Che ne direste di una partita
a un bel gioco di ruolo, per esempio "Il Labirinto di Bangor"? Prima
di rispondere pensateci bene, perché nel mondo di Dylan Dog anche il più
innocente dei giochi può spalancare le porte dell'Inferno! Ne sanno qualcosa i
cinque giocatori che, nel passato, hanno visitato spesso i magici sotterranei
di Bangor e che oggi, troppo cresciuti per sciocchezze del genere, cadono uno a
uno sotto i colpi del Principe Skull...
Storia molto "old
school" che lascia il sospetto fosse rimasta per anni in qualche cassetto
in attesa di pubblicazione. C’è tutto, ma proprio tutto, quello che ci
aspetteremo di trovare in un albo di Chiaverotti scritto all’epoca dei primi
100 numeri: Dylan ha un cliente pagante, suona il clarino, costruisce il
galeone, tromba, dialoga con Groucho a colpi di battute reciproche e indaga “a
sensazione”. Ci sono il classico signor “nessuno” e il controfinale “cattivo” e
torna il tema dell’esistenzialismo: emergono prepotentemente l'angoscia della
solitudine e la frustrazione per i sogni adolescenziali irrealizzati in età
adulta che sono i marchi di fabbrica “chiaverottiani”. Anche Roi sembra essere
contagiato da quest'atmosfera da primi anni 90, eppure cupissima, rinverdendo i
fasti del passato; d’altronde, che fosse in forma in quel periodo, lo avevamo
capito con I peccatori di Hellborn. Una gioia per gli occhi, pagina dopo
pagina, in particolare pagg.15 e 16, la prima tavola di pag. 60 e in generale
la fisionomia del principe Skull, davvero terrificante, che ricorda in alcune
vignette i mostri di Aracne. Chiaverotti fa ancora una volta centro nel
creare un antagonista particolarmente carismatico per Dylan e nel mantenere
alta la tensione e un perenne senso di inquietudine per tutto l'albo; stecca
però clamorosamente nello scoprire troppo presto le carte, suggerendo fin
troppo apertamente la soluzione del caso al lettore. Il senso di dejà vù è presente
per tutta la lettura, ma la storia non da mai l’idea di essere stata pubblicata
fuori tempo massimo, anzi, per me, pur con i suoi difetti, rappresentava
paradossalmente una boccata d'aria fresca in un’annata dylaniata iniziata così
così, facendo sentire un lettore di vecchia data, come il sottoscritto, a
proprio agio. La copertina di Stano sfugge invece a questa operazione “nostalgia”
e risulta poco accattivante, sia per un principe Skull non inquietante come
quello d’albo, sia per le altre creature a mio avviso fuori contesto.
Curiosità: (1) Il gioco del Labirinto
di Bangor, con le sue spiccate caratteristiche fantasy, è evidentemente
ispirato al celeberrimo “Dungeons & Dragons”. (2) A pag. 39 Dylan ricorda
che è stato fatto anche un gioco di ruolo a lui dedicato. Il gioco è stato realmente
pubblicato nel 1991, ne avevamo parlato nella scheda de La Mummia. (3) Nell’Horror
Post (inedito) un bel disegno di Brindisi celebrava l’imminente messa in onda su
RadioDue della prima riduzione radiofonica, curata da Armando Traverso, di otto
storie di Dylan Dog, con le voci di Francesco Prando (Dylan) e Mino Caprio
(Groucho). Gli albi scelti furono L’alba dei morti viventi, Jack lo
squartatore, Abyss, Il cervello di Killex, Il sorriso dell’oscura
signora, Ananga/L’urlo del giaguaro e Finché morte non vi separi.
Sarebbe seguita anni dopo una seconda stagione. Per chi fosse interessato, le
puntate sono tuttora recuperabili e ascoltabili su RaiPlaySound.
BODYCOUNT: 5
TIMBRATURA: Sì (1, Julianne)
CITAZIONE: “Il principe Skull,
grande maledetto e sommo ingannatore… un essere disposto a fingersi morto… affinché
gli voltiamo le spalle… e allora la lama della sua mannaia morde la vostra
carne”.
VOTO: 7,5
Soggetto: Chiaverotti (52)
Sceneggiatura: Chiaverotti (53)
Disegni: Roi (37)
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