martedì 12 dicembre 2023

Dylan Dog #154 - ll battito del tempo

 

Eterna gioventù, eterna gioia e leggerezza... Chi non l'ha mai sognata? Ma, un poco alla volta, il tempo penetra come un acido e prende a bruciare la vita con lentezza inarrestabile. Potranno i bambini di Peter Pan, gli abitanti dell'Isola Che Non C'è, rassegnarsi a questo incubo? Cosa sono disposti a fare per sfuggire alla vecchiaia? Quale violenza possono compiere, pur di fermare il battito del tempo?

Il battito del tempo rappresenta uno strano e imprevedibile sequel delle avventure di Peter Pan, il celeberrimo personaggio ideato dallo scrittore britannico James Matthew Barrie ai primi del novecento, poi protagonista di innumerevoli trasposizioni letterarie, teatrali, cinematografiche e fumettistiche. In questo sequel Medda ci racconta il destino dei bambini dell’Isola che non c’è e degli altri personaggi dei libri di Barrie, Peter incluso. E ci rivela che anche le favole, a volte, possono nascondere orrori indicibili, come una violenza turpe, gratuita, terribile di cui si possono macchiare persone insospettabili. Un’orrenda verità che già Chiaverotti aveva trattato coi guanti nel n. 115 L’antro della belva, in cui oltretutto compariva di sfuggita proprio Peter Pan a confronto con una “sua” bambina ormai invecchiata, tracciando dunque una duplice linea di contatto con questo n. 154. Sì perché il vero tema dell’albo è il tempo che fugge e passa inesorabile, con tutti i suoi annessi: la perdita della giovinezza, il cambiamento, il rimpianto di ciò che fu, la crescita che significa rinunciare dolorosamente alla fantasia. Un messaggio che Medda veicola con spietata ironia (l’Isola che non c’è che all’improvviso… c’è), sbattendolo più volte in faccia a un Dylan che in quanto eterno adolescente, almeno sentimentalmente parlando, fatica a comprendere. Eppure proprio lui tanto tempo prima (vedi n. 39) ebbe a dire che “Sono gli anni, i mostri.. gli anni che passano”. Ne sono consapevoli i vecchietti protagonisti del bel prologo che arrivano addirittura ad architettare uno stupro per tornare giovani, in una sorta di rituale al contrario di quello che accadeva in It di Stephen King (lì l’amplesso simboleggiava il passaggio all’età adulta dei ragazzi e Beverly Marsh era consenziente). La narrazione fatta di didascalie e dissolvenze è davvero accattivante e coinvolgente, frutto di una sceneggiatura precisa e quasi perfetta come un orologio, anche quando sembra andare apparentemente fuori rotta raccontandoci la vita dell’ordinario Sig. Avery Maine. Un Dylan vivo e attivo indaga, si sbatte, si arrabbia e si ritrova ancora una volta a tu per tu con la Morte senza perdere la sua faccia tosta e la voglia di rispondere alle battute della signora con la falce. Passando ai disegni ritroviamo un Piccatto in ottima forma, a suo agio nelle scene notturne in cui il suo tratto divenuto all’epoca più essenziale ricorda un po’ quello di Mari. Molto ben curato il suo lavoro sull’espressività e la gestualità dei personaggi. Nota stonata invece la copertina di Stano che rimanda sì al contesto piratesco, senza però centrare o almeno suggerire il vero spirito dell’albo.

Curiosità: (1) Michele Medda, dalle pagine del suo blog, ha manifestato di adorare l’opera di James Barrie. Ne aveva già dato prova ideando il personaggio di “Peter Punk” nel n. 114 La prigione di Carta. (2) A pag. 24 una battuta in stile Dellamorte Dellamore per Dylan che avrebbe preferito per sé un altro nome tipo… Francis Dog! (3) Nella storia viene citato più volte Errol Flynn, attore statunitense noto per i suoi ruoli in film di avventura. (4) Dopo Geraldine Rowling, apparsa un paio di numeri prima, scopriamo che Dylan ha un’altra conoscenza nell’ambito dei rotocalchi sensazionalistici: la seducente Eleanor Rigg. (5) A pag. 47 cameo per le Spice Girls che rappresenterebbero l’incarnazione delle sirene dell’Isola che non c’è.

BODYCOUNT: 4

TIMBRATURA: Sì (1, Eleanor)

CITAZIONE: “Lo so benissimo che fine ha fatto l’isola che non c’è… Vi sembra un problema? Da qualche parte non ce ne sarà un’altra

VOTO: 8,5

Soggetto: Medda (6)

Sceneggiatura: Medda (6)

Disegni: Piccatto (29)

1 commento:

  1. Questa recensione capita a fagiuolo, perché ieri pomeriggio ho rivisto il "Peter Pan" della Disney 😁 .

    Io il personaggio di Peter Pan non l'ho mai amato: il libro mi ha lasciato freddino, il classico della Disney era quello che meno mi piaceva tra tutti quelli dagli anni '30 agli anni '70, la serie d'animazione giapponese è la peggiore tra tutte quelle del progetto "Meisaku". Però ieri ho molto rivalutato il classico della Disney e credo che presto darò una seconda possibilità anche al libro: al "Meisaku" no, perché 41 puntate sono troppe e perché era brutto forte 😆 !

    Quindi tra tutte le versioni da me conosciute di "Peter Pan", la mia preferita era proprio questa trasposizione dylandoghiana: non arrivo come te all'8.5, ma è comunque una storia interessante e, come hai detto tu, troviamo uno dei migliori Piccatto di questa sua seconda fase stilistica.

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