Isola di Egg, l'uovo del mondo... Circondato dai flutti, lontano dal rumore della terraferma, vive un mistero della vita. Chi sono gli uomini-animale, le pazzesche chimere che abitano quella scheggia di roccia in mezzo al mare? Quali mostruosi esperimenti conduce l'inquietante dottor Lancaster? Per scoprirlo, Dylan Dog deve alzare gli occhi al cielo: duecento miliardi di stelle illuminano la notte, e forse una di loro è caduta tanto tempo fa… sull'isola di Egg!
Pura poesia, dal prologo
all'epilogo (che sono di fatto una trasposizione del racconto Fiori per Algernon di Daniel Keyes),
passando per citazioni più o meno esplicite e sfondi gotici, immersa in un'atmosfera
lunare dolente. Nell’incipit, al posto dell’inserviente Charlie dell’opera di
Keyes, troviamo il contadinotto Stephen disegnato a immagine e somiglianza del
personaggio interpretato da Stephen King in Creepshow
di Romero, da cui viene mutuata anche l’idea del meteorite. La parte centrale
della storia si rifà, invece, direttamente al romanzo di H.G. Wells L’isola del Dr. Moreau, omaggiato a più
riprese. Mentre però l’intento dello scrittore britannico, al di là del
contesto fantascientifico della vicenda, era quello di criticare la società in
cui viveva e al conflitto scienza-morale, quello di Sclavi è di portare avanti
la sua tematica del disagio esistenziale: in questo caso, la consapevolezza
della mortalità e le domande sul significato della vita come fonte
dell'infelicità umana (“il pensiero non
può capire sé stesso[..] la consapevolezza di vivere e pensare è atroce se ti
assale all’improvviso”). Anche il personaggio di Lancaster appare molto più
complesso e controverso di quanto non sia il Dr. Moreau nel libro: divorato
dall’angoscia di vivere e pensare, tra profezie evangeliche (“In verità vi dico..”) ed esperimenti
sui propri simili destinati a rimanere inspiegati. La tematica animalista resta
comunque sfumata o, in ogni caso, in secondo piano. Ancora una volta Sclavi è
il cantore dei diversi, trattati con delicatezza e rispetto, senza futili
moralismi, né retorica o ruffianaggine. Del tutto logica, dunque, la reazione
di Dylan, che non avrebbe mai ucciso in perfetta coerenza con il suo
personaggio, al salvataggio da parte di Groucho. A non essere credile, forse, è
la sottotrama del tradimento di Robin e Groucho, anche se non viene mai
esplicitamente ammesso che si sia consumato davvero e che magari sia stato
Dylan ad equivocare. Dopo Cagliostro,
altro viaggio in nave piuttosto traumatico per il nostro indagatore dell’incubo
e non solo a causa del mal di mare. Il finale è derivativo sì, ma riesce comunque
ad essere toccante. Per quanto riguarda i disegni, Ambrosini meraviglioso alla
luce (è il suo pane) e sorprendente al buio. Il suo tratto è perfetto nel rappresentare
la malinconia sui volti dei personaggi. A pag. 59 (ultima vignetta) si fanno le
prove generali per una rivisitazione del Quarto
Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, che anni dopo, rielaborato e
disegnato da Stano, verrà ospitato per lungo tempo nel frontespizio a pagina 3.
La copertina al chiar di luna quasi non sembra di Villa, tra le sue meno
riuscite a mio gusto.
Annata splendida e irripetibile il 1988 per Dylan Dog.
Curiosità: (1)nell’arcipelago delle Ebridi in Scozia esiste davvero un’isola con un nome simile, ma si chiama Eigg, mentre l’isola di Egg più famosa si trova vicino all’Alaska. (2) Dopo parecchio tempo Dylan torna ad aggiornare il diario. (3) Dylan afferma di avere un solo vizio, quando capita. Abbastanza scontato intuire a cosa si riferisca. Non era ancora il “perennemente innamorato” all’epoca.
BODYCOUNT: 1
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “C’è chi dice che veniamo proprio di là, dalle stelle.. e forse là torneremo.. Sapete che dall’inizio dell’umanità si calcola siano morte duecento miliardi di persone?.. E guarda caso, sembra che duecento miliardi sia anche, più o meno, il numero delle stelle in cielo.. Son cose che danno da pensare, queste..”.
VOTO: 9
Soggetto: Sclavi (25)
Sceneggiatura: Sclavi (21)
Disegni: Ambrosini (2)
Finalmente è arrivato il momento in cui sono completamente in disaccordo con te: la copertina è una delle mie preferite! Meravigliosa anche quella che lo stesso Villa disegnò per l'edizione francese: prova a cercarla e vedrai!
RispondiEliminaL'unico dubbio che ho riguarda la collocazione temporale: sarà notte (e quindi quella in cielo è la Luna) o sarà l'alba (e quindi quello in cielo è il Sole nascente?). Secondo logica, dovrebbe essere notte, ma i giochi di luce sul corpo di Dylan e il cielo quasi violaceo dànno più una sensazione di alba. Non riesco a dissipare la matassa nemmeno confrontando questa Luna (o Sole) con quelle di altre copertine di Villa: questa è un cerchio giallo senza crateri (come quella del n. 8); nei n. 3, 13, 16 e 38 è bianca e senza crateri; nei n. 25, 27 e 36 ha i crateri.
Bisognerebbe domandarlo allo stesso Villa, sempre che dopo trent'anni si ricordi ancora.
Io ho sempre pensato fosse luna ma mi hai messo un grosso dubbio ora. Sulla copertina, ho precisato "a mio gusto". Non è tanto l'esecuzione in sè, comunque ineccepile, ma il soggetto a non convincermi.
Elimina