Una famiglia decisamente
particolare, quella dei Pennycoat di Downcourt. Una famiglia di sanguinari
assassini. Ma una maledizione, scaturita dalla terribile condanna a morte
pronunciata contro l'innocente Hezel, li sta sterminando. E per Dylan inizia
una corsa contro il tempo. Bisogna trovare l'ultimo dei Pennycoat: colui che
custodisce le "memorie del sottosuolo"!
Inizia la rilettura dell’annata
2001, anche se la storia è uscita nel dicembre del 2000 e quindi, come
giustamente leggiamo nell’Horror Post, chiudeva l’anno. Io mi sono sempre
basato e continuerò a farlo, su quello che attesta il tamburino, quindi questo
n. 172 è l’albo della serie regolare del GENNAIO 2001, anche se uscito in
edicola qualche giorno prima. Finite le precisazioni (non inutili, vedasi la
pagina degli “albi di Dylan Dog” su Wikipedia il cui elenco, a un certo punto,
si incasina), parliamo di questo Memorie dal sottosuolo, che nessun
debito nutre con l’omonimo romanzo di Dostoevskij, a parte il titolo. Paola
Barbato sforna un soggetto di altissima qualità, originale e avvincente.
L’originalità è una dote che a Paola non ha mai difettato e che differenzia in
maniera peculiare i suoi lavori da quelli di altri colleghi bonelliani (Sclavi
compreso) che spesso partono da spunti romanzeschi o cinematografici,
arricchendoli con citazioni a tema o anche non, per costruirci sopra una
sceneggiatura adatta a Dylan Dog. Qui troviamo mistero, soprannaturale, giallo,
orrore, omicidi in una storia ancora (mi verrebbe da aggiungere “ahimè”)
perfettamente attuale e per questo, forse, addirittura in anticipo sui tempi.
Perché il vero mostro qui non si cela tra i Pennycoat ma dietro a un volto
rassicurante, insospettabile, che rende così ancora più sordida, turpe,
terribile e assurda la violenza perpetrata. Un lupo travestito da agnello, una
figura che ritroveremo in altri albi barbatiani (penso a Nebbia). Gli
ingranaggi della narrazione si incagliano però nel difetto tipico dei primi
lavori dell’autrice: spiegoni su spiegoni e qui non li abbiamo solo alla fine
ma anche all'inizio, finendo con il consumare la maggior parte del tempo
dell'azione. Ai disegni ritroviamo un sontuoso Casertano, che qui spinge ancor
più il suo tratto verso il grottesco, senza però rinunciare alle sue consuete pennellate
orrorifiche e alla cura per le emozioni e per gli sguardi allucinati dei
personaggi. Ammirando le sue tavole pare quasi di sentire l’umidità della
pioggia incessante e l’odore della terra smossa. Strepitosa l'ultima pagina. Inquietante la copertina di
Stano che richiama alla mente i “ritornanti” di sclaviana memoria.
Forse meriterebbe un voto anche
più alto. Ci penserò su.
TIMBRATURA: No
CITAZIONE:
“Che brutto modo di morire… ma forse non ne esistono di migliori o di
peggiori, la morte è sempre la morte”
VOTO: 8,5
Soggetto: Barbato
(6)
Sceneggiatura: Barbato
(5)
Disegni: Casertano
(22)
In linea di massima concordo, ma gli spiegoni in quest'albo mi hanno davvero "ucciso" e quindi il mio voto è molto più basso (non oltre il 6.5).
RispondiEliminaVedo che anche tu hai notato i casini con le date su Wikipedia, secondo cui vi sarebbero due albi usciti a gennaio 2002 e altri due usciti a gennaio 2011 🤣 .