Stenno la forte, Euriale che
salta lontano e, in ultimo, la più terribile delle tre Gorgoni: Medusa, che
tramuta in pietra chiunque la guardi negli occhi! Scaturisce dalle leggende più
antiche la prova con cui dovrà misurarsi stavolta l'Indagatore dell'Incubo, ma,
come spesso accade, l'orrore e la pietà procedono fianco a fianco, e non c'è
per Dylan creatura tanto mostruosa da non meritare, infine, un po' di
compassione!
Prima o poi
doveva capitare che Dylan, esauriti da tempo i mostri “classici” della cinematografia
e della letteratura orrorifica, dovesse confrontarsi anche con quelli della
mitologia greca. Intuizione sicuramente originale quella di Paola Barbato, ma
questa storia non mi piace affatto. Troppi balloon, dialoghi, spiegoni (ci
dobbiamo sorbire prima quello di Meyers poi quello di Ely) che dimostrano come
l’autrice fosse ancora “in rodaggio” come sceneggiatrice di fumetti, pur
palesando un indubbio talento a livello di scrittura. Gli stessi difetti che
avevamo riscontrato nel suo esordio sulla serie regolare, insomma. Ma ne IlSonno della Ragione il finale riusciva a gratificare il lettore con una
soluzione sorprendente che si ricollegava in modo circolare a un incipit già di
per se emozionante, cosa che in questo n. 167 non accade, anzi la conclusione
si rivela la parte più deludente dell’albo. Le due
sorelle della Medusa in versione “Charlie's Angels” sono un tocco trash che da
Paola non mi sarei aspettato. E lascia interdetti la facilità con cui Bloch e l'opinione pubblica accettino la trasformazione in pietra dei malcapitati venuti in contatto con la gorgone. Comunque,
sempre tracciando un parallelo con il n. 157, c’è da notare come le figure di
Ely/Medusa e Dorothy/Daisy e le vicende che le vedono protagoniste abbiano anche
molte similitudini: nessuna delle due è chi gli altri credono sia, entrambe sono
temute e condannate per questo a rimanere sole, senza aver conosciuto
l'amore... almeno fino a Dylan, l'unico in grado di scorgerne il lato
"vero", migliore, anche se nel caso di Ely forse la sua empatia
matura un po' troppo in fretta. I disegni di Brindisi risultano sacrificatissimi
da balloon e didascalie che divorano letteralmente quasi tutte le vignette e
quindi anche il suo apporto grafico non riesce ad essere efficace come di consueto.
Sarebbe anche discreta la copertina “celliniana” di Stano con un Dylan, in
versione Perseo, che sfoggia un’espressione indecifrabile, ma trovo che lo
sfondo non riesca ad amalgamarsi bene con il resto della composizione.
Anche dopo
questa rilettura continua a deludermi. Sì mi piace la parte in cui Ely fa la
pizza insieme a Groucho… Un po' troppo poco. Per fortuna Barbato non avrebbe
tardato molto a rifarsi.
Curiosità: (1) A soli due mesi da L'isola dei cani, ritroviamo un Dylan ancor più a proprio agio nell'uso di un PC e nella navigazione in internet, cosa che praticamente non accadrà mai più se non in tempi recentissimi. (2) Bruno Brindisi ha dedicato l'albo alla memoria dell'amico Fabrizio Bellocchio, scomparso qualche tempo prima.
BODYCOUNT: 10
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “Noi non temiamo il
tuo sguardo diabolico, siamo protetti dalla mano del signore e nel suo nome
libereremo il mondo dalla tua immonda presenza!”
VOTO: 5
Soggetto: Barbato (4)
Sceneggiatura: Barbato (3)
Disegni: Brindisi (21)
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