domenica 16 febbraio 2025

Dylan Dog #188 - Il labirinto di Bangor

 

Che ne direste di una partita a un bel gioco di ruolo, per esempio "Il Labirinto di Bangor"? Prima di rispondere pensateci bene, perché nel mondo di Dylan Dog anche il più innocente dei giochi può spalancare le porte dell'Inferno! Ne sanno qualcosa i cinque giocatori che, nel passato, hanno visitato spesso i magici sotterranei di Bangor e che oggi, troppo cresciuti per sciocchezze del genere, cadono uno a uno sotto i colpi del Principe Skull...

Storia molto "old school" che lascia il sospetto fosse rimasta per anni in qualche cassetto in attesa di pubblicazione. C’è tutto, ma proprio tutto, quello che ci aspetteremo di trovare in un albo di Chiaverotti scritto all’epoca dei primi 100 numeri: Dylan ha un cliente pagante, suona il clarino, costruisce il galeone, tromba, dialoga con Groucho a colpi di battute reciproche e indaga “a sensazione”. Ci sono il classico signor “nessuno” e il controfinale “cattivo” e torna il tema dell’esistenzialismo: emergono prepotentemente l'angoscia della solitudine e la frustrazione per i sogni adolescenziali irrealizzati in età adulta che sono i marchi di fabbrica “chiaverottiani”. Anche Roi sembra essere contagiato da quest'atmosfera da primi anni 90, eppure cupissima, rinverdendo i fasti del passato; d’altronde, che fosse in forma in quel periodo, lo avevamo capito con I peccatori di Hellborn. Una gioia per gli occhi, pagina dopo pagina, in particolare pagg.15 e 16, la prima tavola di pag. 60 e in generale la fisionomia del principe Skull, davvero terrificante, che ricorda in alcune vignette i mostri di Aracne. Chiaverotti fa ancora una volta centro nel creare un antagonista particolarmente carismatico per Dylan e nel mantenere alta la tensione e un perenne senso di inquietudine per tutto l'albo; stecca però clamorosamente nello scoprire troppo presto le carte, suggerendo fin troppo apertamente la soluzione del caso al lettore. Il senso di dejà vù è presente per tutta la lettura, ma la storia non da mai l’idea di essere stata pubblicata fuori tempo massimo, anzi, per me, pur con i suoi difetti, rappresentava paradossalmente una boccata d'aria fresca in un’annata dylaniata iniziata così così, facendo sentire un lettore di vecchia data, come il sottoscritto, a proprio agio. La copertina di Stano sfugge invece a questa operazione “nostalgia” e risulta poco accattivante, sia per un principe Skull non inquietante come quello d’albo, sia per le altre creature a mio avviso fuori contesto.

Curiosità: (1) Il gioco del Labirinto di Bangor, con le sue spiccate caratteristiche fantasy, è evidentemente ispirato al celeberrimo “Dungeons & Dragons”. (2) A pag. 39 Dylan ricorda che è stato fatto anche un gioco di ruolo a lui dedicato. Il gioco è stato realmente pubblicato nel 1991, ne avevamo parlato nella scheda de La Mummia. (3) Nell’Horror Post (inedito) un bel disegno di Brindisi celebrava l’imminente messa in onda su RadioDue della prima riduzione radiofonica, curata da Armando Traverso, di otto storie di Dylan Dog, con le voci di Francesco Prando (Dylan) e Mino Caprio (Groucho). Gli albi scelti furono L’alba dei morti viventi, Jack lo squartatore, Abyss, Il cervello di Killex, Il sorriso dell’oscura signora, Ananga/L’urlo del giaguaro e Finché morte non vi separi. Sarebbe seguita anni dopo una seconda stagione. Per chi fosse interessato, le puntate sono tuttora recuperabili e ascoltabili su RaiPlaySound.

BODYCOUNT: 5

TIMBRATURA: Sì (1, Julianne)

CITAZIONE: “Il principe Skull, grande maledetto e sommo ingannatore… un essere disposto a fingersi morto… affinché gli voltiamo le spalle… e allora la lama della sua mannaia morde la vostra carne”.

VOTO: 7,5

Soggetto: Chiaverotti (52)

Sceneggiatura: Chiaverotti (53)

Disegni: Roi (37)


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