Non li sentite ringhiare?
Stanno arrivando, o meglio stanno tornando come fantasmi rabbiosi, affamati
come… cani! Li guida il pirata Moore, mandato sulla forca nel 1703 e sputato
dall'Inferno per regolare un conto in sospeso. Cosa lega la leggendaria Isola
Nera ai quartieri della moderna Londra? Quale antica stregoneria si nasconde
nel caveau della banca Hoskins, Hoskins & Wayne? Le risposte galleggiano
nell'occhio dell'impiccato...
Esordio dylaniato in qualità di
sceneggiatore per Mauro Boselli, già collaboratore Bonelli di lungo corso,
autore di storie per Tex e Zagor di cui era all’epoca anche curatore. Per Dylan
in verità aveva già curato il dossier dedicato ai fantasmi apparso sul secondo
Almanacco della Paura e quello dedicato ai lupi mannari sull’Almanacco del
1994, ma mai prima di allora si era cimentato ai testi di una storia
dell’indagatore dell’incubo. Ad oggi peraltro questo rappresenta l’unico suo
albo scritto per la serie ammiraglia dylaniata e uno dei due soli script
realizzati per il personaggio. Probabilmente questo suo debutto doveva servire
da traino per il lancio di Dampyr, la serie creata da Boselli in
collaborazione con Maurizio Colombo che aveva debuttato in edicola neanche due
mesi prima. Ma di Harlan Draka e compagni ne L’Isola dei cani non c’è
alcun accenno, se non la “marchetta” nella Post dell’inedito (il crossover con
Dylan avverrà sì, ma in tempi molto più recenti). La storia ha più il sapore
dell’avventura fantastica con venature horror di stampo zagoriano ed evidente
influenze “stevensoniane” (non a caso il cliente di Dylan si chiama David
Balfour, come il protagonista del romanzo Il ragazzo rapito di Robert Louis
Stevenson). Qualche problemino c’è, sia in fase di sceneggiatura sia nella
gestione del personaggio. I primi riguardano in particolare la parte conclusiva,
con l'incursione fin troppo disinvolta di Dylan nel caveau della banca e il
poco giustificato transfer con i due modellini liquidato brevemente con la
magia “analogica” e l’immancabile spiegone finale; è evidente inoltre un’eccessiva
verbosità. I secondi sono disseminati un po' dappertutto, con un Dylan che se
la cava con la tecnologia (anche se invero se ne stupisce) ma dimentica il suo
quinto senso e mezzo e si perde spesso in quei "mumble mumble" che
vedremo spesso in seguito durante la gestione Gualdoni, nonostante si mostri
particolarmente attivo nell’indagine. Però le allucinazioni piratesche, i tuffi
nella Londra del passato, il naufragio nell'isola "esotica",
l'originalità della sia pur perfettibile trama, le battute di Groucho e i
disegni di un sempre ottimo Casertano valgono alla grande il prezzo del bigliet..
ops, dell’albo. Della copertina di Stano non mi piace molto lo sfondo nuvoloso,
il resto è ok, in particolare la tonalità scelta accentua bene l’atmosfera
lugubre già suggerita dalla presenza della forca.
Curiosità: (1) Come rivelato dallo stesso Boselli in un'intervista rilasciata al canale Pop Culture (che potete visionare qui), originariamente la storia era stata concepita per un DYD Gigante di 224 pagine, con trama incentrata sul Dylan del '600 ad indagare sulla morte del drammaturgo Christopher Marlowe. Dopo 60 pagine di sceneggiatura già pronta, tuttavia, Casertano propose il riadattamento per la serie regolare e così l'albo prese la forma e la sostanza che oggi tutti conosciamo. Il che spiega inoltre la
disomogeneità dello script nella parte finale. (Si ringrazia vivissimamente Leprecano per la segnalazione e per averne trovato anche la fonte!) (2) A pag. 9 citazioni
dal dramma La tempesta di William Shakespeare, di cui vediamo in bella
vista il tono nella seconda vignetta della pagina successiva.
BODYCOUNT: 9
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “Questa è l’isola
dei cani, no? Di che cosa ti meravigli? E’ solo un altro dei motivi per cui i
forestieri devono tenersi alla larga dall’isola!”
VOTO: 7
Soggetto: Boselli (1)
Sceneggiatura: Boselli (1)
Disegni: Casertano (21)
Nel mio archivio, ho scritto: “Va sottolineato come questa storia fosse stata concepita per un gigante di 236 tavole, in cui un Dylan del Seicento doveva indagare sulla morte di Christopher Marlowe; dopo che ebbe scritto sessanta pagine, però, Boselli fu costretto a riadattare la storia per un albo normale, poiché Giampiero Casertano non aveva più voglia di disegnare un’avventura così lunga”. Però nemmeno io ricordo la fonte: qualche volta sono andato a leggere il forum di Tex, dove scrive anche Boselli… forse l’ho letto lì.
RispondiEliminaLa verbosità di Boselli è oramai celebre. Ho letto i primi 30 numeri di “Dampyr” e come soggetto le storie di Boselli sono molto più belle di quelle di Colombo, solo che le sceneggiature di Colombo sono frizzanti e ritmate, mentre quelle di Boselli sono pachidermiche. Ho letto invece un paio di storie di Boselli su “Tex” (“Il passato di Carson” e “Il magnifico fuorilegge”) e sono due capolavori pazzeschi.
Ok, provo a vedere se in rete trovo la fonte che in effetti potrebbe essere lo stesso Boselli su qualche forum.
EliminaDa notare invece come la sinossi ufficiale del sito Bonelli contenga un errore macroscopico nel riportare il cognome del pirata: Brooke anziché Moore. Simili refusi sono ancor più frequenti nelle storie recenti.. prima o poi dovrò decidermi a sostituire le sinossi ufficiali con sintesi elaborate da me, oppure eliminarle del tutto.
EliminaHo trovato la fonte! Devi andare su Yt e cercare l’intervista che Boselli ha rilasciato al canale di Pop culture. Ce ne sono due: vai in quella che dura due ore e dodici minuti. Al minuto 47.40 del video, Boselli racconta questo aneddoto.
EliminaLe sinossi più belle erano quelle scritte in quarta di copertina sulla “Collezione book”: non erano trame fredde e scolastiche, ti calavano proprio nell’atmosfera della storia.
Ah che lavorone!! Ti devo un favore, grazie Lepre!
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