Nulla si crea e nulla si distrugge… Credete di potervi disfare di tutto? Gettate i brutti sogni nelle discariche o giù nelle fogne, chiudete bene tutte le fessure. Non c'è niente da fare, prima o poi torneranno! Un mostro informe risale dalle profondità della Terra a tormentare la famiglia Crane, portando con sé una fame vendicativa, fame di carne umana. La sua è una rabbia primitiva, triste e feroce come il pianto di un bimbo abbandonato…
Prima e unica incursione del
grande Alfredo Castelli nella serie regolare, Dal Profondo è un albo non privo
di difetti. In primis la staticità dell'azione,
forse troppo esasperata per un fumetto come Dylan Dog: poco succede, importano
più i dialoghi e il racconto. Poi la storia è esageratamente derivativa con
Psycho citato in maniera smaccatamente letterale, usando anche nomi, con la crasi
Janet (Leigh) Crane (Marion) e volti (a pag. 87 il Norma dell’albo è
rappresentato identico a Anthony Perkins) della versione cinematografica Hitchcockiana.
C'è il velato richiamo a It di King
nell'idea del "mostro delle fogne" e a Lovecraft nella
rappresentazione del suo aspetto. Tuttavia la genesi del mostro è da attribuire a.. Sclavi! Nel Club
dell'orrore, in secondo di copertina, ci viene infatti detto che il Racconto del mostro delle fogne è
ispirato al capitolo di un romanzo, senza però rivelarcene il titolo. Ebbene il
romanzo in questione è Tre di Sclavi,
all'epoca ancora inedito ma evidentemente ben conosciuto da Castelli. Credo che
il nome di Sclavi sia accreditato nel tamburino, tra gli autori del soggetto, unicamente
per tale citazione. C'è poi qualche svista qua e là. La locuzione latina “habeas corpus” viene usata a sproposito da
Bloch a pag. 23 per concludere che se non viene ritrovato il corpo della
vittima non si può essere condannati per la legge penale inglese. In realtà tale
locuzione, nei sistemi giuridici di common
law, si riferisce a un atto, rilasciato dal giudice competente, con cui si
ingiunge a chi detiene un prigioniero di dichiarare in qual giorno e per quale
causa sia stato arrestato; in virtù di questo atto, l’imputato deve conoscere
la causa del suo arresto ed è tradotto davanti al magistrato competente che
deve immediatamente pronunciarsi sulla sua messa in libertà, ove egli possa
fornire cauzione di tornare in giudizio(*). Poi c’è una piccola ripetizione a
pagina 88: l'avverbio "perfettamente" ricorre due volte nel giro di 5
parole, una svista ai tempi piuttosto rara. Eppure.. eppure non si può rimanere
indifferenti leggendo questo #20. Ci sono i magnifici disegni di Roi,
eccezionale nel ricreare su carta l'atmosfera morbosa che permea la storia. Le
sue tavole qui sono quasi definibili horror-erotiche, con un susseguirsi di
nudi e seni, lingue lascive, tradimenti e sesso, senza tacer dell'aspetto
fallico dato all'occhio snodabile del mostro mutaforma (pag. 76). Il voyeur non
è solo Norman Bates, lo diventa giocoforza anche il lettore. Castelli dimostra di conoscere bene le dinamiche della serie, compreso protagonista, comprimari e interazioni tra loro, da Bloch sornione che si diverte a prendere in giro Dylan a Groucho autentico mattatore a ruota libera al
motel. Interessante anche il personaggio dell’ispettore Gwayne Pelf che suona
il violino come Sherlock Holmes, di cui viene citato il romanzo La soluzione al sette per cento (scritto
da Nicolas Meyer e non da Sir Arthur Conan Doyle). E poi c'è il piccolo
capolavoro del "racconto del mostro
delle fogne", compendio d'orrore e crudeltà, dove ancora una volta il
colpevole non è il diverso ma l'uomo spinto dalle sue pulsioni egoistiche. Si
finisce col provare compassione per il povero George così come fu per Damien
nel #8 e come sarà per il piccolo Ghor poco tempo dopo, nello speciale #2. E
non si può non provare ribrezzo di fronte alla sua del tutto particolare dieta.
La formula della “storia nella storia” era già stata sperimentata con successo
nel #7 e sarà replicata anche in futuro. Ancora una volta c’è da lodare il
lavoro di Roi, il cui contributo è assolutamente fondamentale e insostituibile
nell’illustrare su carta questo piccolo gioiellino.
Il finale richiama alla mente quello de Il
Buio (meglio sarebbe dire viceversa). Le similitudine involontarie non
finiscono qui: i due albi hanno in comune anche il cognome Crane per i due psicopatici Marion e Philip/Mana
Cerace e la filastrocca dei bambini (più ricalcata sul tema di Nightmare quella ideata da Chiaverotti
per il #34).
Un must che paga il pesante dazio
di venire subito dopo "Memorie", in un'annata ricca di capolavori
dylaniati.
Curiosità: (1)siamo solo al #20 ma già Dylan è preso in giro da Bloch per i
suoi tic (clarino, giradisco, galeone,ecc..). (2)Riferimento temporale buttato
un po’ lì: Dylan dice di aver abbandonato Scotland Yard 10 anni prima degli
eventi narrati nella storia. (3) A pag. 72 la forma assunta dal mostro nella
prima vignetta è chiaramente ispirata ad Alien.
BODYCOUNT: 10
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “E fu così che conobbi il cibo.. il vero cibo.. Era.. era la cosa più buona che avessi mai assaggiato. Ancora migliore del latte della balia dalle mammelle gonfie. E aveva un sapore familiare, un sapore che mi ricordava qualcosa del mio lontano passato..”
VOTO: 8,5
Soggetto: Sclavi (21), Castelli (1)
Sceneggiatura: Castelli (1)
Disegni: Roi (4)
(*)informazioni reperite sul sito Treccani.it
Nessun commento:
Posta un commento