lunedì 27 gennaio 2025

Dylan Dog #175 - Il seme della follia

 

Chi ha preso la vita di Amber? E chi ha ucciso gli altri tre ragazzi? Dietro i delitti, un solo burattinaio, un cattivo maestro, un idolo della folla: il suo nome è Bloody Murray. Lui ha guidato la mano dell'assassino, scatenando la vendetta di Dylan, la cui mente è divorata dalla furia vendicatrice!

Apro l’albo ieri per rileggerlo e a pagina 3, sotto il classico frontespizio, ci trovo l’autografo di Luigi Piccatto. Lo sapevo che era lì ad aspettarmi, mi ha fatto piacere rivederlo. Manca a tutti noi dylaniati della prima (e della seconda) ora il buon Luigi, ci siamo cresciuti. Ricordo che scelsi proprio Il seme della follia tra tutti gli albi disegnati da lui perché rappresentava una sorta di sua rinascita artistica, dopo una serie di prove sfornate con il pilota automatico se non addirittura deludenti (come Il padrone della luce). Il sodalizio con Paola Barbato, che non ha mai nascosto che Piccatto fosse il disegnatore con cui si trovava più in sintonia a lavorare, si rivelò molto fortunato e ce lo restituì in forma come agli esordi. In questo n. 175 trovo notevoli in particolare tutti i flashback, con inedito bordo nero che contribuisce a rendere ancor più cupo e orribile quello che ci viene raccontato, insieme all’inchiostrazione decisamente più marcata rispetto ai suoi lavori precedenti. L’artista piemontese pone molta cura sulle espressioni del viso di Dylan, riuscendo ad esprimere al meglio tutta la gamma di emozioni che attraversano il nostro. Dal canto suo Barbato scrive un’ottima storia, tra le sue migliori indubbiamente. Come ci ricorda lo stesso Dylan, di snuff movie si era già occupato in passato (vedasi il n. 127 Il ritorno di Killex), ma qui la faccenda va decisamente sul personale. L'angoscia e la disperazione dell’indagatore dell’incubo raggiungono vette poche volte viste prima (bisogna forse risalire a Oltre la Morte), un Dylan che nella sua dolorosa ricerca di un senso per continuare a vivere, poi trovato nella vendetta, arriva a scivolare pericolosamente verso la follia. In questo senso funziona alla grande il depistaggio soprannaturale, tanto da garantire la sospensione dell'incredulità del lettore di fronte all'improbabile problema ottico post traumatico diagnosticato al nostro. Splendidamente caratterizzati sono i coprotagonisti della vicenda: Bloody Murray, sorta di alter ego di Marylin Manson, e soprattutto Amber, forse la partner dylaniata più pazza e spietata di sempre. Resta impressa indelebilmente nella mente del lettore la scena della sua (per modo di dire) crudelissima esecuzione “a fuoco”, riproposta più volte nel corso dell’albo anche sotto forma di allucinazione. La copertina di Stano invece non mi ha mai trasmesso nulla, senza infamia e senza lode.

Curiosità: (1) Torna a farsi vedere Madame Trelkovski dopo parecchio tempo. (2) Occhio al particolare che Piccatto inserisce nella vignetta grande di pag. 73. (3) Il titolo dell’albo non ha nulla a che vedere con l’omonimo, grandissimo, film di John Carpenter. (4) Nell'Horror Club (inedito) viene precisato che la storia era stata scritta più un anno prima e che quindi non era "ispirata dall'attualità". Forse il riferimento era all'omicidio di una suora ad opera di tre adolescenti minorenni, avvenuto nel giugno del 2000. (5) La musica della canzone "Fire in your hands" di Bloody Murray a pag. 51 è in realtà quella della "Canzone del Sole" di Lucio Battisti.

BODYCOUNT: 4

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Burn the doll, to make her shut up! Burn the doll, to make her stay quiet!”

VOTO: 9

Soggetto: Barbato (8)

Sceneggiatura: Barbato (7)

Disegni: Piccatto (33)


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