domenica 5 gennaio 2025

Maxi Dylan Dog n. 3 - La vita rubata

 

Chi non vorrebbe la vita di Dylan Dog? Avventure sulla soglia tra incubo e sogno, amori fulminanti, una sfida perenne con l'impossibile. Anche l'uomo senza nome condivide quest'opinione. Il suo talento è unico e irresistibile, non ha una vita propria e quindi ruba quelle degli altri. Per Dylan è il peggiore dei mostri: cacciato da Craven Road e scaraventato nei vicoli della miseria, per strappare a ogni giorno un boccone di sopravvivenza...

Ed eccolo qui il vero gioiello di questo Maxi, senza dubbio (mio almeno) la miglior storia mai pubblicata su questa testata. Una vera sorpresa arrivata per di più a firma di un esordiente, Fabrizio Accatino. Torinese, classe 1971, Accatino aveva iniziato a collaborare in Bonelli già nel 1993, quando appena ventunenne, aveva inviato in Via Buonarroti una sceneggiatura completa regolarmente acquistata dalla casa editrice ma mai disegnata e tantomeno pubblicata (per maggiori dettagli e altre curiosità vi rimando a quest’intervista pubblicata anni fa su cravenroad.it). Anche La vita rubata non ebbe la strada spianata. L’autore completò lo script già nel 1994, ma la storia rimase nei cassetti bonelliani per sei anni prima di vedere finalmente la luce. A soffiare il posto a Dylan ci aveva pensato anche Ruju nella breve L'altro apparsa sull’ottavo Gigante, ma qui si va a parare da tutt'altra parte. Accatino mette in difficoltà l’indagatore dell’incubo come forse nessun altro prima, spingendolo in una spirale di disperazione e costringendolo, metaforicamente parlando, a una discesa all'inferno e ritorno; d’altronde il romanzo Inferno di August Strindberg è una delle fonti di ispirazione dichiarate dell’albo. E tutto questo viene fatto senza abbandonare l'ironia (pregevoli anche le battute di Groucho), il gusto del grottesco, l'indagine (una vera e propria storia nella storia) e persino la critica sociale, senza incappare nella facile retorica. E’ quasi incredibile pensare che un autore così giovane e all’epoca anche senza esperienza nel mondo del fumetto sia riuscito a concepire una sceneggiatura quasi perfetta, condita da dialoghi brillanti e da una precisa cura dei particolari e della posizione dei personaggi all’interno delle singole vignette, con una scansione degli eventi che non perde mai ritmo. Indimenticabile il personaggio dell’odiosissimo ladro d’identità, di cui non sappiamo praticamente nulla (del suo passato, dei suoi poteri, della sua natura) alla faccia dello “spiegazionismo” imperante già ai tempi e del politicamente corretto. Una scelta vincente quella di rappresentarlo come un parassita che si nutre delle vite altrui, traendone il massimo vantaggio per il soddisfacimento dei propri bisogni estremamente materiali. In questo senso credo che la scelta di raffigurarlo come un barbone risponda a una precisa intenzione di Accatino, necessaria anche a confondere le idee sull'identità dell'assassino di clochard. Forse solo il finale non convince al 100%, ma la vera e unica nota stonata è per me rappresentata dai disegni di M&G, che non sono brutti, ma neanche riescono a elevare la sceneggiatura e resto convinto che in mano a un altro disegnatore ne sarebbe venuto fuori un capolavoro che avrebbe meritato la pubblicazione sulla serie regolare e garantito una maggiore popolarità tra i fan dylaniati. Resta la consolazione di aver almeno meritato l’onore della copertina del Maxi (nei due Maxi precedenti la cover era sempre stata dedicata alla prima delle tre avventure dylaniate) in cui Stano fa indossare i vestiti del nostro anche al suo antagonista, al contrario di ciò che accade nella storia.

Un incredibile esordio per Accatino che invito caldamente coloro che se lo fossero perso a recuperare.

Curiosità: Il titolo a cui aveva pensato Accatino per la storia era “Inferno”, in omaggio al già citato romanzo di Strindberg e all’omonimo film di Claude Chabrol uscito nel 1994.

BODYCOUNT: 7

TIMBRATURA: Addirittura un poker! Peccato che lo metta a segno “l’altro” e quindi non vale!

CITAZIONE: “D’accordo, quell’uomo è un negriero, è insopportabile, rozzo, fastidioso, antipatico, borioso, misantropo e taccagno. Ma è pur sempre il mio capo”.

VOTO: 9

Soggetto: Accatino (1)

Sceneggiatura: Accatino (1)

Disegni: Montanari & Grassani (37)


4 commenti:

  1. Non sapevo nulla della storia del 1993, né di “Un certo mr. Wilson”… ma poi quest’ultima l’hanno pubblicata? Dylan che indaga sui qb dei New York Jets avrebbe dato adito a una storia interessante, misteriosa e ad alto tasso orrorifico 😆!

    Questa storia mi ha inizialmente lasciato freddo (anche perché ne avevo sentito parlare come di un capolavoro ancor prima di leggerla e quindi avevo aspettative troppo alte), poi l’ho rivalutata in seguito, ma ancora non mi emoziona come invece riesce a fare “La strada per Babenco”.

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    1. Certo che poi è stata pubblicata "Un certo Mr. Wilson" ed è anche una storia molto apprezzata. Però tutti la conosciamo con il titolo "L'assassino della porta accanto ".

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    2. Ah, l'ho pure letta! Però non ricordavo che ci fosse un mr. Wilson. Le storie dopo il n. 250 le conosco meno: non so perché, ma è già un paio di volte che con la rilettura di "Dyd" mi fermo al n. 250; stavolta, però, sono intenzionato ad andare oltre.

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