giovedì 21 dicembre 2023

Dylan Dog Gigante n. 8 - Il gatto nero

 

L'avvocato Graham Palmer ha sempre amato gli animali, e loro lo hanno sempre ricambiato… Fino a oggi. I suoi amici lo hanno abbandonato per far spazio a un pestifero gatto nero, una bestia scontrosa e intrattabile. Da dove viene l'odiosa bestia? È un incubo o l'ombra di un rimpianto, di una storia dimenticata tanti anni fa?

L’ottavo gigante dylaniato si apre con una sceneggiatura di Sclavi basata, ancora una volta (la terza quell’anno), su un soggetto altrui. Trattasi nuovamente di un esordiente, Gianluigi Puccioni, che firma qui la sua unica collaborazione con la serie. Mi piace pensare che il canovaccio da lui elaborato abbia una certa componente autobiografica (dalle poche informazioni che ho trovato in rete, sempre siano corrette, Puccioni è un avvocato originario di Firenze) perché dalla lettura si percepisce che sia piuttosto “sentito” dall’autore. Attraverso il filtro sclaviano ne scaturisce una storia di lunghezza anomala (44 pagine) molto malinconica con echi di Edgar Allan Poe (vedasi l’omonimo racconto Il gatto nero), impreziosita dai disegni eccellenti del maestro Stano, in cui l'orrore è il tempo che passa (la meridiana più volte rappresentata) e soprattutto il rimpianto per l’amore perduto. Dylan più che protagonista è testimone di quanto accaduto. Risolve il caso, ma questo non è di consolazione per l’avvocato Palmer, anche se nel finale Sclavi lascia aperto uno spiraglio (“chissà a che ora parte il primo aereo per l’Italia”). Stano fa un ottimo lavoro, rendendo tangibile la tristezza crescente sul viso di Palmer e illustrando in maniera assai ispirata l’angosciante l'allucinazione di Dylan (pagg. 38-43 o tavole da 32 a 37) nella villa. Unica nota stonata il canarino, il cui assalto suicida risulta un po’ ridicolo. Ma il vero protagonista è lui, il gatto, figura inquietante, un po' alter ego di Cagliostro ma più incazzato, a cui Stano aggiunge in più occasioni un’aura quasi infernale. Spettacolare il primo piano, diviso in due vignette, a pag. 27 (21° tavola), degli occhi del micio su cui Palmer appare riflesso e deformato. Bellissimo anche il Dylan tenebroso e pensieroso nella prima vignetta di pag. 49 (43° tavola). La cosa passa un po' inosservata, ma in questa storia Dylan compie il suo secondo viaggio in Italia, una toccata e fuga via treno in Toscana, dopo il soggiorno veneziano nel n. 126 La morte rossa.

Curiosità: Si rivede Botolo, il cagnolone amico di Dylan che sarà protagonista assoluto di Cuori randagi, sempre ospitata sull’ottavo gigante.

BODYCOUNT: 0

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “L’amore… un fuoco che divampa improvviso… e sembra che debba bruciare per sempre fino alla morte”.

VOTO: 8

Soggetto: Puccioni (1)

Sceneggiatura: Sclavi (123)

Disegni: Stano (9)

2 commenti:

  1. Allora alla fine le hai trovate le informazioni su Puccioni 😃 !

    Sì, bellissima storia, sia per testi sia per disegni: fosse stata un po’ più lunga, avrebbe potuto competere per l’Oscar del 1999.

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    1. Non sono sicuro siano affidabili. Non ho certezza sia proprio lui. Comunque nella mia classifica del 1999 penso la vedremo sul podio.

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