mercoledì 27 dicembre 2023

Dylan Dog Gigante n. 8 - Il pozzo dei dannati

 

Esiste veramente il fantasma dei Blackmoors? Nell'antico castello, si affollano presenze sinistre e minacciose, ma forse non vengono dall'oltretomba, forse sono fatte di carne e ossa. Il mistero sembra sfuggire, cadendo nel pozzo che si apre sotto le fondamenta… Dylan Dog sente che l'infestazione è soltanto un pretesto. Il signor Hendricks lo ha invitato per ben altro motivo: per chiudere su di lui la morsa di una trappola mortale!

Terza storia realizzata per la serie da Gonano ancora una volta firmandosi con lo pseudonimo di G. Anon. Il soggetto in sé e per sè non sarebbe irresistibile, ma l’autore fa un ottimo lavoro con il personaggio di Dylan, restituendocelo in forma smagliante rispetto a quello un po' troppo compassato che andava prendendo lentamente forma in quegli anni per poi divenire norma durante la gestione Gualdoni. Qui lo ritroviamo ironico, incazzato, polemico e provolone… ci scappa anche la "doppietta" con partner diverse, come non succedeva dai tempi d'oro! E sì, stavolta è davvero anche un po' ciarlatano. Gustoso lo scambio di battute iniziale tra il nostro e Groucho, così come le punzecchiature continue che rivolge, ricambiato, all’antipaticissimo Hendricks. La sceneggiatura, più che per i colpi di scena, vive soprattutto grazie alle suggestioni di Blackmoors Castle e ai suoi veri o presunti fantasmi. Suggestioni che senza l'encomiabile lavoro di Stano non avrebbero avuto lo stesso effetto. In particolare notevolissime le tavole in cui un sempre più angosciato Dylan si trova avvolto dalle tenebre finendo con il percorrere, senza saperlo, la scala a chiocciola che si snoda lungo l’inquietante pozzo dei dannati. Si respira un’atmosfera tipicamente gotica ma, come nella prima storia di questo gigante, con qualche eco di Edgar Allan Poe, vuoi per la presenza anche qui di un gatto nero, vuoi per il personaggio di Linnea, una sorta di Morticia Addams più eterea che avrei visto bene in un racconto dello scrittore di Boston. A fine lettura rimane un po’ ua sensazione di incompiutezza, forse per la durata anomala della storia (48 pagine) che avrebbe beneficiato di qualche tavola in più, con la conclusione che arriva improvvisa, senza tanti complimenti, lasciando interdetti: Dylan che confessa di aver ucciso un uomo con il beneplacito di Bloch?

A sorpresa la copertina del Gigante, realizzata da Stano, è dedicata a questa storia e non a quella di apertura come da consuetudine. Buono il concept, ma si avverte un senso di artificioso nella colorazione. Ben reso comunque il riflesso della luce della lanterna sullo sfondo in pietra.

Curiosità: Dylan cita il centro che ospita donne maltrattate visto nel n. 140 Verso un mondo lontano.

BODYCOUNT: 1

TIMBRATURA: Sì (2, Linnea e Claire)

CITAZIONE: “Solo il demonio sa quanti e quali orrori sono avvenuti in questo luogo maledetto! Una trappola chiamata… il pozzo dei dannati!

VOTO: 7,5

Soggetto: Gonano (2)

Sceneggiatura: Gonano (3)

Disegni: Stano (10)

2 commenti:

  1. Ho dovuto consultare l’archivio, perché me la ricordo poco. Ho scritto che si tratta di una storia stramba a livello di soggetto, ma con dialoghi molto frizzanti. Su Stano, ho scritto che lo avevo preferito nella prima storia del gigante: Linnea, con la sua bellezza antica, è raffigurata ottimamente, mentre alcuni personaggi, talvolta, sembrano strabici.

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