martedì 27 ottobre 2020

Dylan Dog #22 - Il tunnel dell'orrore

 

Clint Callaghan non è pazzo. Non del tutto, per lo meno. I suoi fili sono tirati da un burattinaio invisibile che gli ordina di uccidere senza pietà e senza scopo. Ora l'esercito lo assedia e la sua vita è al capolinea... Soltanto Dylan Dog può aiutarlo a scoprire cosa si nasconde nel suo passato di orfano. È un tunnel pieno di ombre quello in cui l'Indagatore deve infilarsi, un tunnel di orrori che porta dritto a una sua vecchia conoscenza: il professor Hicks!

Non tra le mie preferite del primo triennio ma indubbiamente una buona storia. Il titolo “hooperiano”, salvo la location, è fuorviante, come a volte accadeva nei primi anni di vita dell’indagatore dell’incubo. Il soggetto è in realtà debitore del film (e dell’omonimo romanzo di Ira Levin) I ragazzi venuti dal Brasile (1978) di Franklin J. Schaffner. Nell’albo, al posto del diabolico Dr. Mengele, abbiamo il Professor Hicks che ritorna dopo il #14, quasi in sordina senza rullo di tamburi, riuscendo a uscirne pulito anche stavolta. Dylan grida vendetta, si spinge addirittura al tentativo di sparare a Hicks ma, anche se sporadicamente rivedremo ancora il malvagio luminare in futuro, non si è mai arrivati, finora almeno, a una vera resa dei conti nella serie regolare. Sclavi si destreggia bene nella gestione del classico assedio al sequestratore, anzi per bocca di Bloch si prende anche gioco dei cliché della situazione. Bloch che giganteggia sia come negoziatore che nel confronto con il fanatico e stereotipato generale Duval che si mostra più pazzo di chi dovrebbe combattere. Per la prima volta emerge prepotentemente nella serie il sentimento antimilitarista sclaviano. Dylan attivissimo, risolve il caso in pochissimo tempo ma arriva sempre al dunque quando ormai è troppo tardi. Personaggio riuscito quello del giovane e tormentato Clint Callaghan, il cui nome omaggia il grande Eastwood e il celebre ispettore dallo stesso interpretato. Come se non bastasse, scopriamo subito che i suoi genitori gestiscono un’armeria, giusto per fugare qualsiasi dubbio sul fatto che il suo destino preveda l’uso massiccio di armi da fuoco. Nella sua rappresentazione intravedo qualcosa anche di Charlie Decker, il protagonista del romanzo Ossessione di Stephen King/Richard Bachman. La sceneggiatura soffre di qualche sbavaturina. Possibile che in un luna park, a ora tarda (quasi mezzanotte) ci siano ancora in giro bambini di cui uno da solo? Dopo l’aggressione dell’infermiere di Hicks, Dylan non dovrebbe avere il polso fratturato? Quando lascia l’ospedale non sembrerebbe avere problemi invece. Il personaggio di John ricorda, infine, Otto del #3, per essere (fin troppo) deus ex machina nel salvataggio di Dylan, anche se giustificata nell’ottica della poetica sclaviana del “diverso”. Per quanto riguarda i disegni, il lavoro di Montanari&Grassani è nettamente superiore a quello dell’albo precedente: pirotecnici con la strage al luna park, tenebrosi e sinistri negli interni del tunnel dell’orrore.  La mia scena preferita rimane quella della suora in fiamme che prelude all'incendio finale.

Curiosità: (1) Nell’albo scopriamo che Hicks ha 47 anni. Per come è stato disegnato, sia da Picatto che da M&G, lo facevo decisamente più anziano. (2) Si perpetua qui la “leggenda”, così come accaduto nel numero precedente, che Dylan sarebbe morto oltre 300 anni prima. (3) E’ la prima volta nella serie regolare che un disegnatore (anche se M&G sono una coppia) realizza le tavole di due interi albi consecutivi che non sono storie "doppie". (4) A pag. 40 il generale Duval chiama Dylan “Dailan”, come Bree Daniels.

BODYCOUNT: 21

TIMBRATURA: No

CITAZIONE: “Oh sì ricordo la mia morte.. E ricordo anche il “dopo”.. quel “dopo” che non esiste, perché non c’è niente, niente dopo la morte!.. O forse sì?.. Forse c’è l’eternità.. una lama nel buio..”

VOTO: 7,5

Soggetto: Sclavi (23)

Sceneggiatura: Sclavi (19)

Disegni: Montanari&Grassani (7)

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