mercoledì 8 gennaio 2025

Dylan Dog n. 167 - Medusa

 

Stenno la forte, Euriale che salta lontano e, in ultimo, la più terribile delle tre Gorgoni: Medusa, che tramuta in pietra chiunque la guardi negli occhi! Scaturisce dalle leggende più antiche la prova con cui dovrà misurarsi stavolta l'Indagatore dell'Incubo, ma, come spesso accade, l'orrore e la pietà procedono fianco a fianco, e non c'è per Dylan creatura tanto mostruosa da non meritare, infine, un po' di compassione!

Prima o poi doveva capitare che Dylan, esauriti da tempo i mostri “classici” della cinematografia e della letteratura orrorifica, dovesse confrontarsi anche con quelli della mitologia greca. Intuizione sicuramente originale quella di Paola Barbato, ma questa storia non mi piace affatto. Troppi balloon, dialoghi, spiegoni (ci dobbiamo sorbire prima quello di Meyers poi quello di Ely) che dimostrano come l’autrice fosse ancora “in rodaggio” come sceneggiatrice di fumetti, pur palesando un indubbio talento a livello di scrittura. Gli stessi difetti che avevamo riscontrato nel suo esordio sulla serie regolare, insomma. Ma ne IlSonno della Ragione il finale riusciva a gratificare il lettore con una soluzione sorprendente che si ricollegava in modo circolare a un incipit già di per se emozionante, cosa che in questo n. 167 non accade, anzi la conclusione si rivela la parte più deludente dell’albo. Le due sorelle della Medusa in versione “Charlie's Angels” sono un tocco trash che da Paola non mi sarei aspettato. E lascia interdetti la facilità con cui Bloch e l'opinione pubblica accettino la trasformazione in pietra dei malcapitati venuti in contatto con la gorgone. Comunque, sempre tracciando un parallelo con il n. 157, c’è da notare come le figure di Ely/Medusa e Dorothy/Daisy e le vicende che le vedono protagoniste abbiano anche molte similitudini: nessuna delle due è chi gli altri credono sia, entrambe sono temute e condannate per questo a rimanere sole, senza aver conosciuto l'amore... almeno fino a Dylan, l'unico in grado di scorgerne il lato "vero", migliore, anche se nel caso di Ely forse la sua empatia matura un po' troppo in fretta. I disegni di Brindisi risultano sacrificatissimi da balloon e didascalie che divorano letteralmente quasi tutte le vignette e quindi anche il suo apporto grafico non riesce ad essere efficace come di consueto. Sarebbe anche discreta la copertina “celliniana” di Stano con un Dylan, in versione Perseo, che sfoggia un’espressione indecifrabile, ma trovo che lo sfondo non riesca ad amalgamarsi bene con il resto della composizione.

Anche dopo questa rilettura continua a deludermi. Sì mi piace la parte in cui Ely fa la pizza insieme a Groucho… Un po' troppo poco. Per fortuna Barbato non avrebbe tardato molto a rifarsi.

Curiosità: (1) A soli due mesi da L'isola dei cani, ritroviamo un Dylan ancor più a proprio agio nell'uso di un PC e nella navigazione in internet, cosa che praticamente non accadrà mai più se non in tempi recentissimi. (2) Bruno Brindisi ha dedicato l'albo alla memoria dell'amico Fabrizio Bellocchio, scomparso qualche tempo prima.

BODYCOUNT: 10

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Noi non temiamo il tuo sguardo diabolico, siamo protetti dalla mano del signore e nel suo nome libereremo il mondo dalla tua immonda presenza!”

VOTO: 5

Soggetto: Barbato (4)

Sceneggiatura: Barbato (3)

Disegni: Brindisi (21)


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