venerdì 15 dicembre 2023

Dylan Dog Special #13 - Goliath

 

Un gigante d'acciaio in mezzo all'oceano. La piattaforma petrolifera Goliath non dà più segni di vita, come un castello super-tecnologico abbandonato in mezzo al nulla. Ora tocca a Dylan Dog affrontare il mistero. Qualcosa è risalito dalle viscere della Terra per prendere corpo e anima dell'equipaggio. Una forza primordiale, un animale sopravvissuto ai millenni, un'intelligenza sottile e micidiale!

ALERT: la recensione è piena di inevitabili spoiler.

In questo Speciale n. 13 Ruju decide di mettere l’indagatore dell’incubo a confronto con le sue fobie più temute: mal di mare, claustrofobia e vertigini. E la reazione del nostro sarà stupefacente, dal momento che non sembrerà soffrire particolarmente nessuno di questi malesseri, nonostante le condizioni ambientali estreme che si troverà ad affrontare all’aperto e gli spazi angusti e bui che lo attenderanno all’interno della Goliath. Evidentemente i farmaci contro la nausea di cui dichiara di aver fatto ampio uso all'inizio della storia dovevano essere particolarmente efficaci anche contro la claustrofobia e il freddo. D’altronde chi, come Dylan, non farebbe sesso, mezzo nudo, all'aria aperta con mare in tempesta e un vento pazzesco?? Neanche la famosa polverina di Pollon, nella famosa serie animata degli anni ’80 che si prendeva gioco degli dei dell’Olimpo, aveva effetti così “stupefacenti”. Le fonti di riferimento per il soggetto sono snocciolate nell’editoriale di pag. 2: La cosa da un altro mondo (1951, di Christian Nyby) e il suo quasi-remake del 1982 La Cosa di John Carpenter, la tetralogia originale di Alien, Relic-L’evoluzione del terrore (1997, di Peter Hyams) e Deep Rising-Presenze dal profondo (1998, di Stephen Sommers). Io ci aggiungerei almeno anche i non citati Punto di non ritorno (Event Horizon, 1997, di Paul W.S. Anderson) e Il terrore dalla sesta luna (The Puppet Masters, 1994, di Stuart Orme) da cui sicuramente Ruju ha attinto per imbastire una sceneggiatura standard da survival fantahorror, genere che apprezzo molto sia a livello cinematografico che videoludico. A quest'ultimo proposito, da notare come le creature della Goliath ricordino molto da vicino, in anticipo di una decina d'anni, i necromorfi del videogame Dead Space, forse perché le fonti di ispirazione sono sostanzialmente le medesime. Quello che proprio non digerisco di questo Speciale è l’atteggiamento di Dylan. Al di là della già citata imprevedibile resistenza alle fobie, il nostro si dimostra quanto mai insopportabile palesando da subito un’aria da "so tutto io" e zero simpatia. Impartisce ordini a tutti e praticamente si mette di fatto al comando dell'operazione senza nemmeno entrare in conflitto con il gruppetto dei mercenari (quanto mai buonisti) come sarebbe stato lecito aspettarsi. Insomma, troppo supereroe rispetto al personaggio che avevamo imparato a conoscere. Un Dylan in versione “Bruce Willis” (come da lui stesso ammesso a pag. 113) dall’inizio alla fine e una componente action tanto preponderante non avevano precedente nella serie. Tutto l’albo trasuda machismo da tutte le pagine, nonostante la presenza di due donne forti che però faticano ad imporsi sulle decisioni degli uomini. Da notare poi come il messaggio ecologista sia soltanto di facciata. Nonostante Dylan affermi di aver accettato l’incarico per sventare un’apocalisse ecologica, non si fa nessuno scrupolo a far implodere la Goliath per salvare la sua pellaccia e quella dei compagni. Il controfinale, poi, sfrutta un’idea già vista nella mini-storia “Al centro della terra” presente nel primo Speciale. Felice intuizione, invece, quella delle citazioni di William Blake, compreso lo stesso Urizen, sparse a più riprese nell’albo. Passando ai disegni, mi duole ammettere da fan di Mari comeil buon Nicola non fosse probabilmente l’artista più adatto per questo tipo di storia. Ruju mette infatti in scena sequenze molto concitate che il tratto denso e complesso del disegnatore ferrarese rende troppo caotiche. Spesso non si capisce cosa succeda (ad es: il tentativo di salita sulla piattaforma) o quanti personaggi siano in scena (ad es. nel confronto finale sembrerebbero presenti solo Dylan, Jerome e Dwight Shermann, ma a pag. 121 vediamo fuggire altre creature). Esteticamente, almeno per me, il suo lavoro resta un bel vedere anche qui, ma risulta poco, anzi pochissimo, funzionale al racconto. Copertina sacrificatissima come da qualche anno a quella parte, ma che rappresenta al meglio quello che l’indagatore dell’incubo si troverà ad affrontare all’interno della Goliath.

Malgrado i difetti, una lettura godibile se non si hanno troppe pretese. Certo per chi ha ben presente le fonti di riferimento, non ci saranno sorprese.

Curiosità: (1) A pag. 13 citata Charlotte Leduc, apparsa ne Il canto della sirena (Gigante n. 5), altra storia “marittima” di Ruju. (2) Nell’editoriale viene annunciata per l’anno successivo il cambio della formula di Speciale (da 128 a 160 pagine, ma senza “Grouchino”) e Gigante (da multi-storie a storia unica).

BODYCOUNT: Non quantificabile

TIMBRATURA: Sì (1, Elke)

CITAZIONE: “Avete unito le vostre solitudini. E ora cercate una via d’uscita divorando il mondo”.

VOTO: 6

Soggetto: Ruju (22)

Sceneggiatura: Ruju (22)

Disegni: Mari (5)

1 commento:

  1. Tu sei stabile sul 6: io un tempo le avrei dato 5 e oggi le darei 7. Nel mio archivio ho scritto di apprezzarne la scorrevolezza, mentre i personaggi sono troppo stereotipati.

    Le copertine così conciate sono un insulto al lavoro del copertinista: passi per il codice a barre, passi anche per la grafica in alto, ma metterci la copertina dell'albetto è una cosa inconcepibile.

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