venerdì 22 dicembre 2023

Dylan Dog Gigante n. 8 - La banda dello zodiaco

 

Sui tetti di Londra qualcosa si muove, sotto il cielo notturno una banda di criminali porta a termine le sue oscure imprese. Sono acrobati dell'aria e della vita, pronti ad affrontare il rischio estremo appesi solo alla luce delle stelle, uniti come fratelli di sangue. Ma qualcosa si è rotto nella Banda dello Zodiaco e i suoi membri cominciano a morire…

L'anello debole di questo Gigante. Flop di Manfredi che si congeda sostanzialmente dalla serie (salvo un ultimo saluto tre anni più tardi con la breve fuoriserie Il cavallo fantasma) firmando qui la sua peggiore prova dylaniata. Troppo action, troppo inverosimile, battute di Groucho pessime. Non si salva quasi nulla, forse giusto la scena del naso tagliato al tatuatore e l’originalità dell’idea, per quanto bizzarra, dei climber in calzamaglia nera che girano sui tetti di Londra uccidendosi a vicenda. L'incipit solleva dubbi dal punto di vista temporale: l'azione avviene di notte? Sembrerebbe così dalla battuta di Bloch a pag. 66-14°tavola ("bene, così chiudo il caso e torno a dormire"), ma a parte le perplessità sull'inspiegata passeggiata notturna di Dylan e Groucho (che nelle prime due tavole pare avvenire in pieno giorno), come si fa a stendere il bitume, nero come la pece, al buio?? Non si capisce poi tutta questa fiducia di Lyla per Dylan dopo averci parlato giusto 5 minuti in apparente qualità di semplice testimone. Abbiamo poi situazioni da action movie poliziesco anni 80 che poco ci azzeccano con il personaggio: vedasi a pag. 98 (46° tavola) Dylan che spara freddando il suo aggressore senza tanti complimenti, concludendo la scena con una battutaccia (“prima sparare e poi parlare”) non degna di lui. Anche Bloch sembra essere contagiato da quest’atmosfera visto che si presenta sulla scena del primo delitto da solo, facendo irruzione a voce alta e poi a pistola spianata come il più grezzo dei detective. Dopo le sue prime convincenti prove, anche Rinaldi toppa. I suoi disegni appaiono qui anonimi, con sfondi poco curati dando un’impressione di piattezza e sufficienza che di sicuro non erano nelle intenzioni dell’autore.

Curiosità: Il personaggio di Alan Forbes è ritratto in maniera molto somigliante a Ned Ellis ovvero “Magico Vento”, chissà se su iniziativa-omaggio di Rinaldi o su indicazione nostalgica dello stesso Manfredi.

BODYCOUNT: 13

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Ci sono troppe luci a Londra: non si vedono le stelle…”

VOTO: 5

Soggetto: Manfredi (14)

Sceneggiatura: Manfredi (14)

Disegni: Rinaldi (4)

1 commento:

  1. Magari al 6 ci arrivo perché è una lettura scorrevole, ma in effetti si tratta di un giallo abbastanza banale, che Dylan risolve con due colpi di fortuna sfacciati. Anche a me è sembrato di vedere un Rinaldi meno efficace del solito.

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