri taglia il traguardo delle 30 storie disegnate per Dylan Dog!
BODYCOUNT: 5
TIMBRATURA: Sì, 1 (Estella)
CITAZIONE: “Il ragno sa
aspettare il momento giusto. Il ragno aspetta anche tutta una vita”.
VOTO: 7
Soggetto: Barbato (7)
Sceneggiatura: Barbato (6)
Disegni: Freghieri (30)
Questa è una di quelle verso cui ho cambiato completamente idea nel corso degli anni: alla prima lettura era un 4, alla seconda un 5, alla terza un 6, alla quarta un 7, adesso sarei indeciso tra 7 e 8 😂 .
RispondiEliminaAlla prossima lo promuoverai a capolavoro! :)
Elimina