lunedì 18 dicembre 2023

Dylan Dog #157 - Il sonno della ragione

 

Nuda e deperita, abbandonata in un vicolo di Londra sotto la fredda pioggia. La ragazza è un vegetale, galleggia sulle acque nere del coma, completamente insensibile. Ma intorno a lei, la gente muore! C'è un antico demone africano dentro quel fragile corpo, o forse la pestilenza di un nuovo virus. Mille ipotesi terribili si fanno spazio nella mente di Dylan Dog, ma la verità è ancora più mostruosa!

Dopo il debutto avvenuto a fari spenti con il settimo “grouchino”, arriva il momento per Paola Barbato di esordire sulla serie regolare dylaniata. E lo fa con un soggetto da 10, bellissimo, originale e appagante per come tutti i singoli pezzi del puzzle riescano a trovare il loro posto nel finale. Purtroppo non si può nascondere che la sceneggiatura soffra invece di una serie di problemi derivanti dall’allora scarsa dimestichezza di Barbato con il media fumetto. Penso che anche la stessa Paola, se ne avesse la possibilità, riscriverebbe quest'albo in modo molto diverso, limandone energicamente i difetti dovuti all’inesperienza e mantenendone intatti i pregi. Lo sforzo richiesto al lettore è infatti eccessivo per un fumetto da 94 pagine: i tempi di fruizione qui vengono raddoppiati se non triplicati rispetto agli standard bonelliani. La quantità di eventi, informazioni e spiegazioni e l’attenzione rivolta alla caratterizzazione di tutti i personaggi rendono la narrazione lenta, ostica, difficile. In particolare lo spiegone che va da pag. 70 a pag. 86 è uno scoglio quasi insormontabile per chi in un albo di Dylan Dog cerca pura evasione. E chi si avventura in una seconda lettura riscontrerà anche qualche incongruenza o forzatura, come la descrizione del metodo del carbonio-14 a cui  Barbato non rinuncia per giustificare i viaggi nel tempo. Chi riesce a farsi coinvolgere ed emozionare dalla figura di “Dorothy”, a farsi trascinare dalla voglia di scoprire che sta succedendo davvero e soprattutto come finirà e come si ricollegherà al fenomenale incipit tuttavia non resterà deluso. Dylan è perfettamente in parte, impegnato anima e corpo a difendere ancora una volta un diverso, che stavolta è vittima e carnefice allo stesso tempo. E quello della solitudine è un argomento tipico della serie. Insomma idee chiarissime fin da subito per Paola che negli albi successivi riuscirà sempre più a mostrare la sua personale visione del personaggio e delle sue “spalle” (in questo n. 157 un po’ sacrificate). Altalenante la prova Brindisi, pur sempre di alto profilo. Sicuramente il buon Bruno è stato limitato dalla marea di balloon che infestano le vignette come fossero un blob, anche se in albi precedenti (come Lassù qualcuno ci chiama) non parevano aver rappresentato un problema per lui. Sembra quasi che il suo lavoro si sia svolto in tempi diversi, anche assai lontani tra loro, ma forse è una sensazione solo mia. E’ evidente, comunque, che la sua attenzione si sia focalizzata su Daisy, riuscendo a farne trasparire la sofferenza attraverso gli occhi e il fisico emaciato. Da brividi il primo piano della ragazza a pag. 9 (che ha un non so che dello stile di Venturi), sotto la pioggia che sembra disegnare lacrime sul suo viso. Certosina e spettacolare la citazione dell’Urlo di Munch confezionata da Stano in copertina.

Il sonno della ragione resta un capolavoro mancato per la sua difficoltà di fruizione, ma sicuramente è vero quanto veniva affermato nell’editoriale sul Club dell’Orrore (inedito) con riferimento a Paola Barbato: era nata una stella.

Curiosità: (1) Il titolo è una citazione del celebre aforisma “Il sonno della ragione genera mostri” riportato sull’omonima incisione realizzata nel 1797 da Francisco Goya. Mi sono sempre chiesto perché non utilizzare quella come spunto per la copertina anziché il quadro di Munch, ma visto il risultato non mi lamento (2) La capsula inventata da James Hastings è chiaramente ispirata alla macchina per il teletrasporto costruita da Seth Brundle ne La mosca di David Cronenberg. (3) Citato Il meraviglioso mago di Oz, il romanzo di L. Frank Baum a cui Dylan pensa per battezzare Dorothy la ragazza ritrovata nel vicolo. (4) Una vendetta dal futuro, anche se non ai danni di Dylan, caratterizzava anche l’incipit del n. 93 Presenze… (5) Con quest'albo Brindisi taglia il traguardo delle 20 storie disegnate per Dylan Dog.

BODYCOUNT: 8

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Tutto… niente. Dylan Dog. E’ tutta colpa di… Dylan Dog

VOTO: 8

Soggetto: Barbato (2)

Sceneggiatura: Barbato (2)

Disegni: Brindisi (20)

5 commenti:

  1. Posso replicare il commento fatto per "Ho ucciso Jack lo Squartatore": soggetto confuso (l'ho letta quattro o cinque volte, ma non sono mai riuscito a capirci qualcosa) e scenegggiatura di una prolissità tale che non si riesce a leggere più di venti o trenta pagine per volta. La ritengo la peggior storia di Paola, ex aequo con "Il crollo".

    Mi aspettavo parole più calorose nei confronti di Brindisi: l'ho trovata un'ottima prova sia sul piano ritattistico sia per quanto concerne le scenografie. Fantastica anche la copertina di Stano.

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    1. Ma dai il soggetto è chiaro. I difetti stanno tutti nella sceneggiatura. Avevo ancora negli occhi i disegni di Brindisi per Il lago nel cielo, forse per quello sono sembrato così tiepido. Ma ho comunque parlato di alto profilo.

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    2. In effetti, potrebbe anche essere che sia io tardo di comprendonio e non l'abbia capita. Anzi, conoscendomi, la cosa è quasi certa 😆 .

      O forse è stata talmente grande la fatica nella lettura da togliermi quella concentrazione necessaria per capirla.

      Nel mio archivio ho scritto: "Il soggetto è intricatissimo: diatribe mediche, teorie scientifiche e fantascientifiche, viaggi nel tempo… un’accozzaglia di argomenti che si succedono senza capo né coda. La sceneggiatura, se possibile, è persino peggiore: si tratta di una storia verbosissima, così ricca di dialoghi da rendere interminabile la lettura.Dulcis in fundo, è grave per un’esordiente usare così poco il personaggio Groucho".

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    3. Ma non è vero che gli eventi si succedono senza nè capo né coda. Il bello è proprio che tutti i nodi vengono al pettine anche se al prezzo di qualche forzatura.

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    4. Eh, te l'ho detto: sono tardo di comprendonio 🤣 . Però se non sono riuscito a capire la storia in 4/5 letture, temo che anche provandoci una sesta volta i risultati non sarebbero diversi. Comunque la rilettura arriverà: per motivi vari, quest'anno non andrò in vacanza, quindi penso che durante le feste ripartirò dal n. 1 😃 !

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